LA “CONTA” DEI LAVORATORI PRECOCI
I lavoratori precoci non hanno intenzione di mollare la loro battaglia per vedere diventare realtà la Quota 41 che rende possibile il pensionamento dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Sulla pagina Facebook del Gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti c’è chi riflette sul fatto che, visto anche il numero di domande presentate per accedere all’Ape social, ci sarebbe un gran numero di persone favorevoli alla Quota 41, se non dei veri e propri lavoratori precoci. Forse più di quelli che si vedono nelle manifestazioni nazionali a Roma, anche perché non è spesso possibile per tutti parteciparvi durante la settimana. Dunque, in vista delle elezioni che si terranno nei prossimi mesi, i precoci potrebbero avere un peso importante o comunque dovrebbero essere presi in considerazione dai partiti. Le chance di poter cambiare il sistema pensionistico, quindi, ci sono, anche se non sarà facile arrivare all’obiettivo.
MORANDO BLOCCA OGNI INTERVENTO
Se la notizia dell’aumento del Pil superiore del previsto aveva fatto pensare che ci fossero risorse in più da stanziare nella Legge di bilancio per alcuni interventi di tipo previdenziale, Enrico Morando stronca subito questa possibilità. Intervistato da Repubblica, il viceministro dell’Economia ha spiegato infatti che “sulla previdenza abbiamo varato un intervento molto significativo l’anno scorso. Sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all’occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono”. Parole che ovviamente faranno molto discutere. Non solo perché sembra essere esclusa ogni possibilità di blocco dell’aumento dell’età pensionabile nonostante Giuliano Poletti abbia spiegato che intende attendere i dati Istat sull’aspettativa di vita per decidere, ma anche perché Morando sembra chiudere la porta a ogni tipo di intervento previdenziale, anche l’estensione dei beneficiari dell’Ape social o i possibili “sconti” contributivi per favorire il pensionamento delle donne.
BOCCIA: PENSARE AL LAVORO NON ALLE PENSIONI DEI GIOVANI
Commentando i dati incoraggianti sul Pil dell’Italia, Vincenzo Boccia ha detto che ci troviamo di fronte a un’inversione di marcia che comincia a diventare strutturale, visto che sono diversi trimestri che gli indici sull’economia sono positivi, in certi casi anche al di sopra delle aspettative. Intervistato dal Tg3, il Presidente di Confindustria ha quindi parlato della Legge di bilancio, evidenziando come sia importante “cominciare a lavorare sul mondo del lavoro partendo dai giovani con un grande piano di inclusione”. Boccia ha quindi ribadito un concetto espresso già in altri occasioni e cioè che “bisogna pensare ai giovani per farli entrare nel modo del lavoro, costruire il presente dei giovani, non pensare al loro futuro pensionistico”. Pur ammettendo che che sapere di poter contare su una pensione è importante, ma non prioritario di fronte al problema occupazionale.
QUOTA 100, I POSSIBILI MALINTESI
Sulla Quota 100 si stanno ingenerando alcuni malintesi. Prevista nella proposta di legge 857 di Cesare Damiano, di fatto prevede che si possa andare in pensione quando la somma tra l’età anagrafica e gli anni di contributi versati dà come risultato 100. Tuttavia, occorre considerare che vengono richiesti almeno 62 anni di età e 35 di contributi. Questo vuol dire che non sarebbe possibile andare in pensione a 60 anni avendone versati 40 di contributi, né tantomeno di farlo a 59 anni con 41 di contributi. Di fatto, occorre avere almeno 62 anni di età e 38 di contributi, oppure 65 anni di età e 35 di contributi. Nella stessa proposta di legge di Damiano, tuttavia, è prevista la possibilità di accedere alla pensione, indipendentemente dall’età anagrafica avendo versato 41 anni di contributi. Questo, quindi, consentirebbe di venire incontro ai lavoratori precoci che, avendo iniziato a lavorare in giovane età, potrebbero accedere alla quiescenza anche prima dei 62 anni o persino dei 60.
