Sono ancora vari i nodi da sciogliere per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali: l’aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici è bloccato sa sette anni e le trattative iniziate già nei mesi scorsi stanno andando avanti tra governo e sindacati. Quello che sembra ormai certo è che lo sblocco degli stipendi si farà con la legge di Bilancio: il governo avrebbe già ipotizzato uno stanziamento di 600 milioni di euro previsto dalla bozza della manovra di quest’anno, risorse che si aggiungerebbero ai 300 milioni di euro nel salvadanaio pubblico, già stanziati con la legge di stabilità dello scorso anno. Ma, come sottolinea Businessonline, sul rinnovo dei contratti statali ci sono ancora dei nodi da sciogliere, in particolare quello delle modalità: l’aumento degli stipendi dovrebbe essere legato a merito, produttività e reddito ma in che modo? Le trattative su questo punto tra governo e sindacati non sono ancora iniziate e quindi si attende di conoscerne gli sviluppi.
Sul fronte dei contratti statali interviene ancora a muso duro la Cgil che contro Governo (e contro anche la Cisl, come raccontiamo qui sotto nello scontro tra sindacati) reclama risultati positivi che al momento non vengono visti da Susanna Camusso & Co. L’aumento degli stipendi per il settore pubblico vede ancora il blocco nei rinnovi, e la riforma Madia nel 2017 dovrebbe scongelare foni che però non sono sufficienti per la Cgil: «non vediamo avanzamenti nei confronti, né risultati. Far partire una mobilitazione può significare tante cose, ha risposto a chi gli ha chiesto se in agenda potrebbe rientrare uno sciopero, a questo punto generale. Di sicuro si sta pensando, quanto meno, a una manifestazione nazionale dei lavoratori di tutti i settori». L’autunno caldo è pronto, la presentazione della manovra economica con le cifre definitive vedrà forse l’ultima occasione per un accordo tra sindacati e Pubblica Amministrazione.
Tra i contratti statali e il rinnovo dell’intero settore pubblico la maggioranza di Governo teme una cattiva luce in piena campagna referendaria e per questo motivo sta cercando di porre una rincorsa sui tempi per arrivare a definire un accordo con i sindacati che, a parte la Cisl, sono sul piede di guerra contro Renzi e il ministro Madia. Una grana continua che imperversa sulla maggioranza già piuttosto complessa per i caos referendum e lotte intestine parlamentari sugli stipendi dei parlamentari. L’aumento voluto dal governo e messo in Manovra Economia è troppo poco secondo le associazioni di consumatori e i sindacati stessi: 20 euro complessivi di aumento al mese non soddisfano un settore bloccato come alzata degli stipendi da circa 7 anni. Le promesse fatte da Renzi sono state mantenute in parte, nel senso che oltre un miliardo è stato previsto nel computo della Legge di Bilancio ma per una platea troppo ampia che vede dunque un aumento effettivo davvero risicato. Al governo e al ministro Madia ora il compito intricato di risolvere questa “grana”.
Sul nodo dei contratti statali e del rinnovo per il settore pubblico arriva un colpo di scena che potrebbe cambiare e non poco lo scenario della già complessa disamina su stipendi dei dipendenti pubblici e sulle scelte del governo nella Manovra Economica. I sindacati che si erano detti sul piede di guerra con le cifre confermate dal Mef sulle coperture al rinnovo dei contratti statali e che starebbero per lanciare uno sciopero generale, vede la frattura interna tra le due principali anime nazionali, la Cgil e la Cisl. Tutto è emerso pochi giorni fa al convegno dei Giovani di Confindustria, dove i principali sindacati nazionali sono stati invitati dal padrone di casa Marco Gay che si era detto contento che «i sindacati siano qui, è un’occasione per dimostrare che ci sono imprenditori che non fanno i furbetti e che non pensano solo al loro benessere e ricchezza». Eppure questa “unità sindacale” non si evince: come abbiamo riportato ieri, importante è il passaggio di Annamaria Furlan, leader Cisl. «Non riesco ad immaginare una motivazione per scioperare contro la legge di bilancio», sono le parole del segretario Cisl Annamaria Furlan. Stando al problema dei contratti statali, «le categorie si stanno già muovendo, quindi non dobbiamo inventarci niente”. Lo sciopero generale, strumento principe della protesta sindacale, per la Cisl non è quindi un’ipotesi da prendere in considerazione». Per la Furlan infine, non è solo l’elemento di risorse il punto su cui insistere: «Basta con chi non fa il proprio dovere, perché i furbetti del cartellino danneggiano tutti, quindi se vanno licenziati licenziamoli. Anche perché sulla pubblica amministrazione bisogna parlare di risorse, ma anche di produttività». Di contro Cgil e Uil che invece sono per il No alla manovra così strutturata, così come al referendum e ovviamente anche per il nodo dei contratti statali. «Ci vuole più coraggio per il pubblico impiego, alla fine dell’anno ci saranno, fra pubblici e privati, 11 milioni di lavoratori in attesa di contratto, non costringeteli ad una iniziativa comune», come ha riferito il segretario Carmelo Barbagallo. Il ricorso contro lo Stato e il Governo per aver tradito le promesse dei larghi fondi al settore della pubblica amministrazione ora si fa complessa con la spaccatura interna proprio sul medesimo punto.