In esclusiva per La Gazzetta dello Sport parla Ernesto Pellegrini ex presidente dell’Inter tra il 1964 e il 1995 protagonista e fautore del mito “dell’Inter dei record”. Milanese fino al midollo con l’Inter nel cuore, l’ex presidente parla dell’affaire Thohir-Moratti cn un accorato appello: “Moratti, non cedere a Thohir”. Con l’accordo agli sgoccioli, Pellegrini si espone per impedire un accordo che secondo lui danneggerebbe l’Inter, non solo a parole ma con una proposta: una cordata di 4 industriali italiani che possa sanare l’enorme debito di 214 milioni di euro. “Mi rendo conto che non sarebbe facile. L’ideale è avere un proprietario in grado di andare avanti da solo come ho fatto io e come ha fatto Moratti fin qui. Ma piuttosto che cedere tutto a chi non si conosce, è meglio trovare un’altra soluzione. Se Moratti da solo non ce la fa più, perchè non si fa avanti per aiutarlo qualche imprenditore italiano? Io mi rifiuto di credere che non ci sia”. E tra gli auspicati “4 imprenditori” si mette lui stesso: “Sono pronto a dargli una mano in un’altra veste”. Insomma un appello all’attuale presidente del club nerazzurro perchè non abbandoni in mano sconosciute una società che ha fatto la storia del calcio. Pellegrini approfitta della temporanea fase di stallo delle contrattazioni, che però secondo diverse voci sarebbero vicine al termine: il signing potrebbe già avvenire la prossima settimana e la chiusura del contratto entro addirittura settembre. Secondo Pellegrini c’è ancora lo spazio necessario per fare dietrofront: se Moratti non avesse dubbi sulla trattativa avrebbe già concluso, secondo l’imprenditore milanese. Ma come mai tutto questo accanimento contro la trattativa con l’indonesiano?
È presto detto: ”Non ho nulla contro Thohir, non lo conosco, ma per lui l’Inter è solo un business, non è vero amore”. Per Pellegrini l’Inter, come tutte le grandi squadre di calcio, non può essere solo un affare economico ma coinvolge sentimenti più profondi, che non vengono dal portafogli. Qua è in gioco valori come la storia, la tradizione, forte legame con il territorio, amore incondizionato di milioni di tifosi, l’ardore e la passione di allenatori e giocatori che hanno scritto la storia dello sport con quei colori, l’ambizione alla gloria: cose che non possono nascere per caso in così poco tempo. Per Pellegrini questi sono fattori non quantificabili e non vendibili al primo tycoon che passa: ”Una squadra di calcio prima di tutto deve essere amata. Thohir, come qualsiasi straniero non può dire di amare l’Inter”. Eppure anche il dirigente milanese a un cero punto ha dovuto lasciare la società nelle mani di altri: nel 1995 aveva ceduto per più di 50 milioni di lire l’intero pacchetto alla famiglia Moratti. Proprio qua sta tutta la differenza che gli fa storcere il naso di fronte alla proposta indonesiana: ”Io sapevo a chi la cedevo, ma il vero motivo per cui ho lasciato l’Inter non lo dirò mai”. Dopo questo attacco e la proposta scioccante della cordata, Pellegrini si lascia andare ai ricordi: le soddisfazioni da presidente e Rummenigge, il giocatore simbolo dell’epoca della presidenza Pellegrini. Un periodo strano per l’Inter, in cui si è vinto molto ma “si poteva vincere di più” secondo il dirigente. Tanta sfortuna certo ma che ha cementato sempre di più il legame tra Pellegrini e il club, un amore senza fine. Ed infine una speranza per il futuro: ”Vorrei rivedere Moratti in tribuna a San Siro con un bel sorriso, sempre più presidente di un’Inter alla milanese”.