In tutta Europa, tra gli effetti più deleteri prodotti dalla crisi vi è indubbiamente il colpo inferto all’occupazione. Quasi ovunque, si registrano picchi di persone senza lavoro mai registrati finora. Del resto, se l’economia, nel suo complesso, va male, vanno di conseguenza male i dati sugli ordinativi, sulle vendite e sull’export. Le imprese chiudono o sono costrette a licenziare. Di sicuro, non sono in grado di assumere. Per questo il presidente della Commissione europea José Barroso si è detto convinto del fatto che «la situazione resta molto grave soprattutto per la disoccupazione: in 12 paesi su 27 quella giovanile è superiore al 25% e alcuni stati stanno affrontando una vera emergenza sociale, quindi servono misure europee più forti». In Italia, poi, le cose vanno, su questo fronte, decisamente peggio che altrove. La disoccupazione giovanile, da noi, ha infatti raggiunto il 37%, un record assoluto, di ben cinque punti percentuali più alto dell’anno scorso. In ogni caso, più a livello generale, Barroso ha mostrato un cauto ottimismo, lasciando intendere che la sfida è comune ed è affrontabile a livello comunitario. «Abbiamo fatto molto per affrontare i punti deboli dell’Europa, e oggi possiamo dire che chi prevedeva la fine dell’euro si è sbagliato», ha dichiarato, precisando come «da fine 2012 la Ue e l’eurozona hanno iniziato a uscire dalla crisi, gli indicatori sono migliorati, ma dobbiamo dire che non ci possiamo fermare perché la situazione resta molto grave, soprattutto quella della disoccupazione». Secondo il numero uno dell’organismo europeo, la fase congiunturale negativa va affrontata, per l’appunto, a livello europeo; da questo punto di vista, ha fatto presente ch già da tempo sono al lavoro delle squadre di ermgenza che stanno individuando una soluzione per risolvere i casi di quei paesi messi peggio degli altri. Che ci sia ancora moltissimo da fare lo si evince anche dai recentissimi dati forniti dall’Ilo – International Labour Organization- Organizzazione Internazionale del Lavoro, secondo il quale è aumentato significativamente il divario tra coloro che dalla crisi ci hanno solo guadagnato, ovvero i mercati finanziari, e chi fa parte, invece, dell’economia reale, ovvero i lavoratori in generale.
Secondo l’Ilo, il numero di disoccupai in tutto il mondo è salito di 4,2 milioni, superando così i 197 milioni, mentre i disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 74 milioni. Nel 2013, i disoccupati cresceranno ancora, fino a raggiungere quota 205 milioni nel 2014.