Anticipo pensionistico (Ape), lavoratori precoci, lavori usuranti, quattordicesima per le pensioni minime e ricongiunzioni onerose sono al centro di un intenso confronto tra governo e sindacati. Il 12 settembre i loro rappresentanti si incontreranno per trovare una soluzione in particolare per quanto riguarda i lavoratori precoci. La proposta del governo consiste nel riconoscere un bonus contributivo tra i quattro e i sei mesi per ogni anno di lavoro svolto nella minore età. I sindacati però insistono nell’approvare una modifica all’attuale legge che consenta di andare in pensione senza penalizzazioni a chiunque abbia maturato 41 anni di contributi, a prescindere dal fatto che abbia iniziato o meno a lavorare prima dei 18 anni di età. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti, segretario confederale Uil con delega alle politiche previdenziali.
Il governo ha proposto un bonus contributivo per gli anni di lavoro svolti in minore età. È una soluzione che può bastare per quanto riguarda il problema dei lavoratori precoci?
Occorre prevedere un intervento in base a cui si dica che chi ha maturato 41 anni di contribuzione e ha iniziato a lavorare a 15-16 anni debba andare in pensione senza penalizzazioni. Altrimenti quanti anni di contributi bisogna versare? Già, 41 sono tanti. Noi ci aspettiamo che sulla base di questa analisi in cui noi abbiamo trovato dei punti di contatto si possa arrivare a una sintesi conclusiva, che va nella direzione di dare una risposta alle attese di tanti lavoratori e pensionati. In questi anni quello della previdenza è stato un tema molto sentito, e il risultato che abbiamo ottenuto è stato quello di riaprire un confronto.
Come valuta il confronto aperto finora dal governo?
Il lavoro che abbiamo fatto in queste settimane con il governo è stato positivo. Si sono individuati alcuni settori di intervento per correggere le distorsioni della legge Fornero-Monti. In particolare noi pensiamo che si debba affrontare il capitolo dei lavori usuranti ampliando la platea. Bisogna rendere non più onerose le ricongiunzioni attraverso un sistema pro-quota. Bisogna rivalutare le pensioni in essere, oltre a intervenire con una flessibilità di accesso all’età pensionabile. E come dicevo prima occorre dare una risposta ai lavoratori precoci con 41 anni di contributi.
In che modo va ampliata la platea dei lavori usuranti?
Noi proponiamo che la platea dei lavori usuranti sia estesa a tutti gli operai dell’edilizia, che finora sono rimasti esclusi, alle infermiere di sala operatoria e alle maestre della scuola d’infanzia. È evidente che sono tante le categorie che pensano di svolgere dei lavori usuranti. In questa fase bisogna fare delle scelte e in seguito si dovranno verificare altre modifiche alla normativa.
Per ciascuno di questi temi siete riusciti a trovare delle soluzioni condivise con il governo?
Sull’insieme di questi argomenti, nel lavoro svolto in queste settimane ci sono stati punti importanti di contatto, rispetto a cui si sono fatte delle analisi comuni con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Adesso il tema è quello delle risorse.
Voi sindacati come proponete di affrontarlo?
La mole delle risorse prelevate negli ultimi anni dalle pensioni è gigantesca. Il governo ha scritto nel Def che da qui al 2050 saranno risparmiati 200 miliardi di euro. Per gli interventi che le ho descritto prima occorrono circa 2,5 miliardi di euro: basterebbe prendere una piccola parte di queste risorse e rimetterle nel sistema. In realtà il governo fino a oggi non ha fornito cifre, ma si è limitato a rilevare che nella legge di bilancio destinerà risorse rilevanti per affrontare questi argomenti.
Che cosa si può fare per aumentare il potere d’acquisto dei pensionati?
La quattordicesima per le pensioni fino a 750 euro, che fu introdotta nel 2007 dall’allora ministro del Lavoro, Cesare Damiano, può essere estesa fino ai 1.250 euro. Ciò permetterebbe di coprire oltre 2 milioni di pensionati. Sarebbe inoltre un beneficio anche per l’incentivazione dei consumi, e quindi per le attività produttive. Noi chiediamo che con la ripresa del confronto sia scritta una parola chiara, con cui il governo si impegni a inserire queste risorse nella legge di stabilità.
(Pietro Vernizzi)