L’ipotesi di un fondo unico della pubblica amministrazione contenente anche le risorse per il rinnovo dei contratti statali non sembra piacere ai sindacati. Massimo Battaglia, Segretario generale della Federazione Confsal-Unsa, sottolinea infatti che si tratta di una “grande novità per la PA, tecnicamente possibile, ma politicamente pericolosa”. Battaglia spiega che “questo Fondo unico è un’iniziativa anomala che consente a Renzi di continuare a giocare sui rinnovi contrattuali e sulla pelle dei lavoratori”. Poi il sindacalista della Confsal-Unsa annuncia che seguirà la presentazione del testo nella Commissione Bilancio alla Camera dove spera che sarà chiarito “quanto è destinato ad ogni singola voce di spesa”. Dopo sette anni di attesa per il rinnovo dei contratti statali Battaglia ritiene che “questa prima mossa da parte del governo sia profondamente sbagliata, e lascia ancor più perplessi i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Se così sarà e se non verranno destinate le giuste risorse per un contratto degno, questa Federazione sarà pronta a rappresentare in ogni forma la protesta dei lavoratori”.
Potrebbero arrivare dal fondo unico della pubblica amministrazione le risorse per il rinnovo dei contratti statali fermi da sette anni. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa, dovrebbe essere previsto dal governo nella manovra economica un fondo unico per la Pubblica amministrazione, destinato ad alimentare non solo le spese per le assunzioni, ma anche quelle per il rinnovo del contratto 2016-2018 e per le forze dell’ordine. Il governo sarebbe al lavoro per riuscire a finanziare il fondo unico già dal 2017 con 1,9 miliardi, anziché seguire un percorso in progress, partendo da una dotazione minore da aumentare negli anni successivi. Dunque in questo fondo unico potrebbe esservi anche lo stanziamento per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Il rinnovo dei contratti statali è una delle questioni che sta impegnando in questi mesi il governo con i sindacati che contestano però il budget previsto.
Il sindacato Cisl chiede al governo l’apertura di un tavolo sul rinnovo dei contratti statali, dopo la contrattazione informale avvenuta nei mesi scorsi all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. La leader della Cisl, Anna Maria Furlan, ha infatti dichiarato ieri, come si legge sull’agenzia di stampa Askanews riportata da Yahoo Finanza?, che il rinnovo dei contratti pubblici è una priorità e “siamo in attesa della convocazione del ministro Madia”. “C’è un modo certo per fare i contratti – ha detto Furlan – intanto aprire i tavoli e attivare un confronto. Ci vogliono poi le risorse adeguate, ma anche nella P.A. dobbiamo tracciare un modello contrattuale innovativo che punti alla produttività, che sblocchi la contrattazione di secondo livello bloccata dalla legge Brunetta. Bisogna tracciare nuove e proficue relazioni”. I contratti statali sono fermi da sette anni e lo sblocco degli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici dovrebbe avvenire proprio quest’anno, anche se al momento restano alcuni nodi da sciogliere nella trattativa tra governo e sindacati.
Sul rinnovo dei contratti statali non sono ancora state definite tutte le questioni sul tavolo della trattativa tra governo e sindacati. Il nodo principale ancora da sciogliere riguarda le risorse da destinare all’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici e la produttività alla quale questo incremento sarebbe legato. Il rinnovo dei contratti statali ha però spaccato i sindacati con la Cgil e la Uil che continuano a contestare lo stanziamento previsto, minacciando uno sciopero, e la Cisl che al contrario punta l’attenzione sul merito dei dipendenti pubblici, non appoggiando l’ipotesi di un’agitazione dei lavoratori. Per quanto riguarda lo stanziamento previsto per il rinnovo dei contratti statali, oltre ai 300 milioni già stanziati con la precedente legge di stabilità, i 600 milioni di euro previsti quest’anno sono contenuti nella legge di Bilancio che però sta tardando il suo approdo in Aula con il testo definitivo. Questo ritardo, come sottolinea BusinessOnline, restringe però i tempi per la predisposizione degli emendamenti e potrebbe costringere il Parlamento, come già accaduto in passato, a una corsa contro il tempo.