“Stiamo lavorando su due direttrici di intervento: da un lato dare più flessibilità in uscita a tutti i lavoratori, uomini e donne”, mentre dall’altro intervenire sulle lavoratrici che sono penalizzate dalla riforma Fornero. Lo ha detto Maria Luisa Gnecchi (Pd), membro della Commissione Lavoro Camera dei Deputati, le cui parole sono riportate da PensioniOggi. Per quanto riguarda il primo punto, “maggior flessibilità in uscita significa assegni più leggeri aprendo un ventaglio temporale in cui le persone possano adottare una scelta personale e consapevole, senza sadiche penalizzazioni”, ha spiegato Gnecchi, chiarendo sul secondo punto che la legge Fornero prevede un nuovo allungamento dell’età pensionabile dal prossimo primo gennaio: per la pensione anticipata serviranno quattro mesi in più, mentre per quella di vecchiaia “le dipendenti del privato passeranno da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e sette mesi, quasi due anni in più in un colpo solo”, chiarisce la deputata. In particolare, “le autonome e le parasubordinate passeranno da 64 anni e 9 mesi a 66 anni ed un mese; le dipendenti pubbliche da 66 anni e 3 mesi a 66 anni e 7 mesi”. Non è finita qui, perché “nello stesso giorno arriverà a scadenza l’opzione donna, quel meccanismo che consente alle lavoratrici di optare per il calcolo contributivo in cambio della pensione a 57 anni. Il regime, secondo la legislazione vigente, si chiude il prossimo 31 dicembre 2015”. Quindi Gnecchi conclude: “Questa stretta dovrà essere allentata perchè è insostenbile”.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sembra intenzionato ad affrontare il tema di una riforma delle pensioni, quanto meno con l’inserimento di un meccanismo di flessibilità. Tuttavia prima di incontrare i sindacati, che da tempo chiedono un confronto con lui, ha detto che intende confrontarsi con l’Inps, soprattutto dopo l’arrivo al suo vertice del nuovo Presidente Tito Boeri. Le organizzazioni dei lavoratori dovranno quindi aspettare.
Mentre si attendono novità sul fronte di una vera e propria riforma delle pensioni, per alcuni pensionati sembra in arrivo una novità importante: il prestito vitalizio ipotecario è stato infatti approvato dalla commissione Finanze del Senato e potrebbe presto arrivare in aula. In buona sostanza, i cittadini proprietari di case potranno chiedere a una banca un vitalizio (il cui importo dipende sia dal valore dell’immobile che dall’aspettativa di vita del richiedente) molto utile a integrare la propria pensione. Gli eredi potranno poi decidere se vendere l’immobile (dando alla banca quel che le spetta) oppure rimborsare il prestito. Uno strumento quindi in più per poter eventualmente rimpinguare pensioni basse e che in molti sperano possa essere seguito da un altro tipo di prestito, quello pensionistico ipotizzato già dall’allora ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Si tratterebbe di una misura utile a introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico, dato che si fornirebbe una sorta di anticipazione a chi è vicino all’età pensionabile e rimane senza occupazione da restituire poi con una decurtazione sull’assegno.