Siamo arrivati nella settimana decisiva per quanto concerne la riforma dell’attuale sistema pensionistico con i sindacati che incontreranno a più riprese i rappresentati del Governo per trovare la maggiore condivisione possibile sulle misure da adottare. Sul tavolo non ci sono soltanto Ape (uscita anticipata dal mondo del lavoro), Opzione donna, Ottava salvaguardia e lavori usuranti ma anche e soprattutto possibili aumenti per le pensioni minime. In tal senso va inserita la necessità di predisporre un allargamento della platea di pensionati a cui verrà corrisposto la quattordicesima. Una notizia che era già nell’aria nelle ultime settimane ma che viene rafforzata da quanto sta emergendo in queste ore con il Governo Renzi che sembrerebbe orientato ad un aumento del 25% delle quattordicesime ed ossia della quarta parte per cui l’importo massimo passa da 504 euro a 630 euro.
Arriva anche la definitiva conferma di Matteo Renzi per la riforma pensioni sul tavolo del governo in questa fine 2016: «Provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni minime e metteremo nuove risorse sul contrasto alla povertà», ha detto il premier nella conferenza finale dopo il G20 in Cina. L’apporto del costo della norma pensioni in Legge di Stabilità veniva affermato da Poletti già qualche mese fa ma ora arriva la conferma ultima: resta ora da capire quale sarà il costo preciso, visto che nel rilancio delle pensioni minime bisognerà vedere anche quale sarà la copertura dei conti in bilancio allo stato, dove non si esclude anche un’apposita spending review. Le ingenti risorse sono, secondo le ultime indiscrezioni di stampa, circa 2 miliardi di euro: domani il tavolo con i sindacati, entro fine settimana si dovrebbe sapere se la cifra verrà confermata o variata.
Cesare Damiano, esponente del Partito Democratico e Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, in attesa di scoprire l’esito dei nuovi incontri tra il Governo ed i sindacati, ha rimarcato come tra le priorità restano alcuni aspetti dell’intero pacchetto della riforma pensioni ed in particolar modo assicura che l’ottava salvaguardia per gli esodati verrà certamente affrontata come pure la proroga dell’Opzione Donna. Infatti, Damiano ha sottolineato come a tutti gli interventi relativi all’anticipo della pensione, lavoratori precoci e lavori usuranti vanno aggiunti “quelli relativi alla Ottava Salvaguardia degli esodati e al prolungamento della sperimentazione di Opzione Donna per i quali esistono già le risorse stanziate”. Insomma, c’è da attendersi un settembre piuttosto caldo per il mondo della politica anche perché proprio la questione pensionistica potrebbe rivelarsi cruciale per l’esito del referendum costituzionale.
Per la riforma pensioni in corso di definizione con i prossimi giorni decisivi per l’ultima redazione della norma, non si placano le proteste dei sindacati generali e particolari per alcuni provvedimenti della legge Fornero che vengono di nuovo chiesti di abbattere. Questa mattina a Roma davanti alla sede Inps, una delegazione di Lavoratori Socialmente Utili in rappresentanza del sindacato Usb hanno protestato per i sussidi inferiori ad un normale stipendio. «Gli Lsu rischiano di andare in pensione con assegni irrisori, ben al di sotto della pensione sociale, perché i contributi per il lavoro socialmente utile, essendo solo figurativi, valgono ai fini degli anni di servizio ma non sono utili per quantificare la pensione», lamenta la delegazione Usb al Foglio. Cosa viene richiesto dunque? Stando all’Adnkronos la richiesta degli Lsu è quella del «riconoscimento della possibilità di ricongiungere i contributi versati nella gestione privata e in quella pubblica senza ulteriori oneri per i lavoratori, avendo già pagato i contributi nelle rispettive gestioni, mentre oggi, a seconda del numero di anni che si vogliono ricongiungere, possono essere richieste decine di migliaia di euro».
Un possibile sblocco nel dialogo aspro sulla riforma pensioni 2016 tra governo e sindacasti potrebbero davvero essere le fantomatiche pensioni minime da innalzare: domani l’ultimo di una serie di incontri tra l’esecutivo e le sigle sindacali nazionali, anche se le distanza sono parecchie, specie sull’Ape ipotizzato dal governo Renzi. Ma vi è un punto sui cui lo stesso governo spera di arrivare ad un accordo con Cgil, Cisl e Uil: come ieri ha confermato anche il ministro Poletti alla Festa dell’Unità di Bologna, «E’ importante che la riforma delle pensioni venga condivisa con le parti sociali e noi lavoriamo per trovare il massimo consenso». Discussione che parte da lontano e che prova a convergere in questi ultimi due mesi decisivi prima della Legge di Stabilità dove dovrebbe essere inserita la riforma Pensioni 2016: stando ancora a Poletti, «Noi lavoriamo per trovare il massimo del consenso ad un’idea che consiste nel dare una mano sia a chi e’ gia’ in pensione, quindi il tema delle pensioni minime, e sia a chi deve ancora andare in pensione. In questo senso cerchiamo di superare alcuni elementi che consideriamo di grande ingiustizia come ad esempio il tema delle ricongiunzioni onerose».
