BRAMBILLA APPOGGIA LA QUOTA 41
Si discute molto della possibilità di fermare o meno l’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare a partire dal 2019. E Alberto Brambilla non sembra essere d’accordo con Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. La loro iniziativa, ha detto l’ex sottosegretario al Welfare a Labitalia, “si pone un obiettivo sbagliato: l’obiettivo non può essere quello di fermare l’età pensionabile”. L’Avanti, nel ricordare queste dichiarazioni, sottolinea che però Brambilla non nasconde che occorrerebbe “neutralizzare l’aggancio dell’anzianità contributiva all’aspettativa di vita. Questo sì che è un errore”. Difatti “ormai si va in pensione con 43 anni di contributi e di questo passo arriveremo a 45 anni. Un’enormità. Occorrerebbe ripristinare la quota di 41 anni e mezzo perché questa sarebbe la giusta risposta di flessibilità da dare a tutti i lavoratori precoci e le donne”.
LAVORATORI PRECOCI IN TV
I lavoratori precoci non hanno intenzione di mollare la loro battaglia per Quota 41. E lo dimostra Rosa Poloni, pronta a partecipare, come ha annunciato sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, questa sera a una trasmissione televisiva su Rete Veneta. Non è la prima volta che i precoci partecipano a un dibattito televisivo, né per la Poloni, che è tra le precoci più “combattive”, presente anche alle manifestazioni nazionali, oltre che essere portavoce del Comitato dei lavoratori precoci del Veneto. Ancora una volta, quindi, verrà ribadito che accedere alla pensione dopo 41 anni di lavoro deve essere riconosciuto come un diritto. Anche per coloro che magari, per la mancanza non certo voluta di qualche requisito, sono impossibilitati a presentare domanda per accedere alla Quota 41 prevista all’interno dell’Ape social.
DAMIANO REPLICA A MORANDO
Cesare Damiano è d’accordo con Enrico Morando per quanto riguarda la necessità di varare misure in favore dell’occupazione dei giovani nella prossima Legge di bilancio. Ma non concorda con il viceministro dell’Economia quando chiude la porta a interventi sulle pensioni. In primo luogo, spiega l’ex ministro del Lavoro, perché è in atto un confronto tra Governo e sindacati proprio sul tema della previdenza. Vanno poi stanziate risorse per soddisfare le domande in esubero su Ape social e Quota 41. Inoltre, aggiunge Damiano, “per quanto riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, un rallentamento della salita è obbligatorio e non va messo in contrapposizione con l’intervento per i giovani”. Questo in quanto, evidenzia il Presidente della commissione Lavoro della Camera, c’è stato un abbassamento dell’aspettativa di vita nel 2015.
LA SENTENZA SUL CALCOLO RETRIBUTIVO IN SICILIA
Il dibattito sui vitalizi dei politici e i costi in generale della politica non è solo a livello nazionale, ma anche locale, specialmente in Sicilia. Da dove arriva una notizia non certo irrilevante. La Corte dei Conti siciliana, infatti, ha respinto il ricorso di un ex dipendente della Regione che lamentava di ricevere una pensione basato su un calcolo “penalizzante”, visto che la legge regionale del 2015 in materia imponeva che il calcolo retributivo avvenisse non più sull’ultimo anno di retribuzione, ma sulla medie degli ultimi cinque anni. La Corte dei Conti, spiega il Quotidiano di Sicilia, ha però spiegato che la riforma Baccei (quella appunto del 2015) non ha violato alcun diritto. “Non sussiste un principio di intangibilità e di non modificabilità dei metodi di calcolo dei trattamenti di quiescenza, secondo il diverso fluire del tempo; conseguentemente è manifestamente infondata la connessa prospettata questione di incostituzionalità”, ha stabilito il Giudice unico delle pensioni Maria Rita Ricci.
IL VANTAGGIO DELLA GERMANIA
L’aumento del Pil superiore alle aspettative ha portato in Italia a una discussione sull’utilizzo da fare delle risorse in più che ci saranno per la Legge di bilancio. Secondo Enrico Morando non vanno destinate alle pensioni, ma c’è chi nel suo stesso partito non la pensa così. È in ogni caso interessante vedere cosa succede altrove. Un articolo di Italia Oggi descrive la situazione della Germania, dove l’economia continua a marciare e la disoccupazione è ai minimi storici, soprattutto tra i giovani. Basti pensare che il 53% degli under 30 dice di impiegare meno di tre mesi per trovare un’occupazione. Tutto questo aiuta anche il sistema previdenziale, in quanto “se lavorano tutti aumentano le entrate pubbliche e i contributi per le mutue e le casse pensioni”. Il sistema, quindi, per il momento regge bene. Bisognerà solo vedere se riuscirà a tenere anche nel lungo periodo.
LA RICETTA DI RIC EDELMAN
Preoccupati per il fatto che l’età pensionabile potrebbe salire a 67 anni a partire dal 2019? Consola poco sapere che Ric Edelman, Presidente della Edelman Financial Services, società di consulenza che si occupa anche di pianificazione pensionistica, ritenga che la nozione stessa di pensionamento sia superata. Le sue parole vengono riportate da investireoggi.it. Edelman ritiene che la pensione sia stata un’importante innovazione del XX secolo, “non esisteva nel XIX secolo e non esisterà nel XXI. Si lavorerà fino a 75, 85, 95, 105 anni”. Dal suo punto di vista ci si dovrà abituare al fatto che ci saranno carriere discontinue, con cicli di lavoro alternati a periodo di disoccupazione che spingeranno però gli individui a rimettersi continuamente in gioco sfruttando le opportunità di guadagni offerto dalla sharing economy. Parole sicuramente difficili da comprendere e da contestualizzare, tenendo conto che vengono da un americano.
FIOM PRONTA ALLA MOBILITAZIONE
Francesca Re David, da poco alla guida della Fiom al posto di Maurizio Landini, annuncia un autunno di probabile mobilitazione per il sindacato. Intervistata dall’Agi ha infatti spiegato che quando si esauriranno gli ammortizzatori sociali, le crisi verranno affrontate con i licenziamenti resi meno costosi dal Jobs Act. Considerando poi che la prospettiva di una pensione diventa sempre più lontana, potrebbero esserci persone che resteranno prive di reddito: una vera emergenza. Per questo la Fiom, ha detto la sindacalista, è pronta a mobilitarsi, anche perché la cosiddetta ripresa economica è ancora debole. “Non si vede la fine della crisi. L’occupazione riprende solo per gli ultracinquantenni costretti ad accettare qualsiasi impiego per sopravvivere e gli elementi di protezione del lavoro si riducono drasticamente”, ha aggiunto Re David, ricordando che uno dei problemi dell’Italia è avere un sistema pensionistico totalmente contributivo, con un’età pensionabile alta e senza alcun elemento di solidarietà.