BOERI RESISTE: NON MI DIMETTO, MI CACCINO
La Lega vorrebbe mandare via Tito Boeri per cambiare la Legge Fornero senza avere problemi. È quanto scrive Il Messaggero, spiegando che un modo per arrivare a questo obiettivo potrebbe essere quello di inserire, nel Decreto dignità, la riforma della governance dell’Inps, con il ritorno a un cda senza più tanti poteri concentrati nella figura del Presidente. Tuttavia, secondo quanto riportano sia La Stampa che Il Corriere della Sera, Boeri non avrebbe alcuna intenzione di fare volontariamente un passo indietro: il Governo dovrebbe decidere di “licenziarlo”. Il che rappresenterebbe certo uno strappo piuttosto forte. Resta da capire se davvero l’esecutivo vorrà liberarsi di Boeri prima della scadenza del suo mandato (manca meno di un anno). Anche perché non è da escludere che poi ci possano essere divergenze sul nome del suo sostituto. Alberto Brambilla, che ha curato il programma della Lega relativo alle pensioni, viene indicato come favorito per questo incarico.
SALVINI CONTRO BOERI: DIMETTITI
Tito Boeri finisce sotto attacco congiunto da parte di tre rappresentanti del Governo. Luigi Di Maio e Giovanni Tria hanno di fatto “scaricato” sull’Inps un’inesattezza circa i posti di lavoro in meno che ci sarebbero con il decreto dignità. Matteo Salvini, invece, da Mosca ha detto che “il Presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione. In un mondo normale se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti”. Boeri ha replicato: “Consapevoli dell’incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede. Ma sin d’ora, di fronte a questi nuovi attacchi – e a quelli ulteriori del ministro Salvini – non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire”.
BERLUSCONI VS DI MAIO: “FOLLIA TAGLIO PENSIONI D’ORO”
In una lunga intervista al Giornale, Silvio Berlusconi sui diversi temi della politica italiana sceglie di lanciare una “mano” verso Salvini invitandolo a “tornare a casa” e non continuare nella politica distruttiva, secondo l’anziano ex Cav, dell’alleato di governo grillino. Sul fronte pensioni, l’affondo dell’ex premier di Arcore arriva dritto dritto contro l’attuale Ministro del Lavoro, reo di avere proposto il taglio delle pensioni d’oro e altri misure «inique che deprimerebbero l’industria e il mercato del lavoro italiano»: sempre secondo Berlusconi, «Tagliare le pensioni sarebbe semplicemente una follia. Ma il fatto stesso che se ne parli dimostra che avevamo ragione, quando dicevamo che i Cinque Stelle hanno come unico collante ideologico il pauperismo, l’invidia sociale, l’odio di classe, a cui si aggiunge un giustizialismo inquietante per i diritti e la libertà di tutti. Tagliare le pensioni significa rubare ai cittadini una parte dei redditi guadagnati in una vita di lavoro, e percepiti in modo differito in età avanzata». (agg. di Niccolò Magnani)
USCITA DAL LAVORO PER 751MILA
Leggendo la nota tecnica dell’Inps sulla Quota 100 ipotizzata dal Governo Conte, un dato balza subito all’occhio: se venisse applicata immediatamente, ci sarebbero ben 751mila lavoratori che entro il 2019 potrebbero andare subito in pensione uscendo dal lavoro sfruttando proprio la riforma “gialloverde”. La cifra addirittura sarebbe maggiore per gli anni successivi a venire, il che mette più di un dubbio sulla tenuta dell’esborso economico da mettere in piedi per il Mef e l’Inps. In particolare, se venisse confermata l’andata in pensione con 41 anni di contribuzione e la Quota 100 (con 64 anni di età minima) allora solo per l’anno prossimo l’onere da tenere sarebbe di 11,6 miliardi di euro per un totale di 596 mila pensioni in più a fine anno. Nel 2028 i costi salirebbero a 18,3 miliardi e gli assegni a 1 milione: insomma, un grattacapo in più in un momento in cui lo stesso Ministro Tria – sul fronte del Decreto Dignità – è preso in accerchiamento dal Ministro Di Maio per nulla contento dei “niet” partiti dall’economista sui punti principali del Contratto di Governo. (agg. di Niccolò Magnani)
STIME INPS: “QUOTA 100, COSTI FINO A 14 MILIARDI DI EURO”
