CALCIOMERCATO INTER – Una mezza retromacia da parte di Rafa Benitez formalmente ancora allenatore dell’Inter ma di fatto un “Dead man walking” dopo lo sfogo nelle interviste rilasciate dopo la conquista del Mondiale per Club. Ora i toni di Rafa sono più pacati e l’ex Liverpool spiega di essere ancora l’allenatore dei nerazzurri.
«Io voglio restare e continuare a vincere qui. Ma non so cosa possa accadere. È il presidente che deve prendere una decisione e decidere la linea – ha spiegato Benitez a Radio Onda Cero – Gli infortuni ci hanno creato dei problemi e adesso c’è da sfruttare il mercato di gennaio, unica occasione per fare acquisiti. Ho trovato un gruppo molto competitivo, ma è difficile tenere sempre la tensione così alta. Ricordo una conversazione con Zanetti di un mese fa nella quale parlavamo di come avremmo potuto vincere altri titoli. E sono d’accordo con lui, ne possiamo vincere tre. L’Inter è la più forte di tutti» Sono difficili da decifrare la dichiarazioni di Benitez che sembra fare il finto tonto dopo aver inchiodato il presidente alle sue responsabilità, cioè di non averlo sostenuto e di non aver fatto mercato.
CALCIOMERCATO INTER BENTIEZ CONTINUA, CLICCA QUI SOTTO
«Ho parlato con Moratti prima della partita – continua – Dopo se ne è andato direttamente in aereo e la mia unica possibilità era quella di dire tutto in pubblico. Con lui avevo già parlato al momento opportuno. Gli avevo spiegato quale era il mio progetto. Il presidente mi aveva risposto che, venendo dall’Inghilterra, sarei stato un manager».
E dalle parole di Rafa, che si dice stupito dei titoli dei giornali che parlano di esonoero, sembra che un tempo tra lui e Moratti ci fosse unità d’intenti: «Il mio progetto si basava sull’acquisto di una serie di giocatori pronti subito e di alcuni giovani per i prossimi due anni, abbassando il monte ingaggi. A Moratti la cosa è piaciuta molto da subito. Con lui resta una buona relazione e mi ha sempre detto che, spesso, in molti osservavano che la mia Inter giocava il miglior calcio degli ultimi 15-20 anni. Che eravamo il Barcellona d’Italia»