Le modifiche alla riforma Fornero sono al centro del confronto aperto dai ministeri del Lavoro e dell’Economia. L’ipotesi al vaglio è quella di ridurre in via provvisoria la pausa tra un contratto a tempo determinato e l’altro prevista dalla norma. Intanto Carlo De Benedetti, presidente dell’Espresso, è intervenuto sulla materia osservando che occorrerebbe introdurre una tassa patrimoniale “da applicare a coloro che guadagnano sopra i centomila euro”, con lo scopo di “ridurre la tassazione sul lavoro”. Ilsussidiario.net ha intervistato Pietro Antonio Varesi, professore ordinario di Diritto del lavoro.
Che cosa ne pensa delle diverse opinioni emerse nel corso del dibattito sulla legge Fornero?
La legge Fornero ha dato vita a un esperimento, che è consistito nel fatto di introdurre la causalità per i contratti fino a 12 mesi e per una sola volta. Ciò ha prodotto dei buoni risultati. I contratti a termine di questo tipo sono aumentati, in particolare quelli tra 4 e 12 mesi, e ciò significa che il mercato e i datori di lavoro hanno gradito questo sistema. Si tratta di un primo risultato positivo di cui bisognerebbe prendere atto. In secondo luogo, forse sarebbe opportuno consentire l’utilizzo del contratto a termine per 12 mesi in modo più flessibile.
Qual è nello specifico la sua proposta?
Oggi un’azienda può assumere un lavoratore a tempo determinato soltanto per una volta senza dover motivare la ragione, a prescindere dal fatto che questo contratto duri tre mesi o un anno. Nella prima eventualità, poi non si può riassumere ancora il lavoratore per gli altri nove mesi senza la causale. Nel quadro della normativa Fornero, il jolly della mancanza di causale può essere giocato una volta sola. Potrebbe essere utile consentire che lo si possa giocare due o tre volte a condizione che complessivamente non si superi l’arco temporale dei dodici mesi. E’ quanto chiede Confindustria, e la trovo una proposta sensata.
Come valuta l’allungamento della pausa tra un contratto e l’altro stabilita dalla legge Fornero?
La pausa tra un contratto e l’altro è un elemento molto contestato dall’“ultrasinistra”, nonostante sia stato introdotto per tutelare maggiormente i lavoratori. Durante l’ultima puntata di Report, gli esponenti dei sindacati di base se la sono presa con questa parte della norma che invece è stata formulata proprio per difendere i precari. E la conseguenza è che in Italia non si comprende più chi difenda che cosa.
In che senso?
La legge Fornero ha scelto di non consentire di riassumere un lavoratore immediatamente dopo un contratto a termine con un altro contratto a termine per il sospetto che ci sia dietro la volontà di raggirare la legge. Ha dunque allungato la pausa tra un contratto e l’altro. La norma ha anche precisato che, se c’è un’esigenza espressa dalle Parti sociali, la contrattazione collettiva può ridurre questo intervallo di tempo. Anziché lamentarsi, le Parti sociali potrebbero diminuire la pausa, se davvero è così lunga e problematica. Ma comunque quest’ultima era posta a garanzia dei lavoratori, mi domando quindi se chi la vuole ridurre lo faccia nel vero interesse di questi ultimi.
Condivide la proposta di De Benedetti per ridurre le tasse sul lavoro?
De Benedetti propone di trovare le risorse per abbattere il cuneo fiscale attraverso l’istituzione di una patrimoniale. Io non sono un esperto, né un economista, e quindi non posso dire se sia giusto trovarle lì o in un altro modo. Quello che mi sembra necessario è trovare il modo per abbattere il costo del lavoro, ma non è mia competenza spingermi più in là fino a indicare in che modo reperire le risorse.
Resta il fatto che o si tassa il lavoro, o si tassano i patrimoni, o si tassano i redditi. Non esistono altre possibili strade…
Non è vero, ci sono mille possibili strade, anche perché non è detto che si debba tassare: si può anche vendere. La proposta di Oscar Giannino in campagna elettorale andava proprio in questa direzione.
(Pietro Vernizzi)