Sul tavolo delle trattative a tre sulla riforma pensioni 2016 tra Inps, sindacati e governo, uno dei punti più oscuri e ancora poco chiaro è il tema della quattordicesima data ad alcune categorie di pensionati. Proviamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta: introdotta dal Governo Prodi nel 2007, il provvedimento è chiamato così perché corrisposto a luglio di ogni anno. Spetta i titolari di qualsiasi pensione, come ex lavoratori dipendenti o autonomi, se si hanno almeno 64 anni di età: ovviamente è riconosciuta in base al reddito e ai contributi versati. Stando alle ultime indicazioni del Sole 24ore, per ottenere la quattordicesima le entrate non devono superare il limite di 1,5 volte il trattamento minimo che per questo anno è pari a 9786,86 euro. Come in sintesi riporta il Quotidiano.net, «SE SI è pensionati ex lavoratori dipendenti e si hanno fino a 15 anni di contributi, si può conquistare 336 euro una tantum in più. Se gli anni di contribuzione vanno da 16 a 25, la somma aggiuntiva sarà di 420 euro. Se, infine, si ha un’anzianità contributiva superiore a 25 anni, la «quattordicesima» raggiungerà i 504 euro. Gli importi sono uguali anche se si è pensionati ex lavoratori autonomi, ma sono richiesti più anni di contribuzione per ogni fascia: fino a 18 anni per i 336 euro; da 19 a 28 per i 420 euro; sopra i 28 per i 506 euro». La vera novità riguarderà per la revisione degli importi indicati con incrementi – così riporta il ministro Poletti – del 25% per ciascun ammontare. Da ultimo, il limite di reddito per avere la quattordicesima passa da 1,5 a 2 volte il trattamento minimo.
Per al Riforma Pensioni che domani vede l’incontro governo-sindacati, è un momento decisivo: stando alle parole della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, non si può però non partire da un punto considerato irrinunciabile e di cui il governo viene criticato essere colpevolmente dimentico. Secondo la Camusso, «lavoratori che pagano un contributo non devono indebitarsi alla fine della vita per avere i loro contributi sotto forma previdenziale. Penso che l’anticipo pensionistico sia un’idea ingiusta dal punto di vista delle condizioni delle persone, non sono d’accordo». Lo aveva detto ieri in una intervista al Sole 24ore e lo ribadisce anche oggi prima dell’incontro con il governo che domani costituirà un momento importante, tra gli ultimi, prima della redazione di questa riforma discussa per mesi. Per la Cgil sarebbe un «regalo a banche e assicurazioni l’Ape così come pensato dal governo». E allora quale sarebbe la prima misura per la Camusso da portare sul tavolo domani? «Bisogna partire da chi si è trovato per colpa della legge Fornero in mezzo al guado: si tratta di disoccupati di lungo periodo che non riescono ad arrivare alla pensione».
Ritorna il tema della riforma pensioni alla vigilia dell’importante incontro con i sindacati per il governo Renzi, con tanti dubbi e qualche punto fermo. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti in una intervista al Forum Ambrosetti di Cernobbio ha dato il suo responso su quali sono i punti irrinunciabili della riforma pensioni al vaglio da mesi con Inps e sindacati: «Ape, pensioni minime e le ricongiunzioni onerose, sono questi i cardini su cui intervenire». L’intervento si farà? Si chiedono in tanti visti i ritardi e la scadenza a breve della legge di Stabilità 2016: secondo Poletti si può fare ma con un punto di partenza solido e diviso nei tre settori di cui sopra. «Non avremmo avviato un confronto con le organizzazioni sindacali se non avessimo la convinzione di essere in grado di fare un intervento importante – ha affermato il ministro sulle pensioni -. Poi naturalmente l’ammontare «puntuale lo decideremo nella legge di bilancio. Siamo certi che dentro alla legge di bilancio il tema delle pensioni ci sarà e ci sarà in maniera significativa», risponde ai giornalisti del Sole 24ore. I 2 miliardi dell’intero costo complessivo della riforma, come si vocifera da giorni, non vengono confermati anche perché «ci sono diverse posizioni, dipende dalle cose che si vogliono fare. L’aspirazione è di fare il massimo, poi bisogna tenere conto della contabilità della finanza pubblica e delle contabilità». Punto abbastanza certo sarà l’aumento delle persone minime: «le pensioni minime e quelle dei lavoratori che ancora devono andare in pensione, bisogna cominciare da qui. I paletti per i costi della riforma pensioni ancora non ci sono perché li dovremo limare nel prossimo incontro con le organizzazioni sindacali di martedì», ammette Poletti.