Qualcosa forse si muove per i Quota 96. Con un ordine del giorno inserito nel decreto legge sulle pensioni che ora si trova al Senato, il Movimento 5 Stelle ha infatti chiesto un impegno del Governo a trovare una soluzione a docenti e personale scolastico che non è riuscito ad andare in pensione per un errore della Legge Fornero. “Il Governo non potrà più girare la testa dall’altra parte”, hanno spiegato le senatrici pentastellate Manuela Serra e Nunzia Catalfo, firmatarie dell’odg.
Meglio che il Governo Renzi non faccia alcuna riforma delle pensioni. Lo sostiene Marcello Esposito su Vita, ricordando che il sistema previdenziale italiano ha raggiunto un buon equilibrio, tanto che nessun organismo internazionale chiede interventi in materia al nostro esecutivo. Pur riconoscendo l’esistenza di distorsione dopo la legge Fornero, il consiglio dell’economista è quello di “azzerare” qualunque dibattito e proposta sulle pensioni. Rivolto al premier, Esposito scrive: “Se bisogna fare dei minimi aggiustamenti, falli ma degradali al livello tecnico depotenziandoli di qualunque portata mediatica. Lascia stare innovazioni belle come quella della flessibilità in uscita, che sono indubbiamente interessanti ma che sono politicamente impraticabili sia in Italia sia in Europa”.
Il rimborso ai pensionati predisposto dal Governo non soddisfa l’Adico. L’associazione a difesa dei consumatori ha predisposto un modulo per la diffida da inviare all’Inps, tramite cui si interrompono i termini di prescrizione o di decadenza del proprio credito. Uno strumento che potrebbe rivelarsi utile anche nel momento di un eventuale ricorso. Per questo molti pensionati sono corsi agli sportelli Adico per ritirare e compilare il modulo.
Sindacati e Inps si sono incontrati, dopo che Tito Boeri ha presentato la Relazione annuale condita dalle sue proposte di riforma delle pensioni. L’incontro sembra aver avuto l’effetto di far scemare le polemiche, dato che i rappresentanti delle parti sociali hanno rilasciato dichiarazioni con toni più concilianti dopo che invece avevano attaccato il Presidente dell’Inps e le sue proposte. Vedremo se questa “tregua” durerà o sarà solo momentanea e passeggera.
Via libera della commissione Lavoro del Senato al decreto legge sulle pensioni così come approvato dalla Camera. Il provvedimento, voluto dal Governo per far fronte alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la mancata indicizzazione delle pensioni voluta da Monti nel 2011, approderà in aula martedì prossimo.
Pesante presa di posizione di Lamberto Dini su Tito Boeri. Per l’ex Premier, intervenuto ad Agorà, su Rai 3, è sorprendente che il Presidente dell’Inps voglia fare politica con delle proposte di riforma delle pensioni “demagogiche”. Per questo spera che Renzi non solo respinga tali idee, ma che rimuova Boeri dal suo incarico. Per Dini, è demagogico e incostituzionale voler tassare le pensioni più alte che se non fossero stati pagati contributi su di esse.
In attesa di news sulla riforma delle pensioni, dopo la proposta presentata dal presidente dell’Inps Tito Boeri, torna vivo il tema del taglio dei vitalizi ai parlamentari. Gli Uffici di Presidenza della Camera e del Senato hanno individuato i parlamentari che non usufruiranno più del vitalizio, a causa di condanne definitive: perdono il beneficio i senatori Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, Vittorio Cecchi Gori, Pasquale Squitieri, Antonio Franco Girfatti, Vincenzo Inzerillo e Franco Righetti, Giorgio Moschetti. Per quanto riguarda, invece, la Camera dei Deputati, il provvedimento ha colpito Massimo Abbatangelo, Giancarlo Cito, Robinio Costi, Massimo De Carolis, Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato, Pietro Longo, Raffaele Mastrantuono, Gianstefano Milani e Gianmario Pellizzari. Proteste di Forza Italia che ha solidarizzato con l’ex premier e non ha partecipato al voto di delibera.
La proposta presentata dal presidente dell’Inps Tito Boeri, che ha riacceso il dibattito politico sulla riforma delle pensioni, è stata ufficializzata nel corso della presentazione del Rapporto annuale dell’Inps, alla Camera dei Deputati. Dal Rapporto annuale è emerso che 6,6 milioni di pensionati percepiscono un assegno inferiore ai 1.000 euro, una platea pari al 42,5% del totale dei pensionati italiani, che percepisce, complessivamente, il 18,9% della spesa pensionistica (per un importo complessivo di poco superiore ai 50 miliardi di euro). Nel 2014 le prestazioni erogate dall’ente (composte da prestazioni previdenziali e assistenziali) è cresciuta, rispetto all’anno precedente, dello 0,9% (nel dettaglio, la spesa previdenziale è cresciuta dello 0,6% mentre quella assistenziale è salita del 4%). Restano evidenti le differenze tra uomini e donne: l’assegno, in media, è pari a 1.323 euro ma mentre per gli uomini la media è pari a 1.577 euro, per le donne il valore scende a 1.103 euro.