Oggi sono state assegnate la Panchina d’Oro (vinta da Francesco Guidolin) e la Panchina d’Argento, per la serie B. I premi erano riferiti alla stagione 2011: indiscutibile la vittoria di Attilio Tesser, che ha guidato il Novara ad una storica promozione in serie A. L’occasione è stata utile per fare una chiacchierata con lui, a proposito ovviamente di questo riconoscimento, ma anche della situazione “particolare” che stanno vivendo alcuni suoi colleghi sulle panchine della serie A, come Claudio Ranieri – allenatore dell’Inter a rischio esonero – e Luis Enrique, controverso allenatore asturiano della Roma. Ecco quello che Tesser ci ha raccontato nell’intervista in esclusiva a ilsussidiario.net:
Mister, lei è fresco vincitore della Panchina d’Argento, premio ambito e meritato, ci aiuta a capire meglio cosa sta succedendo a Claudio Ranieri, allenatore dell’Inter in queste ore a rischio esonero? E’ davvero possibile passare da “fenomeno” a “brocco” nel giro di un mese?
Penso che non sia possibile. Uno non può essere un giorno bravo e il giorno dopo meno bravo. Poi può sbagliare: anch’io che lavoro commetto sicuramente degli errori, ma questa è un’altra storia. Sulla validità della persona, dell’uomo e di tutto non si può essere bravi o meno bravi a giorni pari o dispari.
Parlando del premio che ha ricevuto, come lo commenta?
Chiaramente sono molto felice. E’ un premio che si riferisce alla stagione scorsa, in cui con i miei giocatori e tutto l’ambiente siamo riusciti a fare un’impresa secondo me importante, riuscendo a riportare il Novara in serie A dopo 55 anni. Sono contento che i miei colleghi mi abbiano dato questo premio che, come ho detto, divido con i miei giocatori e tutto l’ambiente di Novara.
Parlando di altro, la Roma è affondata a Bergamo: secondo lei, è un problema di progetto non esportabile? Il Barcellona in Italia avrebbe le stesse difficoltà?
Credo che il Barcellona farebbe grandi cose anche nel nostro campionato: l’abbiamo visto quando è venuto a giocare a San Siro. Dopodichè credo che Luis Enrique sia un bravissimo allenatore, con una giusta mentalità. Sta portando qualcosa di diverso a livello di mentalità, di come si gioca a calcio. Penso che stia lavorando bene, e il frutto del suo lavoro – che abbiamo già visto tante volte quest’anno in singole partite – lo vedremo bene, a livello di gruppo e nel complesso, dalla prossima stagione.
Quindi lei ritiene che si debba andare avanti con lui e che il suo modello funzionerà?
Sì, assolutamente.
Abbiamo visto De Rossi lasciato in tribuna per un ritardo alla riunione tecnica. Per lei è giusto che la regola prevalga sul fatto di mettersi nelle migliori condizioni di fare risultato in una partita importante?
Considerando la premessa che De Rossi è un grandissimo calciatore, in assoluto tra i primi due o tre in Italia, e che ho una stima immensa per lui: dipende dalla gestione che hanno alla Roma. La regola deve valere che tu ti chiami De Rossi o Piscitella. L’allenatore le regole le mette prima, e io penso che il primo dispiaciuto per quello che è successo ieri sia proprio Luis Enrique; oggi gli si va contro, ma credo che a medio-lungo termine, se la regola prevale, diventa qualcosa di positivo che poi dà i suoi frutti. E’ chiaro che nell’immediato non ne dà, ma nel futuro sì.
Restiamo a Roma, ma sponda Lazio. In merito alle dimissioni poi rientrate di Reja le chiedo: giusto continuare anche forzatamente, o quando il rapporto si incrina è meglio interromperlo subito?
Bisogna essere dentro per saperlo. Loro si conoscono, e io penso comunque che i rapporti devono essere sempre chiari e puliti, altrimenti si va avanti solo fino al litigio successivo. Io penso che Reja e Lotito siano entrambi persone adulte di una certa esperienza, e sapranno sicuramente mettere a posto il loro rapporto. Sicuramente poi, parlando in generale e non solo del caso Reja-Lotito, i rapporti devono essere sempre chiari.
(Claudio Franceschini)