Dopo aver incassato non poche critiche, Tito Boeri decide di replicare, in particolare a Susanna Camusso, secondo cui le proposte del Presidente dell’Inps di riforma delle pensioni comporterebbero un taglio del 30-35% delle pensioni più basse. Boeri ha dapprima chiarito che nella sua proposta non c’è alcun taglio nominale delle pensioni, poi, a Radio Capital, ha spiegato che con la sua flessibilità, in caso di uscita anticipata dal lavoro si avrebbe una penalizzazione intorno al 3-3,5%.
Renato Brunetta, Capogruppo di Forza Italia alla Camera, non nasconde la sua avversione alle proposte di riforma delle pensioni di Tito Boeri, spiegando che il Presidente dell’Inps dovrebbe occuparsi della gestione del suo istituto, “un carrozzone che costa più di 4 miliardi l’anno”, anziché “giocare al ministro-ombra”. L’ex ministro evidenzia anche che in un momento in cui l’economia non riparte, è autolesionista “lanciare messaggi che incutono paura”.
Cesare Damiano replica immediatamente a Tito Boeri e alle sue proposte per una riforma delle pensioni. In primo luogo il Presidente della commissione Lavoro della Camera evidenzia che avrebbe preferito vedere illustrate tali proposte nelle sedi istituzionali, anziché in diretta tv. Poi, l’ex ministro passa all’attacco sulla flessibilità ipotizzata da Boeri, spiegando che “sarebbe inaccettabile che l’anticipo dell’uscita dal lavoro fosse tutto a carico dei lavoratori con un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico”. Poi difende la proposta sua e del Pd, spiegando che non si considerano i risparmi e vantaggi che porta con sé, ma solo i costi in base a una platea potenziale (e non reale) di italiani che la utilizzerebbero.
Le proposte di Tito Boeri scatenano altre reazioni nel mondo sindacale. Carmelo Barbagallo, leader della Uil, dichiara che il Presidente dell’Inps forse vuole proporsi come ministro della povertà. E ha quindi spiegato che se si vuole applicare la flessibilità, “chi oggi ha 55 anni deve uscire con tutto ciò che si è costituito, contributivo e retributivo”
Arrivano i primi commenti politici sulla proposta di riforma delle pensioni presentata dal presidente dell’Inps Tito Boeri alla Camera dei Deputati. Molto critico il parere delle opposizioni, in particolare della Lega Nord, del MoVimento 5 Stelle e di Area popolare. Il capogruppo alla Camera della Lega Nord, Massimiliano Fedriga, ha criticato l’ingerenze di Boeri, definendolo “ministro ombra”, e ha annunciato forte opposizione ai tagli agli assegni pensionistici in cambio della pensione anticipata. I parlamentari del MoVimento 5 Stelle hanno sottolineato come il reddito minimo non possa essere garantito esclusivamente agli over 55 ma deve essere necessariamente esteso ad altre fasce. Molto critico Luigi Marino (Area Popolare), che ha criticato in particolare la proposta di introdurre un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, meccanismo “che potrebbe scatenare una guerra tra pensionati” e che ricorda una patrimoniale.
Come ampiamente previsto, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha presentato i punti cardine della proposta di riforma delle pensioni alla Camera, in occasione della presentazione della relazione annuale dell’ente. Nessuna sorpresa, i punti cardine della proposta di Boeri sono quelli emersi dalle considerazioni fatte negli ultimi mesi dal presidente dell’Inps. “Flessibilità sostenibile, una rete di protezione sociale dai 55 anni in su (si riferisce al reddito minimo per gli over 55), unificazione delle posizioni assicurative, armonizzazione dei tassi di rendimento e nuove opportunità di versamenti”: questi i punti cardine della proposta dell’Inps, evidenziati da Boeri, che non ha fornito i dettagli delle misure proposte, limitandosi ad evidenziare come le proposte siano state presentate al Governo con l’obiettivo di restituire equità al sistema pensionistico, “tra le generazioni diverse e all’interno di ciascuna generazione”, concetto ampiamente esplicitato recentemente. A tale proposito, Boeri ha previsto l’istituzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate (“è giusto chiedere a chi ha redditi pensionistici elevati in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso le pensioni più flessibili”).