La Uil evidenzia di aver lavorato per raggiungere un’intesa con il Governo sulla riforma delle pensioni. “Si sono definiti interventi volti a eliminare alcune delle iniquità e ingiustizie più eclatanti”, scrive in una nota il Segretario confederale Domenico Proietti. Il quale non manca di evidenziare “che le risorse appostate dal Governo non sono del tutto sufficienti, ma adesso nessuno si sogni di farle diventare inesistenti”. Il sindacalista avverte quindi che “la Uil continuerà in queste ore a lavorare con spirito costruttivo per dare una risposta alle attese dei lavoratori e dei pensionati”.
Susanna Camusso torna a esprimersi sulla riforma delle pensioni e l’intesa raggiunta in merito tra Governo e sindacati. Il Segretario generale della Cgil ha ribadito di non condividere l’ipotesi dell’Ape. “Bisognava fare un intervento strutturale che, per alcune cose, abbiamo fatto. Penso al tema dei lavori usuranti, all’aver ricostruito una strada rispetto alle pensioni di anzianità e ai lavoratori precoci, ma c’è ancora tanto lavoro da fare”, ha spiegato la sindacalista.
Tommaso Nannicini, impegnato in prima linea al tavolo tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, difende l’Ape. Intervistato da Avvenire, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio spiega infatti che “sarà un’opportunità in più per chi vuole gestire in modo flessibile il passaggio dal lavoro alla pensione”. Nannicini ci tiene anche a precisare che “alla fine i costi saranno più bassi di quelli che si dicono, ma è presto per fare numeri. Poi ci saranno l’Ape sociale, dove lo Stato si farà carico di garantire un reddito-ponte minimo per chi vi accede in stato di bisogno, e l’Ape aziendale, dove saranno il datore di lavoro o un fondo bilaterale a farsi carico dei costi”.
La commissione Lavoro della Camera ha dato parere positivo al Def, chiedendo però che nella prossima Legge di bilancio ci siano anche degli interventi in tema previdenziale. Davide Baruffi, membro della commissione, l’ha spiegato in un post su Facebook, aggiungendo che la richiesta è quella di dare piena attuazione all’intesa tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Il deputato del Pd ha anche spiegato che la Commissione ha chiesto l’ottava salvaguardia degli esodati, l’impiego di tutte le risorse stanziate per Opzione donna e il blocco definitivo dell’aliquota contributiva per i lavoratori autonomi.
Lo Spi-Cgil si prepara a presentare agli italiani i contenuti dell’intesa tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. È il Segretario generale Ivan Pedretti a comunicarlo tramite il suo profilo Facebook, allegando un volantino appositamente predisposto con l’obiettivo di mostrare sinteticamente i risultati raggiunti. Per i pensionati, vengono evidenziati l’aumento della no tax area, delle quattordicesime e la promessa di rivedere la rivalutazione delle pensioni. Per i pensionandi viene ricordato il cumulo gratuito dei contributi, insieme alla ridefinizione delle norme sui lavori usuranti. Per quanto riguarda Ape e lavoratori precoci, il sindacato fa sapere di voler attendere la definizione delle platee interessate prima di pronunciarsi.
In queste ultime settimane l’attenzione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e le varie parti sociali è stata catalizzata dal confronto sul tema della riforma delle pensioni ed in particolar modo per quanto concerne l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo dell’Ape. Tuttavia ci sono tante altre questioni sulle pensioni rimaste ancora irrisolte di cui il Governo dovrebbe provvedere nei prossimi giorni, a dare delle opportune risposte. Tra le tante c’è anche quella riguardante la paventata proroga dell’Opzione Donna che permetterebbe a tante lavoratrici di avere accesso al sistema previdenziale in anticipo rispetto ai tempi prestabiliti dall’attuale legge. Sul tavolo c’è una richiesta abbastanza condivisa da parte dei vari esponenti del Parlamento per una proroga fino al 31 dicembre 2018 ma ci sono un paio di importanti nodi da sciogliere. Il primo è il problema anagrafico con le lavoratrici nate nel 1957 e nel 1958 che verrebbero fortemente penalizzate. Il secondo nodo è relativo alle risorse a disposizione con il Governo già in difficoltà nel reperire quelle per l’Ape per cui c’è il rischio che a farne le spesse possa essere proprio l’Opzione Donna.
Giuliano Poletti ha deciso di postare sul suo profilo Facebook un video per rispondere ad alcune domande pervenutegli sulla riforma delle pensioni, oggetto del recente verbale firmato tra Governo e sindacati. Il ministro del Lavoro ha parlato anche delle misure per i lavoratori precoci, spiegando che si è scelto di seguire lo stesso criterio usato per l’Ape social, individuando situazioni e criteri particolari cui consentire la pensione anticipata dopo 41 anni di contributi. Poletti riconosce che certamente non accontenterà tutti, tuttavia si tratta a suo modo di vedere di un passo in avanti. Resta il fatto che il verbale siglato riconosce come precoci coloro che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni. E se qualcuno ha potuto versare i contributi solamente dopo, pur essendo magari impegnato in un lavoro usurante resterà escluso dall’intervento che il Governo vuol varare.
