Come noto, per la riforma delle pensioni il Governo ha deciso di stanziare 6 miliardi di euro in tre anni. Una cifra che qualcuno ha giudicato insufficiente a soddisfare tutte le richieste di intervento. Per questo, scrive Il Giornale, alla fine l’Ape social, cioè quella che garantisce l’accesso anticipato alla pensione con penalizzazioni ridotte al minimo se non azzerate, potrebbe essere con risorse a esaurimento. L’Ape “tradizionale”, invece, non avrebbe questo tetto, dato che la decurtazione sull’assegno garantisce la sua sostenibilità finanziaria.
Cesare Damiano torna a chiedere che la riforma delle pensioni che il Governo intende varare contenga l’ottava salvaguardia per gli esodati, che dovrebbe riguardare almeno 25.000 persone. L’ex ministro ricorda anche che tale intervento “significa non chiedere né un numero né un euro in più di quanto è già stato stanziato, al contrario. In questo modo si arriverebbe ai 155mila salvaguardati, con un avanzo, rispetto ai 172mila previsti, di 17mila posizioni. Quindi non ci sono più alibi, per quanto riguarda la capienza di questa ultima salvaguardia”.
La riorganizzazione dell’Inps potrebbe essere davvero importante per la riforma delle pensioni. È quello che Tito Boeri ha fatto capire a margine della sua audizione in Commissione parlamentare di controllo degli enti previdenziali. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, infatti, il Presidente dell’Inps avrebbe detto: “Se vogliamo fare l’Ape c’è bisogno di una macchina più efficiente, fermare adesso questa riforma comporterebbe problemi anche per l’attuazione del provvedimento”. Provvedimento che non è ancora nero su bianco, ma è noto che l’Inps dovrebbe svolgere un compito importante di intermediazione tra pensionandi e banche e assicurazioni per l’erogazione dell’Anticipo pensionistico.
I 6 miliardi che si vogliono stanziare per la riforma delle pensioni “sono insufficienti”. A dirlo è Carmelo Barbagallo, che pure riconosce come “questa volta, parlando di pensioni, non sono state tolte, ma sono state messe delle risorse”. Il Segretario generale della Uil ha spiegato quindi che continuerà il lavoro per rivendicare le risorse necessarie “per dare tutte le risposte ai problemi posti sul tavolo”. Barbagallo ha voluto evidenziare i risultati in ogni caso ottenuti nel confronto tra sindacati e Governo, come l’allargamento della platea dei lavori usuranti, l’aumento delle quattordicesime, la gratuità delle ricongiunzioni contributive. Per Enrico Rossi, una riforma delle pensioni dovrebbe intervenire sulle minime “anche attraverso un contributo di solidarietà a chi, al contrario, percepisce assegni elevati”. Il Presidente della Regione Toscana, intervistato dal blog della Fondazione Nenni, spiega che “si tratta di una forma di giustizia sociale. I numeri ci dicono che la povertà è una realtà agevolmente percepibile nei quartieri più popolari delle nostre città: quattro milioni e mezzo di persone combattono quotidianamente con i bisogni più elementari il più delle volte senza riuscire a vincere. Per un governo che aspiri a definirsi di sinistra questo è un impegno prioritario. Per farvi fronte occorrono interventi rigorosi e non assistenzialistici”.La riforma delle pensioni sarà uno dei punti cruciali per la Legge di bilancio. Lo dice Marco Miccoli, spiegando che “è fondamentale che ci siano i fondi per la flessibilità”. Il deputato del Pd, parlando con Il Velino, spiega che il partito di Governo sul tema vuol riuscire “a fare bene nonostante le difficoltà dovute alla carenza delle risorse”. Miccoli, che fa parte della commissione Lavoro della Camera, ha anche spiegato che è importante intervenire per la salvaguardia degli esodati. Su questo tema è noto che i deputati Pd in commissione Lavoro ritengono sia necessario varare l’ottava e definitiva salvaguardia.
Nell’incontro sulle pensioni avvenuto al Ministero del Lavoro, tra il Ministro Giuliano Poletti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e le varie sigle sindacali, è stato redatto un verbale nel quale sono stati fissati i punti salienti della riforma pensioni che dovrebbe dare la possibilità ai lavoratori di accedere al sistema pensionistico in anticipo rispetto a quanto previsto dalla riforma pensioni della Fornero. In pratica si potrà accedere alla pensione con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo per quanti hanno già compiuto i 63 anni di età. L’Ape potrà essere richiesta in tre situazioni ed ossia per scelta del lavoratore, per stato di difficoltà dell’azienda e per problemi di salute. Ma quanto dovrebbe costare? Come ampiamente spiegato il meccanismo dell’Ape è basato su un prestito elargito da una banca per finanziare le mensilità percepite in anticipo dal lavoratore che dovrà poi restituirle in 20 anni. Ebbene occorre tenere in considerazione un tasso di interesse che dovrebbe oscillare intorno al 3% ed un costo per l’assicurazione che dovrà sostituirsi al lavoro beneficiario in caso di morte e che gli esperti valutano pari al 30%. È possibile concludere che la convenienza nell’accedere all’Ape sia da valutare caso per caso a seconda della situazione economica e delle impellenze del lavoratore.
