La bozza di decreto in maniera di politiche attive e servizi per il lavoro, attualmente all’esame del Parlamento, interviene anche sulle funzioni attualmente svolte da Forma.Temp, il fondo bilaterale per i lavoratori in somministrazione, che viene considerato, per molti aspetti, una “buona pratica” a livello internazionale. In questo quadro Assolavoro, l’Associazione nazionale delle Agenzie per il Lavoro, e la triade sindacale Cgil, Cisl e Uil, esprimono, in un documento congiunto rivolto al Governo e sottoscritto solo pochi giorni fa, le proprie perplessità su tale scelta del legislatore.
Le diverse organizzazioni, sia datoriale che sindacali, interessate, segnalano, infatti, come negli schemi di decreto Forma.Temp venga impropriamente equiparato agli altri enti interprofessionali di formazione continua. Nel documento si intende così sottolineare come questo fondo svolga una pluralità di compiti, che travalicano la pur fondamentale attività di formazione, e investono campi quali il sostegno al reddito, la previdenza e l’assistenza.
Le Agenzie per il lavoro e i sindacati evidenziano, inoltre, come la norma che istituisce l’invio anticipato di un mese dei dati sugli iscritti all’attività formativa appaia un vincolo temporale incompatibile con l’attività specifica di Forma.Temp. I firmatari del documento segnalano, quindi, criticità anche relative allo schema di decreto sugli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. Nasce così, da parte di questi soggetti, la richiesta di istituire un tavolo di confronto con il Governo e la maggioranza parlamentare.
Sebbene, infatti, si condivida la volontà di arrivare a un sempre maggiore coordinamento tra le attività pubbliche e quelle svolte dalle parti sociali, tramite i fondi di loro emanazione, in materia di politiche del lavoro si ritiene necessario eliminare dai provvedimenti le norme che riguardano Forma.Temp affinché si possa tenere conto e valorizzare le specificità del settore.
Nel corso del solo 2014, è bene ricordare che Forma.Temp ha finanziato, pur in presenza di specifici obblighi di placement per le Agenzie, ben 29.196 progetti formativi per un totale di oltre 135 milioni di euro. I partecipanti ai corsi sono stati, quindi, 196.108 e le ore di formazione 1.109.293.
La scelta sembra, peraltro, andare contro l’impostazione generale del #jobsact che, altresì (sebbene per molti si sarebbe potuti esser più coraggiosi), scommette sulla collaborazione tra pubblico e privato nell’erogazione delle politiche attive del lavoro (si veda, in particolare, “l’assegno di ricollocazione”).
La riforma, insomma, per molti aspetti storica, rischia infatti di rottamare così anche un buono e virtuoso esempio di flessibilità come riconosciuto ormai da tutti gli attori.