Tra i lavoratori precoci c’è attesa per sapere se la riforma delle pensioni riuscirà o meno a garantire a tutti loro l’accesso anticipato alla quiescenza. Tuttavia è chiaro che la richiesta di Quota 41 non potrà trovare piena soddisfazione. Per questo c’è chi non nasconde la propria amarezza per le promesse fatte in questi mesi, in particolare da Cesare Damiano, che si dice soddisfatto dell’intesa raggiunta tra Governo e sindacati. In tanti lavoratori precoci si sono spesi per la raccolta firme a sostegno della proposta di legge dell’ex ministro e ora non ne vedono i frutti. Tuttavia vi è chi ritiene che il lavoro fatto sia servito, anche solo per unire tra loro i lavoratori precoci e rendere nota la loro battaglia e le loro richieste.
Antonio Foccillo ha voluto sottolineare alcuni aspetti positivi dell’intesa tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, in particolare per quel che riguarda l’aumento della no tax area e delle quattordicesime per le pensioni più basse. Il Segretario Confederale della Uil, in un’intervista a Il Giornale di Vicenza, ha voluto evidenziare anche che il suo sindacato ha provato “fino all’ultimo momento a ottenere di più, ma tutto dipende dalla quantità di risorse e soprattutto dalla volontà politica”. Il sindacalista ha poi ricordato che l’Ape “non è un pacchetto chiuso: è un’ipotesi sperimentale per due anni e in corso d’opera ci saranno altri momenti di confronto”.
Di riforma delle pensioni si è parlato anche durante l’ultima puntata de La Gabbia Open, la trasmissione in onda su La 7. Tra gli ospiti anche Alessandro De Nicola, che non ha nascosto di ritenere che l’Ape nasca da un ragionamento raffinato, ma sia stato realizzato in modo abborracciato. In buona sostanza risulta sconveniente e in pochi vi accederanno volontariamente. Il Presidente della Adam Smith Society ha quindi ricordato come la mancata portabilità dei fondi pensioni costituisca un problema, dato che quelli più efficienti non riescono a competere con quelli meno efficienti”.
Per Annamaria Furlan, l’intesa tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni “apre una nuova fase nel rapporto tra la politica ed i corpi intermedi dopo anni di ‘disintermediazione’ e di ostracismi sulla concertazione”. Il numero uno della Cisl, intervenendo su Il Gazzettino, evidenzia che comunque “restano tante cose ancora da fare”, in generale su tutto il fronte economico. La sindacalista ritiene in particolare che serva un “patto sociale” in modo da “aumentare l’occupazione stabile dei giovani; rinnovare subito tutti i contratti aperti ma cambiando anche il sistema e le relazioni industriali in modo da alzare sia la produttività, sia i salari”.
Oltre alla riforma delle pensioni, Carmelo Barbagallo chiede al Governo di arrivare a una separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale. Questo per evitare che organismi come l’Ocse diano una rappresentazione “completamente errata” della spesa pensionistica italiana. Per il Segretario generale della Uil, infatti, l’organizzazione di Parigi conteggia “tutta la spesa assistenziale (53 miliardi), il Tfr, che è salario differito, e numerose altre voci che non hanno niente a che vedere con la previdenza”. Per il sindacalista, quindi, la spesa pensionistica è in realtà al 10% del Pil, “quindi, sotto la media europea”.
La riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto, anche mediante il confronto con i sindacati, dimentica i Vigili del fuoco. Lo evidenzia il sindacato Conapo, il cui Segretario generale Antonio Brizzi ricorda in una nota come i pompieri siano di fatto “il Corpo dello Stato più penalizzato, senza i dovuti riconoscimenti dei servizi operativi ai fini pensionistici”. Il sindacalista ci tiene a sottolineare che i Vigili del fuoco sulle pensioni non chiedono altro che “ciò che è già riconosciuto a tutti gli altri Corpi, tra cui il meccanismo dei 6 scatti pensionabili che hanno tutte le forze armate di polizia, altrimenti diventeremo i pensionati più poveri”. Brizzi ricorda altresì che da tempo Conapo ha chiesto un incontro con Renzi, Alfano, Madia e Poletti, ma ancora non hanno avuto un riscontro. Concludendo la nota, Brizzi non può non evidenziare di essere “dispiaciuto del fatto di non aver sentito, da parte dei sindacati Cgil-Cisl-Uil presenti alla trattativa, richieste di sanare la grave situazione dei Vigili del fuoco”.
La riforma delle pensioniporterà quasi certamente a un aumento delle minime grazie all’intervento sulla quattordicesima. Tuttavia Luca Zaccari evidenzia che “Renzi mette tutto nero su bianco, ma non su una legge, scrive un verbale nel quale si stabilisce un percorso che spetterà poi all’esecutivo eseguire. Ormai, è noto a tutti che questo Governo non brilla per la coerenza tra annunci e fatti”. Il Coordinatore Forza Italia Giovani Lazio ci tiene quindi a ricordare “che l’unico che davvero ha alzato le pensioni minime è stato il Governo Berlusconi, segno che se le cose si vogliono fare, si fanno, senza voto di scambio o mancette elettorali”.