Cesare Damiano sulle pensioni cerca di rassicurare gli esodati: la riforma delle pensioni che il Governo intende approvare non potrà evitare di varare un’ottava salvaguardia. L’ex ministro del Lavoro lo ha spiegato in un’intervista a Il Manifesto, nella quale ha dichiarato: “So che c’è la disponibilità del governo a procedere con gli stessi meccanismi delle passate salvaguardie, quindi non c’è nessuna possibilità che gli esodati rientrino in altri meccanismi”. Come ad esempio l’Ape, che, secondo quanto evidenziato dalla Rete dei comitati degli esodati, avrebbe escluso alcuni di coloro che sono oggi ancora privi di salvaguardia. A quanto riporta Il Manifesto, l’ottava salvaguardia non dovrebbe però essere approvata con un’apposita legge, ma all’interno della prossima manovra. Questo perché non ci sarebbero i tempi tecnici necessari a varare un provvedimento prima della Legge di bilancio.
Uno dei punti importanti dell’accordo tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni riguarda l’Ape. Non sono ancora noti tuttavia i dettagli tecnici del suo funzionamento. Ma stamattina, intervenendo a Radio Anch’io, Tommaso Nannicini ha spiegato che la penalizzazione per chi utilizzerà questa forma di pensione anticipata sarà inferiore al 6%. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha quindi specificato che i numeri certi sull’Ape ci saranno solamente al momento della stesura della Legge di bilancio. Il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni ha portato alla firma di un verbale in cui per i lavoratori precoci, definiti come abbiamo spiegato in precedenza, sono previsti due interventi: eliminazione delle penalizzazioni per l’accesso anticipato alla pensione prima dei 62 anni; accesso alla pensione dopo 41 anni di contributi “per disoccupati senza ammortizzatori sociali, persone in condizioni di salute che determinano una disabilità e lavoratori occupati in alcune attività particolarmente gravose”. Il verbale prevede che queste “attività gravose” saranno individuate dopo un confronto tra Governo e sindacati.
Cesare Damiano è soddisfatto dell’ultimo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, dato che “per la prima volta, dal 2007, si restituiscono risorse alla previdenza e si rende nuovamente flessibile il sistema”. Per l’ex ministro del Lavoro restano comunque dei punti critici da risolvere. Per quanto riguarda l’Ape, andrebbero ridotti i costi per i lavoratori che la utilizzassero. Inoltre, “va definita la platea dei lavoratori precoci” e “va risolta in modo definitivo la questione degli esodati con una ottava salvaguardia che coinvolga non meno di 25.000 lavoratori”.
Susanna Camusso, pur riconoscendo i risultati importanti ottenuti dal confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, non nasconde che ci siano “ancora molte cose da fare”. Il Segretario generale della Cgil ritiene in particolare importante aver ottenuto un impegno per stanziare 6 miliardi di euro in tre anni per le misure previdenziali. Inoltre, ritiene sia positivo aver riconosciuto da parte del Governo che “i lavori non sono tutti uguali e di conseguenza deve esserci una relazione tra l’età del pensionamento, quella della prima occupazione, il tipo di lavoro svolto e per quanto tempo si è lavorato”. Tuttavia alla Cgil continua a non piacere l’Ape, ritenuto uno strumento “non giusto” per la flessibilità pensionistica.
Il verbale siglato da Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni contiene misure in favore dei lavoratori precoci. Tuttavia conviene fare chiarezza su cosa si intenda per lavoratori precoci. In merito il verbale li definisce in questo modo: “Tutti quelli con 12 mesi di contributi legati a lavoro effettivo anche non continuativo prima del compimento del diciannovesimo anno d’età”. Una definizione che è destinata certamente a far discutere. Non è insolito infatti il caso di chi ha lavorato quando ancora minorenne, ma non può contare su 12 mesi di contributi perché è stato costretto a lavorare in nero o perché il suo datore di lavoro non gliel’ha versati. Inoltre, potrebbe esserci anche chi ha cominciato a lavorare a 20 anni e dopo 41 anni di contributi versati non può andare in pensione.
Il confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati non sembra aver ancora definito tutti i dettagli relativi all’Ape. E riguardo le penalizzazioni previste dall’Anticipo pensionistico, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore di oggi, l’esecutivo vorrebbe far sì che non siano superiori al 6% l’anno, in modo che nel caso si chieda l’anticipo massimo, ovvero di 3 anni e 7 mesi, non vada mai oltre il tetto del 20% di decurtazione. Una percentuale certamente non bassa e superiore alla proposta di legge di Cesare Damiano. Tuttavia restano confermate le detrazioni fiscali per alcune categorie di italiani, di modo che si arrivi anche all’azzeramento delle penalizzazioni in determinate situazioni di difficoltà.
