Gli esodati occuperanno la scena politica ancora a lungo. Ci mancherebbe. Bersani ha riportato la loro vicenda agli onori della cronaca, rinfacciando alle forze politiche avversarie di averli cancellati dai loro programmi. Ma le cose non stanno propriamente in questi termini. L’onorevole Giuliano Cazzola, ex pidiellino in commissione Lavoro, attualmente candidato per Scelta civica di Mario Monti, ci spiega le misure alle quali lui e gli esperti di welfare presenti nella lista stanno lavorando.
Cosa risponde a Bersani?
Stiamo lavorando al programma, e gli esodati sono previsti. Se Bersani vuol far campagna elettorale sugli esodati, lo faccia. Ma è come sparare sulla Croce Rossa. In ogni caso, non dimentichiamo che il governo presieduto da quel Monti cui imputa di disinteressarsi della questione, ha dimostrato di averla a cuore. Salvandone già 140mila, quelli che rischiavano di restare senza reddito da lavoro e da pensione nel biennio 2012-2013.
E adesso?
Ora utilizzeremo al massimo della sue potenzialità quel fondo di solidarietà istituto con l’ultima legge di stabilità anche per merito dell’ottimo lavoro dei relatori Brunetta e Baretta; si tratta di uno strumento potenziabile, che di volta in volta potrà calamitare le risorse necessarie. Ma non è l’unico. Siamo convinti del fatto che queste persone non vadano salvaguardate unicamente destinandole alla pensione. E’ molto più utile investire risorse per aiutarle a trovare una nuova opportunità di lavoro.
La grande sfida mancata della riforma Fornero.
Esatto. Il discorso vale per gli esodati, ma anche per tutti i disoccupati in generale. Uno, a 55, è ancora perfettamente in grado di lavorare, ed è molto più sensato ideare degli strumenti che lo aiutino a trovare una nuova collocazione, piuttosto che erogargli degli ammortizzatori sociali fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
Cosa state studiando?
Pensiamo che vadano potenziati i servizi per l’impiego. Quelli pubblici vanno riordinati; sono di pertinenza delle provincie, e se queste spariscono, resteranno “orfani”. Occorre, inoltre, riorganizzarli: come è noto, gli sportelli di collocamento difficilmente, salvo in alcune zone del nord, hanno mai trovato lavoro a qualcuno. Eppure, drenano una quantità impressionante di risorse. Quelli privati, al contrario, dispongono di risorse scarse, e i vincoli imposti per legge limitano estremamente le loro funzioni. Vogliamo valorizzarli, prevedendo, ad esempio, un una sorta di premio per ciascun lavoratore collocato a tempo indeterminato.
Tornando agli esodati: la Fornero, a chi le chiedeva se, effettivamente, ce ne siano ancora 150mila ha detto di chiedere all’Inps. Monti è intervenuto, chiedendole di chiarire. Una presa di distanze dal suo ministero del lavoro?
Ma no, la stessa Fornero ha ammesso che, quando ha realizzato alcune misure, non disponeva di uno strumento di monitoraggio degli effetti che si sarebbero prodotti. Rispetto ai numeri, poi, l’Inps si è limitato a confermare che gli esodati sono, effettivamente, ancora 150mila. Resta il fatto che le riforme del lavoro e delle pensioni, noi le rivendichiamo. Sono i provvedimenti che hanno maggiormente qualificato l’azione del governo, e consentito all’Italia di riacquistare autorevolezza in ambito europeo. Ciò non significa che non vadano fatte delle correzioni.
Per esempio, rispetto all’età pensionabile: secondo una ricerca Censis-Covip, la maggiore parte degli italiani teme di andare in pensione non prima dei 70 anni, e con un assegno che li obbligherà a vivere in ristrettezze economiche.
Il problema non sono i 70 anni: un giovane che oggi ne ha 30, infatti – considerando l’aumento dell’età media, e della qualità ella vita – a 70 presumibilmente sarà ancora in forze. Preoccupano, invece, la qualità, la continuità e la remunerazione dei percorsi lavorativi. Sarà, quindi, necessario puntare su quelle misure che possano garantire una certa stabilità, a prescindere dai contratti.
Non crede che i giovani andrebbero informati sulla necessità di afferire a forme di previdenza complementare?
Indubbiamente. Purtroppo, fino a quando il costo della previdenza obbligatoria resterà a livelli così alti, sarà particolarmente difficile per un giovane costituirsi un secondo pilastro. Per l’azienda, infatti, considerando che la previdenza costa un terzo della retribuzione del dipendente, aggiungere un 15%, è praticamente impossibile. Così come non lo è per un giovane che guadagna, poniamo, mille euro al mese. E che dovrebbe destinarne alla previdenza complementare almeno 100. Credo che vada concretizzata l’ipotesi di utilizzare parte dei contributi obbligatori per potenziare la previdenza privata, così come aveva previsto, a livello puramente programmatico, la riforma Fornero.
Da anni, viene promessa ma mai realizzata la cosiddetta “busta arancione”, un documento inviato periodicamente ai cittadini in cui sono indicati il montante contributivo al momento dell’invio e la corrispettiva proiezione previdenziale
Effettivamente, su questo c’è un ritardo colpevole e assurdo. La Lista Monti si è impegnata a provvedere al riguardo. Per comunicare ai contribuenti a quanto potrebbe corrispondere la loro pensione in ogni momento, sarà necessario dotarsi degli strumenti opportuni; ma l’estratto conto contributivo si può comunicare fin da subito.
(Paolo Nessi)