Cesare Damiano è stato ospite della puntata di Mi Manda Rai Tre in onda ieri sera per parlare anche di pensioni. Da uno dei telespettatori è arrivata una domanda appositamente per lui: chiedeva che fine avesse fatto la sua proposta di legge sui lavoratori precoci, che tutti sembrano trascurare. L’ex ministro del Lavoro ha ricordato quindi che il verbale siglato da Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni contiene un capitolo proprio sui lavoratori precoci: per loro è stata aperta quindi una breccia per poter andare in pensione dopo 41 anni di contributi a determinate condizioni. Inoltre, Damiano ha evidenziato che verrano cancellate le penalizzazioni per chi andrà in pensione a 62 anni se ha iniziato a lavorare tra i 14 e i 18 anni.
Mentre l’Italia discute di riforma delle pensioni, l’Ocse ritiene che il nostro sistema pensionistico stia migliorando la propria stabilità finanziaria, grazie però al fatto che è stata aumentata l’età pensionabile. L’organizzazione di Parigi segnala quindi che le spese pensionistiche in Italia rappresentano il 16% del Pil, mentre in Francia si passa al 13% e in Germania all’11%. Tra i paesi Ocse solo la Grecia ha un dato superiore al nostro. Si tratta di numeri che sicuramente faranno discutere, come accade ogni volta che un organismo internazionale si pronuncia sulle pensioni in Italia.
La riforma delle pensioni porterà quasi certamente a un aumento delle minime grazie all’intervento sulla quattordicesima. Tuttavia Luca Zaccari evidenzia che “Renzi mette tutto nero su bianco, ma non su una legge, scrive un verbale nel quale si stabilisce un percorso che spetterà poi all’esecutivo eseguire. Ormai, è noto a tutti che questo Governo non brilla per la coerenza tra annunci e fatti”. Il Coordinatore Forza Italia Giovani Lazio ci tiene quindi a ricordare “che l’unico che davvero ha alzato le pensioni minime è stato il Governo Berlusconi, segno che se le cose si vogliono fare, si fanno, senza voto di scambio o mancette elettorali”.
Mentre gli esodati sono impegnati per far sì che la riforma delle pensioni contenga anche l’ottava salvaguardia, nei cinema sta per arrivare il film “L’Esodo”, diretto da Ciro Formisano, e dedicato proprio a coloro che, a seguito della Legge Fornero sulle pensioni, si sono ritrovati senza lavoro e lontani dai requisiti necessari per andare in pensione. La pellicola racconta la vicenda di Francesca, un’esodata interpretata da Daniela Poggi, che si trova ad affrontare il cambiamento della sua vita a seguito della riforma delle pensioni del 2011. Il film arriva nelle sale cinematografiche a tre anni dall’inizio del progetto e proprio in tempo per aiutare chi ancora non è riuscito ad avere una salvaguardia.
La riforma delle pensioni che il Governo intende varare aumenterà la quattordicesima per gli assegni più bassi, anche per gli italiani all’estero. “Giova tuttavia ricordare che ai nostri pensionati residenti all’estero è stato finora erogato l’importo minimo (a causa dei pochi contributi versati in Italia solitamente inferiori a 15 anni e della decisione dell’Inps – da noi contestata anche con interrogazioni parlamentari – di non considerare utili i contributi esteri ai fini del calcolo) pari a 336 euro che però sarà ora aumentato a 437 euro”, spiegano Marco Fedi e Fabio Porta in una nota. I due parlamentari Pd eletti nella circoscrizione estero annunciano quindi che chiederanno al Governo “la presa in considerazione dei contributi esteri ai fini del calcolo dell’importo della 14ma e l’aumento dell’importo minimale delle pensioni in convenzione”.
Nella scorsa settimana il Governo ed i sindacati sono riusciti a trovare un importante accordo per quanto concerne la questione della riforma delle pensioni. Una convergenza piuttosto amplia soprattutto per quanto concerne il meccanismo dell’Ape che nei prossimi due anni in via sperimentale dovrebbe permettere ai lavoratori con 63 anni di età ed un minimo di 20 anni di contributi versati, di accedere alla pensione con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo. Il meccanismo sarà regolato per mezzo di un prestito che verrà veicolato direttamente dall’Inps che ne gestirà tutte le varie fasi che poi sarà rimborsato in venti anni, prelevando una determinata somma mensile direttamente dalla pensione. Tuttavia c’è un aspetto che sta mettendo in allarme una possibile fetta di beneficiari ed in particolare il fatto che il lavoratore per accedere all’Ape dovrà maturare una pensione non inferiore ad un determinato valore che ancora non è stato fissato. È chiaro che potrebbero essere tagliati fuori quanti matureranno pensioni piuttosto basse.