Secondo quanto riporta l’Ansa, il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni ha portato alla firma di un verbale di cinque cartelle tra le parti nel quale vengono identificate le misure che verranno approvate. Secondo quanto ha dichiarato Tommaso Nannicini al termine dell’incontro, le parti hanno trovato un accordo anche per un intervento a favore dei lavoratori precoci. Tuttavia hanno anche stabilito di condurre degli approfondimenti tecnici per determinare la platea dei beneficiari. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha anche spiegato che in seguito ci sarà un “confronto rapido” per far sì che le misure possano entrare nella Legge di Bilancio. Al momento sembra che chi può contare su 12 mesi di lavoro compiuti prima dei 19 anni di età potrà accedere alla pensione con 41 anni di contributi se “lavoratore in difficoltà”. Il confronto tra Governo e sindacati per la riforma delle pensioni si è concluso e l’esecutivo ha messo sul piatto per gli interventi 6 miliardi di euro in tre anni. Lo ha detto Giuliano Poletti ai sindacati durante il tavolo presso la sede del ministero del Lavoro. Tra i provvedimenti c’è anche l’estensione della quattordicesima a 3,3 milioni di pensionati (1,2 milioni in più rispetto agli attuali) con redditi complessivi personali fino a 1.000 euro al mese. Questo in linea con quanto aveva annunciato Matteo Renzi durante la trasmissione Quinta Colonna.
Alla vigilia dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, Matteo Renzi rassicura gli italiani sul fatto che le misure in tema previdenziale saranno in Legge di stabilità e non dipenderanno dalla trattativa avviata con l’Ue sulla flessibilità. “Non saranno certo le misure super, iper miliardarie che chiedono giustamente i rappresentanti dei sindacati. Ci saranno con la logica dei piccoli passi”, ha aggiunto il Premier intervistata da Rtl 102.5. Renzi ha anche detto che “se uno vuole andare in pensione qualche anno prima rispetto alle nuove regole della Fornero potrà farlo accettando una piccola penalizzazione dello stipendio, non potrà farlo gratis. Non viene rivoluzionato il quadro della Fornero, però si permetterà qualche piccolo scivolo, qualche possibile anticipo”. Il Premier ha poi confermato che “riusciremo a dare qualche soldo in più a chi prende la minima”.
Sembrano esserci brutte sorprese in arrivo dal confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Alcuni organi di stampa riportano infatti la notizia secondo cui sarebbero state diminuite le risorse per gli interventi da varare con la Legge di stabilità. In particolare, Il Giornale scrive che si passerà da 2,3 a 1,5 miliardi nei prossimi tre anni. Oggi se ne avrà la conferma dato che nel corso del confronto dovrebbe essere affrontato il tema delle risorse. Dalla reazione dei sindacati, che avevano chiesto interventi per 2,5 miliardi, si capirà cos’ha messo sul piatto il Governo. Oggi sindacati e Governo si incontreranno per parlare di riforma delle pensioni e questa sera, durante la puntata di Porta a Porta, troveremo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, Il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, proprio per parlare di pensioni ed economia. Il ministro, con tutta probabilità, illustrerà le proposte messe a punto dal Governo e presentate alcune ore prima ai sindacati. Attraverso le parole di Susanna Camusso capiremo quanto queste siano gradite e rispondano alle richieste che da tempo le organizzazioni sindacali hanno fatto al Governo.
Le dichiarazioni di Matteo Renzi sulla riforma delle pensioni fatte l’altra sera a Quinta Colonna stanno preoccupando non poco esodati e lavoratori precoci. Il Premier, infatti, ha detto che il Governo intende intervenire sulle pensioni con due provvedimenti: l’Ape e l’aumento della quattordicesima per le pensioni più basse. Nessuna parola spesa per gli esodati, che da tempo chiedono un’ottava salvaguardia utilizzando i risparmi dei sette precedenti analoghi provvedimenti, né per i lavoratori precoci, a meno che non si preveda per loro un accesso “agevolato” all’Ape. Cosa che sicuramente non li farebbe contenti. Il tavolo tra Governo e sindacati in programma oggi ci saprà dire se Renzi non ha citato degli interventi che pure l’esecutivo intende approvare oppure se in effetti non ci sarà nulla per esodati e lavoratori precoci.
Il tanto atteso confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati sta finalmente per avere luogo nella sede del Ministero del Lavoro. Saranno presenti il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, Susanna Camusso per la Cgil, Annamaria Furlan per la Cisl e Carmelo Barbagallo per la Uil. L’obiettivo è quello di arrivare ad un accordo sulle pensioni il più condiviso possibile soprattutto per quanto concerne l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. A tal proposito la proposta del Governo sarà quella dell’utilizzo dell’Ape che dovrebbe permettere ai lavoratori con almeno 63 anni di età e 20 di contributi versati, di accedere al sistema previdenziale con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo. Il tutto dovrebbe essere permesso con un prestito bancario assicurato veicolato attraverso l’Inps, che poi i lavoratori beneficiari andranno a restituire con rate mensili per un periodo di ammortamento della durata di ben 20 anni. Resta il pesante punto interrogativo su quali siano le agevolazioni che il Governo ha intenzione di dare a determinate classi di lavoratori.