Tra le tante ipotesi di riforma delle pensioni che introduca un meccanismo di flessibilità, da adottare in occasione della Legge di stabilità, c’è anche quella di un ricalcolo con il contributivo secco in cambio di un’uscita anticipata dal mondo di lavoro (ne parla anche Il Corriere della Sera di oggi). Di fatto un meccanismo già presente nella cosiddetta Opzione donna, teoricamente scaduta anche se è in corso una class action proprio per riconoscerne la validità per diverse italiane che altrimenti ne verrebbero escluse. Il Governo potrebbe quindi decidere di continuare ad applicare un sistema simile, magari estendendolo anche agli uomini.
Maurizio Sacconi, Presidente della commissione Lavoro del Senato, ha presentato un disegno di legge che arriverà anche alla Camera per introdurre un meccanismo di flessibilità nel sistema previdenziale. In pratica con 62 anni di età e 35 di contributi si potrà andare in pensione con una penalizzazione annua del 2% fino ad un massimo dell’8%. Per le donne sarebbe prevista anche la copertura del periodo di maternità con contributi figurativi.
Piovono critiche sul cosiddetto Bonus Poletti, lo strumento con cui il governo risarcirà ad agosto i pensionati con assegno inferiore ai 3.200 euro lordi. Il bonus, introdotto in applicazione della sentenza della Consulta, che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni delle pensioni superiori ai 1.500 euro introdotto dal governo Monti nel decreto Salva Italia del 2011, verrà erogato esclusivamente ai pensionati con assegni più bassi, che riceveranno solo una parziale compensazione del credito vantato nei confronti dell’Inps. Il rimborso solo parziale (al momento non è chiaro se al contributo una tantum seguiranno altre erogazioni) e l’esclusione dal rimborso di chi percepisce assegni alti ha provocato l’indignazione delle opposizioni, che hanno persino proposto di offrire assistenza legale a chi ricorrerà contro il provvedimento (Renzi ha minimizzato l’eventualità, sottolineando che i ricorsi servirebbero solo ad arricchire gli avvocati). Critica sul provvedimento anche la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, che ha definito la risposta del governo insufficiente, pur ammettendo che un rimborso totale e immediato sarebbe impossibile. La sindacalista è tornata anche sulla proposta del premier di aumentare la flessibilità nell’accesso all’età pensionabile, aprendo alla proposta e chiedendo al governo un confronto sul tema della riforma delle pensioni.