Non fosse prevista dal nostro ordinamento, evidentemente, sarebbe peggio. Saremmo qui a contare qualche milione di disoccupati in più. Di certo, tuttavia, l’ennesimo boom di cassa integrazione registrato dall’Inps segnala un conteso economico e lavorativo tutt’altro che florido. A gennaio l’aumento delle ore autorizzate è stato pari al 2,7%, passando da 86,5 milioni di ore autorizzate a dicembre 2012 ad 88,9 milioni. Rispetto a gennaio 2012, poi, quando furono autorizzate 55 milioni di ore, c’è invece stato un incremento del 61,6%. Le ore di Cig straordinaria concessa a gennaio, invece, sono state 42,2 milioni, con un aumento pari al 25,5% rispetto a dicembre 2012. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando furono erogate 21,4 milioni di ore, si parla addirittura di un rialzo del 97%. Emmanuele Massagli, vicepresidente di Adapt ci spiega come interpretare questi dati.
Si pensava che fossimo in procinto di uscire, seppur nel medio termine, dalla crisi…
Solitamente la ripresa del lavoro segue quella dell’economia con un discreto ritardo, anche di un anno. I progressi di ristrutturazione aziendale per rilanciare l’azienda e renderla pronta a cogliere la ripresa determinano inevitabilmente tagli di posti di lavoro e periodi di cassa integrazione durante i quali l’impresa possa riorganizzarsi. Non stupisce che in un momento in cui i dati economici registrano valori più positivi dell’ultimo periodo, nonostante la crisi persista, la Cig denoti un aumento delle ore erogate.
Crede che la Cig falsifichi i dati sulla disoccupazione reale?
Più che altro, in certi casi, rinvia la disoccupazione. Nella Cig è compreso sia chi è destinato a rientrare sul posto di lavoro, sia chi si trova nell’anticamere della mobilità e del licenziamento. Il rischio di andare avanti a colpi di Cig, soprattutto laddove si intenda mantenere in vita posti di lavoro fittizi, c’è. Questo effetto, tuttavia, è secondario rispetto al mantenimento in vita del posto di lavoro. L’alternativa sarebbe concedere un sussidio, anche piuttosto generoso, ma che determinerebbe il licenziamento. La Cig, invece, preserva il posto e qualora riprenda la produzione, lo riattribuisce al lavoratore. In ogni caso, tutto ciò sarà superato dall’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego.
Ci spieghi in che modo.
Sostituirà la Cig, senza stravolgere il sistema. Si torna alla funzione originaria del mantenimento del posto in caso di ristrutturazione dell’impresa, mentre tale possibilità, nel caso in cui l’impresa sia destinata a chiudere, non è prevista, ma si tramuta in un vero e proprio sussidio.
E’ sostenibile per la casse dello Stato un impegno del genere?
Secondo i calcoli fatti al ministero, sì. La riforma dovrebbe addirittura determinare qualche guadagno. Alcuni lavoratori prenderanno meno di prima. In ogni caso, affinché il disegno sia completo, manca la componente relativa alle politiche attive. Il problema è che esse determinano maggiore spesa.
Eppure, i centri per l’impiego pubblici, pur essendo inefficienti, drenano parecchie risorse.
Si tratta, per la maggior parte, di risorse destinate al personale. Il problema è che arriviamo da un sistema in cui, fino a prima degli anni ’90, esistevano solo i centri pubblici. Quella grossa struttura è stata smontata da un punto di vista normativo, ma il personale è rimasto lo stesso. Si dovrebbe utilizzare quelle professionalità, e ce ne sono di valide, per fare politiche attive in maniera più fantasiosa e attenta alle esigenze del territorio. La mancanza di risposta degli ultimi 20 anni è una grave colpa della politica.
Crede che le rigidità della riforma Fornero abbiano inciso sull’aumento del numero di ore di cassa integrazione?
E’ già previsto che un’azienda che utilizza la cassa integrazione non possa assumere nuovo personale. Tuttavia, non è escluso che, con l’aumento dell’età pensionabile, alcune imprese, per snellire la propria mole di occupazione, possano prevede misure di questo genere. Il ragionamento, ovviamente, vale esclusivamente per la grandi imprese, le uniche che hanno margini di manovra per effettuare queste minuzie e strategie.
(Paolo Nessi)