Alla fine, come avevamo più volte annunciato – la prima addirittura a marzo 2016 – Maurizio Landini è passato dalla Fiom alla Cgil. Sono in molti o sostenere che ciò si spiega col fatto che il protagonista era giunto al termine del suo percorso nella categoria dei metalmeccanici – era vicina infatti la scadenza del suo secondo mandato, l’ultimo come previsto da statuto – e che la Cgil gli abbi dato in questo modo la possibilità di non interrompere la sua esperienza nel sindacato; non sarebbe però previsto un ruolo crescente per Landini nella Confederazione al momento guidata da Susanna Camusso.
È stata proprio lei a favorire il suo approdo in Cgil, generando non poca sorpresa tra chi le ha dato una mano in questi anni per contenere il vivace Segretario della Fiom. È cosa nota, infatti, che Camusso ha tentato persino di convincere Landini a smorzare la sua battaglia con Fiat al tempo del contratto di Pomigliano e che Landini ha fatto il diavolo a quattro quando Camusso ha firmato le intese interconfederali del 2011 e del 2013 sulla contrattazione aziendale e sulla rappresentatività delle sigle. Landini ha fatto di tutto in questi anni per fermare lo spostamento del baricentro contrattuale verso il secondo livello, ecco perché la firma del recente rinnovo metalmeccanico ha stupito molto: è proprio questo accordo a chiarire il rapporto tra i due livelli contrattuali in modo deciso.
La sua gestione della categoria dei metalmeccanici sul piano organizzativo non passerà certamente alla storia: la Fiom in questi anni ha perso oltre 30.000 tessere (dati Cgil), quasi il 10% dei suoi iscritti. La Fiom ha pagato molto la sua posizione oltranzista in particolare nel caso Fiat e una condotta che probabilmente alla stessa base – in questi tempi di crisi del lavoro – non è risultata particolarmente puntuale. Oggi le persone vogliono lavorare e, se perdono il lavoro, vogliono trovarne un altro; non sono interessate alla lotta, ma al lavoro.
Il passaggio di Landini in Cgil avviene inoltre in una modalità non certo calorosa: in seconda votazione è stato eletto col 95% dei voti, ma sui 329 componenti dell’assemblea hanno partecipato in 166, uno solo in più del quorum. Segno del fatto che non sono pochi in casa sua coloro che non sono entusiasti di questo passaggio.
Detto questo, l’anno prossimo c’è il Congresso della Cgil e qualcosa potrebbe cambiare: le azioni di Landini potrebbero risalire molto, anche se al momento il più accreditato alla successione di Susanna Camusso pare Vincenzo Colla, anch’egli al momento in Segreteria Confederale. Lo scenario però potrebbe mutare completamente, perché di mezzo ci sono le elezioni politiche. È chiaro che il colore e la composizione del prossimo governo potrebbero orientare delle scelte anche in casa Cgil, e il nome di Landini potrebbe rivelarsi estremamente utile. È chiaro che Landini ha commesso qualche errore, ma resta una delle poche figure capaci di parlare alle persone.
E se Landini diventasse Segretario Generale della Cgil? È chiaro che la cosa comporterebbe degli effetti a catena anche nelle altre organizzazioni. In una battuta: il “Trio Metal” – Landini, Bentivogli e Palombella – potrebbe ritrovarsi a parlare non più solo di metalmeccanica.
Twitter: @sabella_thinkin