PDL SIMONETTI E LAVORATORI PRECOCI
Se è vero che la proposta di legge 4600 di Roberto Simonetti non prevede un intervento specifico come Quota 41 o Quota 100, pure sostenuti dalla Lega Nord, è pur vero che congelare l’aumento dell’età pensionabile è certamente un intervento che non può che essere visto con favore dai lavoratori precoci, che tra le loro richieste al Governo avevano presentato quella di eliminare il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Certo, la proposta del deputato del Carroccio non elimina del tutto il meccanismo, ma quanto meno assicura che fino alle fine del 2022 non scatteranno degli aumenti dell’età pensionabile o degli anni di contributi necessari all’accesso alla quiescenza. Su quest’ultimo punto, tra l’altro, anche Giuliano Cazzola, uno dei “difensori” della Legge Fornero, ha riconosciuto che uno degli elementi più discutibili dell’attuale sistema è il fatto che si debba continuamente aumentare il requisito contributivo.
IL CONFRONTO TRA APE E OPZIONE DONNA
Dopo che è stata diffusa la notizia che il decreto attuativo sull’Ape volontaria è ormai in procinto di essere varato, si è ricominciato a parlare dell’Anticipo pensionistico, dei suoi vantaggi e dei suoi costi. Orietta Armiliato, dalle pagine del Comitato Opzione donna social, ha voluto fare un po’ di chiarezza rispetto a certi giudizi che sono stati dati su questa misura, paragonata a Opzione donna. Innanzitutto ha ricordato che la differenza tra l’ingresso in pensionamento anticipato nei due casi non è pari a sei anni, ma a circa 4, considerato che c’è un anno di finestra mobile nel caso di Opzione donna e che bisogna avere 57 anni e 7 mesi contro i 63 dell’Ape. Inoltre, è certamente vero che l’Anticipo pensionistico nella sua versione volontaria comporta una decurtazione ventennale della futura pensione, ma è altrettanto vero, ha precisato Armiliato, che tale penalizzazione è inferiore all’importo cui bisogna rinunciare con il ricalcolo contributivo dell’assegno insito in Opzione donna.
“Quindi occhio a chi tenta di distorcere questi concetti e attenzione alle manipolazioni di chi (e davvero non se ne capisce il perché) continua a mettere in contrapposizione le due misure [Opzione Donna verso Ape] quando l’una non escluderebbe l’altra e quando una è basata su concetti estranei all’altra”, aggiunge Armiliato, ricordando che in ogni caso non c’è alcuna costrizione nell’aderire né all’una, né all’altra.
LANDINI E IL TESORETTO DEL GOVERNO
C’è attesa per un dato che verrà comunicato domani, mercoledì 16 agosto. L’Istat, infatti, farà sapere qual è la stima preliminare del Pil relativo al secondo trimestre dell’anno. Se, come ricorda Il Giornale, questo dato dovesse attestarsi al +0,4%, la crescita acquisita potrebbe portarsi al +1,2% a livello annuale. Il che rende altamente probabile una crescita del Pil a fine anno intorno all’1,3-1,4%, più alta quindi di quella preventivata in occasione della stesura del Def ad aprile (+1,1%). Tutto questo dovrebbe rendere disponibili un paio di miliardi in più per la Legge di bilancio, un vero e proprio “tesoretto” che bisognerà decidere come utilizzare. In questo senso non mancano certo le richieste: aumentare gli incentivi che già si prevede di varare per le assunzioni dei giovani o interventi previdenziali, magari in relazione all’Ape social, per aumentare la platea dei beneficiari. In questo modo, forse, si potrebbe anche replicare a chi, come Maurizio Landini, critica l’Anticipo pensionistico anche agevolato.
M5S E IL PROGRAMMA SULLE PENSIONI
Sul blog di Beppe Grillo oggi un video di Alfonso Bonafede annuncia che dal 22 al 24 settembre a Rimini si terrà Italia 5 Stelle, un evento in cui “vi vogliamo parlare dell’Italia che abbiamo in mente, quella che abbiamo cominciato a progettare nel 2009, quando è stato fondato il Movimento 5 Stelle, e che tra pochi mesi avremo forse la possibilità di realizzare dopo le elezioni politiche”. Sarà interessante vedere se i pentastellati presenteranno o riassumeranno anche i punti del loro programma, sul quale gli iscritti si sono espressi nei mesi scorsi scegliendo tra varie proposte. Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, la maggioranza dei voti era andata alla “staffetta generazionale, come strumento di riduzione dell’orario del lavoratore vicino alla pensione, a fronte dell’assunzione di giovani, al fine di favorire l’occupazione giovanile e accompagnare i lavoratori anziani verso la pensione, garantendo un passaggio di conoscenze ed esperienze tra generazioni”.