«Gli esodati sono persone cui lo Stato ha sottratto un diritto. La soluzione non può essere una forma di assistenzialismo come il reddito minimo di cittadinanza proposto da Tito Boer». Massimiliano Fedriga, deputato della Lega nord, commenta così le dichiarazioni del presidente dell’Inps, che intervistato da Radio Anch’io ha polemizzato: “Nel meccanismo delle salvaguardie per i lavoratori esodati c’è qualcosa che non funziona”. Boeri ha annunciato che a giugno l’Inps presenterà al Consiglio dei ministri una “proposta organica su assistenza e previdenza”, prevedendo misure per chi si trova “in una situazione di disagio nella fascia di 55-65 anni”. L’idea di Boeri è quella di coprire questa sorta di “reddito minimo” tassando le pensioni d’oro o con il ricalcolo di quelle più alte con il puro metodo contributivo.
Il presidente Inps vorrebbe colpire le pensioni più alte. Lei che cosa ne pensa?
La mia proposta è di rivedere con calcolo contributivo le pensioni sopra i 5mila euro. È giusto “colpire” chi percepisce pensioni non commisurate ai contributi versati. Se invece, come intendono fare Boeri e il Pd, l’idea è quella di colpire anche chi percepisce 2mila euro lordi, ciò vuol dire che il governo per l’ennesima volta scipperà le pensioni alla classe media.
Che cosa ne pensa delle critiche di Boeri al modo in cui sono state realizzate le salvaguardie degli esodati?
È una posizione che non condivido. Gli esodati sono persone cui è stato sottratto un diritto dallo Stato. Proporre il reddito minimo o altre forme di assistenzialismo per cittadini cui è stato rubato un diritto è una proposta immorale.
Qual è quindi secondo lei la soluzione?
Bisogna investire risorse per ridare un’occupazione a chi ha perso il lavoro. Non si può pensare che un 50enne per 15-20 anni viva grazie a forme di ammortizzatori sociali. Bisogna invece ricollocare i disoccupati nel mondo del lavoro e ridare loro un’opportunità, altrimenti non vedo futuro.
Un 55enne che perde il lavoro ha davvero chance di ritrovarlo?
È compito dello Stato agevolare le imprese che assumono scegliendo dalla platea degli over 55, che come è ovvio è fortemente a rischio. Ma non penso che come unico futuro e speranza si possa offrire loro un reddito minimo da 600 euro al mese, perché questo significa lasciare nella povertà chi magari ha una famiglia.
Nei giorni scorsi si è parlato molto di una proposta, che avrebbe l’appoggio della Lega, di adottare un’aliquota contributiva unica al 10% per i nuovi assunti…
Questa proposta è stata avanzata dal Partito Italia Nuova (PIN), non dalla Lega nord. La proposta che abbiamo depositato noi è Quota 100.
Quindi voi non condividete la proposta del PIN?
Dobbiamo ancora approfondirla in quanto non l’abbiamo scritta noi. Quello proposto dal PIN è il modello australiano basato su un unico scaglione, lasciando libero il contribuente di destinare ciò che resta a pensioni integrative o a fondi pensione.
Che cosa ne pensa del dibattito in commissione Lavoro alla Camera sulle penalizzazioni che la legge Fornero comporterebbe per le donne?
Non c’è dubbio che le donne siano penalizzate dalla legge Fornero, anche perché nei loro confronti c’è stato un aumento ancora più drastico per quanto riguarda l’età di accesso ai benefici previdenziali. In passato le donne si ritiravano dal lavoro principalmente con la pensione di vecchiaia e non con quella di anzianità. Il fatto che le donne andassero in pensione prima degli uomini è stata una sorta di compensazione per il fatto che lo Stato non garantisce determinati servizi alla famiglia.
(Pietro Vernizzi)