È forse arrivata l’ora di farla finita con il complesso del Primo Maggio. Almeno la pensano così gli Elio e le storie tese che, con il sarcasmo che li caratterizza, irridono, neanche troppo bonariamente, il rito laico del concertone per la Festa del Lavoro . Hanno stancato, secondo il gruppo milanese, quei retorici inviti a dedicare le proprie canzoni “contro il capitalismo” e il “lavoro che sfrutta tutti”. La crisi ha, infatti, cambiato, e sta continuando a farlo, profondamente i nostri comportamenti e le nostre abitudini, nonchè il modo di lavorare e la stessa percezione del lavoro nelle nostre vite quotidiane. Ancora non sembrano, tuttavia, scalfiti da questi mutamenti i sindacati.
L’Istat ci ha ricordato, nei giorni scorsi, come la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo del proprio contratto collettivo rappresenta ben il 40,8% del totale dei lavoratori del nostro Paese (il 23,4% nel settore privato). La stessa rilevazione ci segnala che l’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media nel nostro Paese, di 28,8 mesi per l’insieme degli occupati e di (soli?) 16,2 mesi per quelli del settore privato. Uno dei frutti “avvelenati” di questa cattiva pratica è che le retribuzioni dei lavoratori non crescono e rimangono sostanzialmente “al palo”. Gli stipendi dei lavoratori italiani sono, infatti, a marzo 2013 stabili rispetto al mese precedente e crescono di solo 1,4% rispetto a un anno fa.
Ieri, ancora più drammaticamente, il nostro istituto nazionale di statistica ci ha comunicato che, in Italia, il tasso di disoccupazione si attesta, a marzo 2013, all’11,5%, un dato invariato rispetto al mese precedente, ma in aumento di 1,1 punti percentuali nei dodici mesi. Lo stesso rapporto segnala come il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni sia, nel periodo in analisi, pari al 36,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali.
In questo quadro sarà chiamato, quindi, a operare il nuovo Ministro del Lavoro del “Governo Letta”, Enrico Giovannini, persona, peraltro, a conoscenza diretta di queste tendenze del nostro mercato del lavoro, essendo stato, dal 2009, Presidente del nostro istituto nazionale di statistica (l’Istat) e uno dei dieci saggi nominati, nelle setimane scorse, dal Presidente Napolitano.
Le attese dell’opinione pubblica sono, inoltre, molte e il rischio di deluderle è altissimo. Il lavoro rappresenta, infatti, la priorità delle priorità del nuovo esecutivo, specialmente quando questo interessa i giovani. Semplificare e rafforzare l’apprendistato (per l’ennesima volta?), modificare la nefasta legge 92/2012 (la cosiddetta “Riforma Fornero”), defiscalizzare e sostenere i lavoratori con bassi salari, è la strada individuata. Nulla sarà, però, possibile, se il Paese non torna a prendersi cura dei suoi giovani, provando a trasformare il loro disagio in speranza, e scommettendo, con forza, su orientamento e stimolo all’imprenditorialità per il rilancio del Paese e, quindi, dell’occupazione.
Il nuovo Governo dovrà, così, tentare di vincere, prima di tutto, una sfida culturale, superando così il vero “complesso del Primo Maggio” e sconfiggendo le resistenze delle vecchie ideologie sindacali. Solo così sarà possibile, infatti, far tornare questa giornata una vera festa per tutti i lavoratori.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com