Oggi è il giorno dell’ultimo decreto sugli esodati. Dell’ultimo della prima serie di tre, per lo meno. La sua approvazione garantirà la salvaguardia per altre 10mila persone che, per gli effetti dell’inasprimento repentino dei requisiti pensionistici, rischiavano di restare senza reddito da lavoro e da pensione. In particolare, il provvedimento odierno riguarda 2.560 persone in mobilità ordinaria o in deroga, 1.590 contributori volontari, 850 prosecutori in attesa di concludere la mobilità e 5.130 lavoratori cessati, ossia i veri e propri esodati, coloro, cioè, che hanno sottoscritto degli accordi con le proprie aziende per cessare il rapporto lavorativo anzitempo in cambio di un congruo indennizzo. Ebbene: la strada è ancora lunga e siamo a quota 130mila salvaguardati. Secondo i calcoli di Inps e Cgil, ne mancano ancora tra i 160 e i 170mila. Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, ha appena partecipato a una manifestazione di fronte al Parlamento assieme a Cisl e Uil per sottoporre alla forze politiche proprio la questione degli esodati. Abbiamo fatto con lei il punto sulla situazione.
Oggi, viene approvato l’ultimo decreto sugli esodati.
Il decreto aggiunge alcune migliaia di tutela. E’, indubbiamente, un provvedimento, importante, ma ben lungi dall’essere risolutivo. Siamo tuttora di fronte a un’emergenza sociale di enormi dimensioni.
Quanto enormi?
Considerando quelli già tutelati dai tre successivi provvedimenti, si tratta di almeno 350mila persone.
L’Inps diceva 292.000.
350mila è la stima relativa alle nostre banche dati territoriali. In ogni caso, significa che i calcoli dell’Inps sono decisamente più vicini ai nostri che a quelli effettuati dal ministro Fornero. Si ricorderà che, all’inizio della vicenda, sostenne che gli esodati non sarebbero stati più di 65mila. Resta il fatto che l’emergenza è destinata a crescere nel tempo.
Perché?
Dobbiamo considerare che, con il tempo sempre più persone si troveranno nella condizione di non avere più un reddito. Pensi a tutti quei lavoratori 55-60enni che, nei prossimi mesi, perderanno il posto perché, magari, la piccola-media impresa che li ha assunti avrà fatto fallimento o perché non sarà più in grado di pagar loro lo stipendio. Di fatto, saranno degli esodati. Non dimentichiamo che questo dramma sociale rischia di essere ulteriormente accentuato dalla scadenza delle risorse per la Cassa integrazione in deroga.
Ci spieghi meglio.
I lavoratori che non disporranno più di ammortizzatori sociali diventeranno disoccupati. Molti di questi andranno, di conseguenza, a ingrossare le fila di coloro che hanno perso il lavoro e sono ormai troppo anziani per trovare qualcuno disposto ad assumerli, ma non abbastanza per andare in pensione.
Quindi?
Quindi, il vero problema consiste, anzitutto, nella riforma Fornero che obbliga indiscriminatamente a lavorare fino a 69 anni. Anzitutto, sarà dunque necessario modificare la nuova disciplina.
Dove pensa che possano essere recuperate le risorse necessarie?
Tanto per cominciare, dall’introduzione di una patrimoniale. Inoltre, pensiamo che le spese militari possano essere drasticamente tagliate e destinate a sanare alcuni dei disastri provocati dal governo Monti.
Dopo aver manifestato di fronte al parlamento, le sembra che le forze politiche siano inclini a occuparsi della questione?
Me lo auguro. Capisco bene che, in questa fase, stanno pensando all’elezione del presidente della Repubblica e alla formazione del governo. Ma dare risposta alla situazione in cui versano migliaia di lavoratori e di famiglie è decisamente prioritario.
(Paolo Nessi)