Se il percorso per il taglio alle pensioni d’oro si dimostra difficile e ostacolato dalle tante polemiche, non è da meno il progetto di riforma ben più dispendioso e imponente della Quota 100. Secondo le stime presentate dall’Inps al Parlamento ad inizio luglio, se la riforma pensionistica del Governo gialloverde entrasse in funzione già nel 2019 si dovrebbero tenere conti tra i 4 e i 14 miliardi di euro ogni anno successivo. Nell’arco poi di 10 anni, riporta l’Inps, «ci saranno fino a 1 milione e 172 mila di assegni pensionistici in più all’anno» e con quei costi sarebbe tutto molto poco sostenibile. Ieri sul sito Inps sono state caricate le tabelle per osservare l’esatto andamento dei costi e del numero di nuovi pensionati anno per anno, con le proiezioni fatte in base agli ultimi annunci del Governo: ebbene, «Lo scenario è quello di una riduzione degli oneri a partire dal 2030 fino al progressivo riassorbimento della spesa intorno al 2040. A regime gli effetti della normativa tendono progressivamente ad annullarsi», conclude l’Inps in merito alla Quota 100, da Di Maio difesa ma da Boeri “attenzionata”. (agg. di Niccolò Magnani)
ROSATO (PD): “ASSEGNI D’ORO? RICALCOLO È PERICOLOSO”
Ettore Rosato all’interno del Partito Democratico è sempre stato uno dei più critici delle proposte/metodi sollevati dal Movimento 5 Stelle, anche per la sua forte sequela al leader Matteo Renzi che resta tra i dem il più scettico ad accordi con i grillini di Governo. Sul fronte delle pensioni d’oro, dunque, non poteva che scrivere su Facebook quanto già spiegato più volte in Parlamento e in interviste tv in merito alla proposta di riforma del Governo gialloverde: «Pensioni d’oro. Sì al contributo di solidarietà, No al ricalcolo retroattivo col contributivo. Non si può fare, è incostituzionale. E crea un pericoloso precedente per rivedere al ribasso tutte le pensioni: un principio inaccettabile. Se Salvini e Di Maio vogliono prendere questa strada troveranno le nostre barricate». Non solo, secondo il vicepresidente della Camera Rosato, vi è una forte differenza tra i vitalizi, «un privilegio dei parlamentari su cui era giusto intervenire» e invece il diritto acquisito alla pensione dei cittadini, «su cui non si può intervenire». La differenza tra questi due concetti, secondo il deputato dem, «se non la si capisce allora vada in qualsiasi fabbrica o ufficio e se lo faccia spiegare», spara Rosato contro Di Maio e in parte al presidente Inps Tito Boeri. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DI MAIO
Luigi Di Maio per ora non sembra voler rispondere a chi mette in dubbio il fatto che il Governo voglia far slittare la Quota 41 al 2020 o addirittura farla diventare Quota 42. Il vicepremier, infatti, ha ricordato che “stiamo anche per tagliare le pensioni d’oro dai 4.000 euro in su. Tutte quelle pensioni d’oro per chi non ha versato i contributi”. Secondo quanto riporta Adnkronos, il ministro del Lavoro ha spiegato che il principio sarà un ricalcolo delle pensioni in base ai contributi versati. “Se hai 20mila euro di pensione e non hai contributi, io ti do la pensione per quanti contributi hai versato”, sono le sue parole riportate. Dopo la battaglia sui vitalizi, insomma, sembra che Di Maio voglia andare avanti su un provvedimento caro al Movimento 5 Stelle, quale appunto il taglio delle pensioni d’oro, anche se rispetto agli annunci della campagna elettorale la soglia sopra cui si interverrà è scesa da 5.000 a 4.000 euro al mese.
Che i pentastellati puntino molto su questo provvedimento lo si capisce anche da una dichiarazione di Federico D’Incà, Questore M5S della Camera, riportate da Askanews: “Questo Governo ha il consenso popolare più alto degli ultimi trent’anni. Abbiamo preso degli impegni con i nostri elettori e li rispetteremo. Da sessant’anni i cittadini sentivano e pretendevano dai Governi precedenti un’inversione di rotta che ponesse fine ai privilegi della Casta. Lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto. Lo faremo anche con le pensioni d’oro e di certo non ci fermeranno i commenti negativi di chi ci ha preceduto”.