QUOTA 100, UN BONUS PER EVITARNE L’USO
Il Governo Conte sembra intenzionato a varare una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100, che secondo Tito Boeri, insieme a Quota 41, potrebbe far aumentare di 750.000 unità il numero dei pensionati, con l’aggravio per la spesa pensionistica conseguente. Per cercare di “arginare” questo forte aumento dei pensionati, secondo quanto scrive affaritaliani.it, la Lega starebbe pensando a introdurre un incentivo per convincere chi avrebbe diritto, con la Quota 100, ad andare in pensione a restare sul posto di lavoro. Addirittura questo incentivo consisterebbe in un superbonus del 30% in busta paga. Ipotesi giornalistica o c’è del vero dietro tutto questo? C’è da dire che sia la Lega che il Movimento 5 Stelle spingono per una riforma delle pensioni anche per creare posti di lavoro per i giovani. Tuttavia se viene incentivata la permanenza sul posto di lavoro degli anziani questo eventuale risultato (già messo in discussione da diverse parti) verrebbe meno.
QUOTA 100, I CONTI CHE AIUTANO LA MISURA
Il Governo punta a una riforma delle pensioni con Quota 100, che renderebbe possibile l’accesso alla quiescenza dai 64 anni. Roberto Felice Pizzuti contesta la stima dell’Inps secondo cui un intervento del genere costerebbe 18 miliardi di euro. Dalle pagine del Manifesto, il professore di Politica economica alla Sapienza spiega che difficilmente si supererà la metà di tale cifra e che “comunque l’onere derivante dall’anticipo di spesa sarebbe compensata negli anni successivi dal minor importo della prestazione liquidata ad un’età inferiore”. Pizzuti aggiunge anche che si continuano a sostenere politiche restrittive per il sistema pubblico giustificandole “nell’interesse dei giovani quando invece sarebbe necessario riformare le parti dell’assetto attuale da cui dipendono le pensioni future; ad esempio, riconoscere contributi figurativi per gli anni di disoccupazione involontaria attenuerebbe la precarietà che sta corrodendo la loro vita e le prospettive dell’intera collettività”.
CARFAGNA: NECESSARIO SUPERARE LA LEGGE FORNERO
Mara Carfagna ritiene che sia necessario parlare di una riforma delle pensioni in grado di superare la Legge Fornero. Per la vicepresidente della Camera, “vanno individuate meglio le categorie più in sofferenza, i lavori più usuranti per i quali prevedere un’età di pensionamento più bassa. E questa esigenza va conciliata con le legittime aspirazioni dei giovani che temono di non arrivare mai alla pensione”. Intervistata dal Giornale, l’ex ministra aggiunge che “per finanziare le modifiche necessarie vanno tagliati i privilegi e le vere pensioni d’oro, non solo quelle degli ex parlamentari”. Riguardo alle parole di Boeri sugli immigrati, Carfagna evidenzia che “c’è senza dubbio una buona immigrazione che serve a molti settori economici, soprattutto nel Nord industriale, ma c’è anche una cattiva immigrazione che genera insicurezza, disagio, malaffare. In alcune realtà produttive, lo sfruttamento illegale degli immigrati tiene bassi i salari e impedisce l’emersione di buon lavoro per i disoccupati”.
FURLAN: BENE QUOTA 100, MA NON A 64 ANNI
Chiudendo la Conferenza nazionale dei servizi della Cisl, Annamaria Furlan ha parlato anche della riforma delle pensioni ipotizzata da Lega e Movimento 5 Stelle. Secondo quanto riporta il sito di Conquiste del lavoro, dal suo punto di vista è necessario “aprire un dialogo sociale vero, uscendo dalla logica elettorale e portando proposte concrete. Bene la ’quota 100’, ma 64 anni di età sono troppi. Se accompagnato da 41 anni di contributi può essere un meccanismo da valutare”. La numero uno della Cil ha pure ricordato il lavoro svolto negli ultimi anni dai sindacati per cambiare la Legge Fornero, evidenziando che altri interventi vanno fatti, come quello riguardante le future pensioni dei giovani. “Bisogna costruire un sistema pensionistico dignitoso attraverso un confronto vero”, ha aggiunto.
CANTONE CRITICA DI MAIO
Carla Cantone critica Luigi Di Maio. Secondo la deputata del Partito democratico, il ministro del Lavoro “dovrebbe parlare di previdenza per le future pensioni e di pensionati. Dovrebbe distinguere fra pensione sociale e pensione da lavoro, quello che non fa mai”. L’ex sindacalista spiega anche quali sono le priorità su cui intervenire: “Le pensioni da lavoro povere sono il 70%, riguardano molte donne, e non superano i 1.000 euro mensili. La pensione sociale è altra cosa e ha più facce. Bisogna separare l’assistenza dalla previdenza, estendere la 14ª, tutelare il potere d’acquisto delle pensioni in essere, almeno quelle medio-basse, dare uno spazio concreto al fondo garanzia per i giovani”. Dal suo punto di vista, quindi, “Di Maio dovrebbe riattivare il tavolo di confronto con le parti sociali per dare continuità ad un percorso in grado di definire un progetto utile a lavoratori e lavoratrici, a giovani e anziani”.
BRUNETTA CONTRO QUOTA 100
Quota 100 viene bocciata anche da Renato Brunetta. Intervistato da Radio Anch’io, l’ex ministro ritiene che la riforma delle pensioni targata Fornero presenti dei “tratti di insostenibilità sociale, se pensiamo al tema degli esodati e delle salvaguardie, e cioè di chi ha visto rompere attraverso una legge i propri progetti di vita e di pensionamento, e questo va certamente sanato. D’altra parte, però, la Fornero mette in sicurezza la sostenibilità economica. Ci vuole, quindi, un giusto equilibrio, come era scritto nel programma condiviso del centrodestra, tra sostenibilità sociale e sostenibilità economico-finanziaria”. Dal suo punto di vista, secondo quanto riporta Askanews, Quota 100, invece, produce degli squilibri e rappresenta “un modo semplice e propagandistico per risolvere un problema assolutamente complesso. E su questo mi sento di dare in parte ragione al Presidente dell`Inps Boeri. Una quota 100 realizzata semplicisticamente produrrebbe non solo più danni che benefici, ma avrebbe costi enormi, tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Meno propaganda, da questo punto di vista, meno semplificazione e più attenzione ai conti e ai costi”. Secondo Brunetta, quindi, la Legge Fornero va cambiata, ma facendo molta attenzione per no allarmare i mercati e non mettere i conti pubblici a rischio. “Siccome il nostro è un Paese altamente indebitato risulta facile dire, da parte dei mercati, degli investitori, dei fondi internazionali, ‘questa Italia non ci piace, questa Italia è a rischio, questa Italia non vede bene chi investe in Italia stessa, e quindi meglio starne alla larga’”, evidenzia il deputato di Forza Italia.