È ripartito ieri al Senato, dopo il lavoro in Commissione, il viaggio della proposta del Governo Renzi-Madia per riformare (riorganizzare) la Pubblica amministrazione italiana. Negli auspici del Governo si dovrebbe porre, in questo modo, un altro importante mattone per la costruzione della “Nuova Italia”, quella, insomma che uscirà dopo #lasvoltabuona impressa dal Premier fiorentino al nostro Paese.
Nello specifico, il disegno di legge delega interviene anche, dopo l’approvazione del Jobs Act, su un riordino complessivo della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche definendo alcuni principi e criteri direttivi specifici. Nel dettaglio si prevede, ad esempio, il riconoscimento nei concorsi pubblici della professionalità acquisita da coloro che abbiano già avuto rapporti di lavoro flessibile con amministrazioni pubbliche. Questo, ovviamente, anche per valorizzare in maniera adeguata le competenze che i funzionari hanno, a vario titolo, maturato durante periodi di lavoro “precario”.
In questa prospettiva opera, inoltre, un emendamento presentato dal Presidente della Commissione Lavoro del Senato Sacconi nel quale si chiede di precisare che queste esperienze dovranno essere tenute in conto solo nel caso l’accesso sia avvenuto a seguito di procedure selettive a evidenza pubblica. Si teme, infatti, che la mancata previsione di un tale correttivo potrebbe comportare un indebito privilegio per coloro che siano stati, in qualche modo, beneficiati di incarichi pubblici intuitu personae penalizzando così quei lavoratori non altrettanto “fortunati”.
Si prevede, allo stesso tempo, l’accentramento dei concorsi per tutte le amministrazioni pubbliche e la revisione delle modalità di espletamento degli stessi. Si pensi, ad esempio, alla gestione dei concorsi per il reclutamento del personale degli enti locali da parte delle province o degli altri enti di area vasta.
La Riforma Madia si propone, inoltre, di intervenire per una più chiara definizione del rapporto tra il numero dei posti banditi e quello degli idonei non vincitori e per la riduzione dei termini di validità delle graduatorie che vengono definite alla fine del percorso concorsuale.
Il vero banco di prova sulla tenuta, e la rilevanza, della “rivoluzione copernicana” della Pubblica amministrazione sarà rappresentato, tuttavia, come per molti altri provvedimenti quali il Jobs Act, dalla definizione dei decreti delegati e dalla sua concreta implementazione nei piccoli e grandi enti presenti nel nostro Paese.
È, in ogni caso, da auspicarsi che questa sia l’occasione per mettere, finalmente, al centro della gestione, e dell’organizzazione, delle pubbliche amministrazioni la valorizzazione del capitale umano, spesso di qualità, che vi opera e la logica del merito.