Stanno per riprendere le riunioni tra Aran e sindacati per discutere del rinnovo dei contratti statali e dell’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. La pausa estiva volge al termine, quindi emergono le prime novità. La rappresentanza del governo, ad esempio, ha cominciato a definire i nodi più importanti delle trattative. Il presidente dell’Aran, Sergio Gasperini, ha fatto sapere infatti che si sta lavorando su misure per contrastare i furbetti. In un’intervista al Messaggero si è soffermato su assenze e malattie: si stanno studiando soluzioni per arginare il fenomeno dell’assenteismo. Si pensa a blocco di premi e bonus ai dipendenti che collezionano più assenze. Ma la questione che preoccupa di più i sindacati è un’altra: le risorse per l’aumento degli stipendi degli statali. Il problema è sempre lo stesso: i soldi. Oltre al sacrificio del bonus Renzi, è a rischio l’aumento medio di 85 euro al mese.
SCUOLA, SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA
Il mondo della scuola è in subbuglio in vista della riapertura della trattativa per il rinnovo dei contratti statali. L’obiettivo dei sindacati è di equiparare lo stipendio degli insegnanti a quelli dei colleghi europei, dopo il successo di una petizione, ma potrebbe finire tutto per essere un buco nell’acqua. E lo stesso timore riguarda gli arretrati richiesti dall’Anief. «Con tutto quello che hanno passato i docenti, l’aumento dovrebbe essere minimo di 210 euro», ha spiegato Marcello Pacifico, presidente del sindacato. La paura è che l’aumento salariale per gli insegnanti sia davvero esiguo, addirittura si vocifera di un ritocchino di appena cinque euro per chi supererà la soglia dei 26mila euro annui. Però vedrà sfumare il bonus Renzi di 80 euro e quindi a fronte di quell’aumento di 85 euro promesso, ci sarebbe solo un ritocco di cinque euro. I sindacati quindi sono sul piede di guerra e sono pronti a rendere la stagione autunnale particolarmente infuocata.