Gli ultimi dati Istat ci dicono che dopo l’aumento del mese di aprile (+0,6%), a maggio 2015 gli occupati, in Italia, diminuiscono dello 0,3% (-63 mila) rispetto al mese precedente. Nel nostro Paese si registra, quindi, un tasso di occupazione pari al 55,9%, in calo nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali. In una prospettiva di più ampio respiro si deve evidenziare che, rispetto a maggio dello scorso anno, l’occupazione cresce di un modesto 0,3% (+60 mila) e il tasso di occupazione nella stessa misura.
Un calo, quello degli occupati, che colpisce, secondo il rapporto del nostro istituto di statistica, in maniera più significativa i soggetti più deboli nel mercato quali, ad esempio, i giovani. Gli occupati tra i 15 e i 24 anni diminuiscono, infatti, del 2,8% rispetto al mese precedente (-26 mila). Il tasso di occupazione giovanile, inoltre, pari al già modesto 15,0%, diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Se è vero, quindi, che il numero di giovani disoccupati diminuisce su base mensile (-20 mila, pari a -3,1%), è da leggersi come molto preoccupante il dato che emerge rispetto ai giovani inattivi. Il loro numero aumenta, infatti, nel mese di maggio dell’1,0% rispetto ad aprile (+43 mila). Il tasso di inattività dei giovani tra 15 e 24 anni cresce così di 0,8 punti percentuali, arrivando a un preoccupante 74,3%.
Sembra così emergere chiaramente che, in assenza di una solida e robusta crescita economica, il Jobs Act da solo non è in grado di creare occupazione, in particolare per le generazioni più giovani. Sembra, inoltre, che l’ambizioso progetto dell’Unione europea per il lavoro dei giovani, la “Garanzia Giovani”, non stia, almeno in Italia, raggiungendo gli obiettivi auspicati. Un programma, questo, in continua evoluzione proprio nella speranza di renderlo sempre più efficace e in grado di intercettare i molti, troppi, ragazzi tenuti ai margini del mercato del lavoro.
Deve leggersi in questa prospettiva la significativa apertura dell’esecutivo alle Agenzie per il lavoro. Con una nota di pochi giorni fa si consente, infatti, a tutti quei soggetti regolarmente iscritti all’Albo delle Agenzie per il lavoro di accedere, nel rispetto della normativa sui dati personali, ai curricula dei giovani profilati nell’ambito del programma Garanzia Giovani.
Una scelta che anticipa, potremmo dire in modo sperimentale, quanto previsto dal Jobs Act. Nella bozza di decreto in materia di politiche attive si prevede, infatti, tra le varie misure, il finanziamento di un assegno di ricollocazione, a favore dei soggetti disoccupati da più di sei mesi, e graduato in funzione del profilo di occupabilità, che sarà spendibile sia presso i Centri per l’impiego che presso i soggetti accreditati.
Un’indicazione che, seppur tra molti limiti, segna una forte discontinuità culturale, almeno per la sinistra italiana, e che va certamente nella direzione riformista, e sussidiaria, immaginata dal Professor Biagi per la nostra rete di servizi per il lavoro.