RIFORMA PENSIONI 2017, APE SOCIAL, A RISCHIO (ULTIME NOTIZIE)
Cresce il numero delle domande presentate per accedere ad Ape social e Quota 41. E, secondo quanto scrive il Quotidiano Nazionale, c’è il serio rischio che metà dei potenziali candidati venga esclusa. La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio prevede infatti che i beneficiari possano essere al massimo (in base alle risorse stanziate) 60.000 e il quotidiano ricorda che con il trend che si è visto in questi giorni si potrebbe arrivare al 15 luglio a un numero di domande presentate pari a 120.000. Dunque ci sarebbero metà dei potenziali richiedenti che si vedrebbero negare l’accesso all’Anticipo pensionistico agevolato dovendo aspettare il prossimo anno. Tra l’altro se effettivamente ci saranno dei “rimandati”, questi potrebbero a loro volta togliere dei posti a coloro che potranno presentare la domanda solo dal 2018 perché maturano i requisiti richiesti entro la fin del prossimo anno. Forse per questo Cesare Damiano ha detto che “se il successo dell’Ape dovesse andare oltre i numeri previsti, chiederemo al Governo di stanziare nuove risorse nella prossima legge di Bilancio per non lasciare nessuno escluso”.
Continua ad aumentare il numero delle domande presentate per accedere all’Ape social e a Quota 41 e per Domenico Proietti questo successo “è il frutto del dialogo sociale voluto fortemente dalla Uil. Ora bisogna fare un passo avanti ed entrare nel merito della seconda fase del tavolo sulla previdenza per consentire ai giovani di avere, in futuro, una pensione dignitosa”. Il Segretario confederale della Uil ha anche evidenziato come i dati Istat sugli effetti dell’aumento della quattordicesima e del bonus da 80 euro in busta paga riducano le disuguaglianze in Italia. Per questo, ha aggiunto, “bisogna continuare, con decisione, lungo questa strada estendendo gli 80 euro ai lavoratori con redditi fino a 40.000 euro e prevedendo, nella prossima Legge di bilancio, la rivalutazione degli anni di contributi versati, estendendo la quattordicesima anche per le pensioni sino a 1.500 euro”.
Secondo Cesare Damiano fa bene Matteo Renzi “a rivendicare il risultato del suo Governo” con riferimento all’alto numero di domande che sono state presentate per accedere all’Ape social e alla Quota 41. Tuttavia l’ex ministro ci tiene a ricordare al Segretario del suo partito che la commissione Lavoro da lui presieduta “si è battuta unitariamente dal 2011 conquistando otto salvaguardie che hanno coinvolto quasi 170.000 lavoratori ai quali è stato restituito il diritto di andare in pensione” e “ha ispirato l’Ape con le proposte di legge sulla flessibilità presentate nell’aprile del 2013, alle quali Renzi non ha inizialmente prestato orecchio”.
Damiano quindi esprime soddisfazione per essere riuscito a convincere “un Governo inizialmente restio a intervenire sulla legge Fornero e a vincere le sue paure circa le reazioni dell’Europa”. Anche Presidente della commissione Lavoro della Camera si dice contento del successo dell’Ape social e della Quota 41 e annuncia già “che, se dovessimo superare l’obiettivo previsto, chiederemmo risorse aggiuntive nella legge di Bilancio perché nessuno può essere lasciato indietro”.
Esprime soddisfazione Matteo Renzi per il boom di domande che ci sono state per accedere all’Ape social e alla Quota 41. “Quando nello scorso autunno abbiamo annunciato questo intervento, ci hanno subissato di critiche e di fischi. L’ennesimo spot renziano, non funzionerà mai. E invece funziona. Eccome se funziona”, ha scritto l’ex Premier nella sua e-news. Il Segretario del Pd ha ricordato poi che il meglio della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio deve ancora venire. “Questa è solo Ape sociale e precoci. Quando arriverà quella volontaria – bloccata dai tradizionali ritardi della burocrazia centrale – vedrete che i numeri cresceranno ancora”. Renzi ha anche voluto ringraziare “soprattutto una persona che ha creduto all’Ape quando non ci credeva nessuno: Tommaso Nannicini. Il successo di queste ore è innanzitutto un successo suo”.
Continua ad aumentare il numero delle domande presentate all’Inps per accedere all’Ape social. La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio ha stabilito che nella scuola possano farvi ricorso solo gli insegnanti della scuola d’infanzia e ciò per Alessandro Giuliani rappresenta una vera e propria discriminazione. “Non si capisce il motivo per il quale un docente che gestisce bambini fino a 5 anni debba avere riconosciuto un carico di lavoro particolarmente stressante e a chi gestisce gli stessi bambini da 6 anni in poi lo stesso diritto debba essere negato”, ha detto il direttore de La tecnica della scuola intervistato da Radio Cusano Campus. “Le agevolazioni per andare prima in pensione dovevano essere estese anche a tutti gli altri insegnanti”, ha aggiunto, evidenziando come la misura non faccia altro che contribuire all’aumento dell’età media dei docenti.
