Siete un dipendente della pubblica amministrazione di Firenze con il vizio del fumo? D’ora in poi, per ogni sigaretta accesa dovrete timbrare il cartellino. E anche ogni volta che vi alzerete per bere un caffè. Si tratta di un provvedimento emanato dal nuovo dirigente dell’ufficio anagrafe, Alessandro Bartolini, ex comandante della polizia municipale. La disposizione avrebbe dovuto riguardare solo l’ufficio in questione, al che i suoi dipendenti si sono lamentati di un trattamento diverso rispetto ai colleghi. Il sindaco “rottamatore” Matteo Renzi non ci ha pensato due volte a dar loro ragione. E, con lo spirito lo goliardico tipico dei toscani, ha deciso di estendere la norma a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. I quali, non l’hanno per nulla presa in ridere. Ma Renzi, di fronte alla critiche e alle polemiche, ha detto che a togliere la norma non ci pensa nemmeno.
Secondo il giovane sindaco, in un momento in cui la crisi sta lasciando a casa tante persone, il comparto pubblico è tenuto a dare l’esempio. Allora, ciascuno è libero di poter prendere il caffè o di poter fare la pausa per la sigaretta, figuriamoci se qualcuno mette in discussione il diritto di fare certe cose, però la è serietà è quella di timbrare il cartellino, uscire, di prendersi il quarto d’ora che serve e poi rientrare. Altrimenti non facciamo una bella figura con i cittadini», ha detto. Non la pensa così Maurizio Marini Segretario della Cisl Funzione pubblica della Lombardia. Che, interpellato da Ilsussidiario.net, spiega: «E’ un’iniziativa un po’ estemporanea. E’ vero: la pubblica amministrazione ha la necessità di recuperare efficienza e produttività. Ma credo sia, anzitutto, un problema di natura generale che riguarda in primis il management. La p.a. deve fare la sua parte dal punto di vista della responsabilità.
Ma, solo dal confronto delle parti può nascere un percorso che consenta di mettere in campo azioni virtuose». L’idea del sindaco, secondo Marini, è tutt’altro che azzeccata: «Tutte le azioni impositive diventano difficili da praticare. Come quelle del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che vuol fare la riforma a prescindere dai tre milioni di dipendenti pubblici. Una riforma che ha elementi positivi, certo, come quello della trasparenza e della necessità di recuperare efficacia, ma che non contempla il fatto che non si possano fare leggi a prescindere o contro i lavoratori impegnati».
Il contrario di quanto accade in Lombardia: «Nella sanità lombarda, ad esempio, al contrario della visione del lavoro che sta suggerendo Renzi, si è instaurato un sistema di relazioni sindacali che ha costruito un percorso costruttivo. Questo per dire che le norme servono, certo. Ma il fattore decisivo sono gli attori in campo e la loro volontà di costruire un percorso virtuoso. Il fattore umano, insieme alla dotazione strumentale tecnologica – conclude -, è l’elemento fondamentale della p.a. Non si possono, quindi, trovare percorsi innovativi ignorando un tale fattore».