I decreti attuativi per l’Ape social sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale, l’Inps ha emanato la circolare per dare istruzioni sull’accoglimento delle domande. Tutto insomma sembrerebbe indicare che l’Anticipo pensionistico agevolato previsto dalla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio sia ormai usufruibile da tutti senza problemi. Invece no, perché come ricorda Maddalenna Gissi, ancora non si è risolto il problema del personale della scuola, “assicurando in particolare la possibilità di lasciare il lavoro anche in corso d’anno scolastico, visto che i tempi di gestione delle procedure andranno sicuramente oltre la data del 1° settembre”. La Segretaria generale della Cisl Scuola sottolinea che in questo senso è essenziale che il Miur faccia immediatamente chiarezza su questo punto. Il tema era già stato in effetti sollevato mesi addietro, ma finora nulla si è mosso.
Una volta pubblicati in Gazzetta ufficiale i decreti attuativi sembrava che potessero essere terminate le polemiche su Ape sociale e Quota 41. Così non è però e su questa novità della riforma delle pensioni arriva ora una nota dell’Inca, il patronato della Cgil, in cui si evidenzia come sia scattata una sorta di “psicosi” per la paura di non riuscire a presentare la domanda di accesso a queste due misure entro la scadenza prevista del 15 luglio. Inoltre, poiché le risorse sono limitate c’è il serio rischio che qualcuno rimanga escluso dalla possibilità di accedere in anticipo alla pensione senza supportare costi e penalizzazioni sul futuro assegno. Il punto è che tra i criteri per stilare la graduatoria di coloro che potranno accedere alle misure, l’Inps dovrà tenere conto della data di presentazione della domanda. “Pertanto, tutti cercano di assicurarsi che la richiesta venga inviata il più presto possibile”, evidenzia Fulvia Colombini, che fa parte del Collegio di presidenza dell’Inca.
C’è però un problema particolare che riguarda coloro che vogliono rientrare nelle tutele previste per i lavori gravosi: l’Inps, segnala l’Inca, richiede un’attestazione dell’azienda, oltre ad altra documentazione, contestualmente alla presentazione della domanda. “L’Inps non accetta le domande se non è presente la citata documentazione aziendale, ma questa richiede tempi più lunghi, pensiamo per esempio alle aziende che si trovano in fallimento, in concordato preventivo, a quelle che hanno effettuato fusioni, incorporazioni, cessioni di ramo d’azienda, per cui la documentazione non risulta di immediata disponibilità. Orbene, tutti questi lavoratori rischiano di essere esclusi dai benefici dell’Ape Sociale e dei Lavori precoci perché se l’Inps non modificherà le procedure, le loro domande saranno presentate dopo tutti gli altri, per fatti non dipendenti dalla volontà delle persone, quando probabilmente le risorse economiche potrebbero essere già terminate”, segnala Colombini, che chiede a Governo e Inps di intervenire per evitare iniquità.
A fine giugno a Roma si terrà il Congresso nazionale della Cisl e c’è intenzione di affrontare anche il tema della riforma delle pensioni. Lo ha spiegato Sergio Didier, Segretario generale della Cisl di Alessandria e Asti, per il quale resta importante continuare a lavorare per la flessibilità pensionistica, in modo che vi siano sempre più spazi di lavoro per i giovani. Alessandrianews.it riposta le dichiarazioni del sindacalista, secondo cui occorre prestare molta attenzione ai giovani, non solo per le opportunità di lavoro, ma anche negli altri ambiti della vita. Importante, poi, cercare di garantire a tutti i cittadini il “diritto alla salute” e altri interventi di carattere sociale. Secondo Didier, infatti, un sindacato ha anche un ruolo sociale che non può rinunciare a esercitare.
Marco Leonardi ha scritto un post su Facebook per parlare della novità dell’Ape social ed Elide Alboni, del Comitato licenziati o cessati senza tutele, ha voluto fare un paio di appunti al consigliere economico di palazzo Chigi che segue il tavolo coi sindacati sulla riforma delle pensioni, invitando gli altri membri del gruppo a farli avere anche a Tommaso Nannicini. Il primo appunto è che nell’Ape social non rientrano i lavoratori autonomi che hanno chiuso l’attività e che quindi sono a tutti gli effetti disoccupati. Il secondo è che l’ottava salvaguardia degli esodati ha lasciato fuori diverse persone solo per una questione di date, persone che non avendo 63 anni non possono nemmeno accedere all’Ape social. Per questo Alboni chiede “una sanatoria agli errori gravi della 8ava salvaguardia utilizzando le risorse che residueranno dalla 8ava salvaguardia stessa!”.