Altra battuta d’arresto per il Milan: a Udine è arrivata la seconda sconfitta consecutiva, la terza in quattro gare di campionato. D’accordo che Allegri è ormai abituato alle partenze a rilento sin da quando allenava il Cagliari, ma tre punti in quattro partite sono troppo pochi anche per lui, considerati anche gli avversari affrontati, non certo degli squadroni. I rossoneri non hanno ancora vinto a San Siro, sono in palese difficoltà e Allegri traballa parecchio in panchina: la società gli ha confermato la fiducia ancora ieri, ma fino a quando? Adesso il Milan è atteso da quattro partite importanti, che culmineranno con il derby. Appuntamenti che rischiano di diventare decisivi per il tecnico livornese, che non vuole abbandonare la barca ma, nonostante i cambi di moduli e giocatori, non è riuscito a raddrizzare una situazione complicata, certamente dettata anche dal calciomercato estivo che ha visto partire mezza squadra. Della situazione del Milan e in particolare di quella di Allegri abbiamo parlato con Gianni Visnadi, direttore di Telenova. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net.
Il Milan ha perso anche ieri, ma Allegri è stato confermato: decisione giusta, o era meglio mandarlo via? E’ chiaro che a parlare sono sempre i risultati, ma faccio un paragone con Stramaccioni: Allegri è un allenatore con esperienza. E’ al terzo anno di Milan, in più ha avuto i due anni importanti a Cagliari; sappiamo cosa può dare come allenatore.
Finora al Milan cos’ha dato? E’ stato molto bravo il primo anno a valorizzare Ibrahimovic e a capire come doveva farlo giocare, e di conseguenza come far muovere il Milan intorno a lui, e i risultati sono arrivati. L’anno scorso ha buttato via lo scudetto, e probabilmente era lì che Allegri andava cambiato.
Invece… Invece il Milan non ha poi investito, anzi ha “svestito” la squadra, e allora a quel punto era meglio fare come ha fatto l’Inter: puntare su un allenatore giovane e diverso. L’anno scorso il Milan ha perso in maniera clamorosa lo scudetto.
Perché non è stato fatto? Ricordiamoci quando è stato rinnovato il contratto ad Allegri: nel momento del suo litigio con Pato. Durante la pausa invernale Pato dichiara che c’è incompatibilità con Allegri, il quale non si oppone alla cessione del brasiliano. Poi, per il male del Milan, Berlusconi ha bloccato tutto, e allora Allegri si è trovato in casa l’attaccante che non era stato venduto.
Quindi cos’è successo? Per ricompensare Allegri del fatto di avere ancora Pato in rosa gli è stato rinnovato il contratto di due anni come voleva lui. Quindi il Milan lo ha tenuto obtorto collo: non lo voleva il presidente, non lo volevano molti giocatori che infatti se ne sono andati anche perché Allegri è rimasto – Nesta il part-time l’avrebbe fatto qui e non in Canada, e Nesta che oggi ha 26 anni è meglio di tutti i difensori del Milan di oggi.
Quindi, giusto mandare via Allegri? Io l’avrei già mandato via; il rischio qui è che se continuano a perdere punti e partite la situazione si può incancrenire, e il Milan rinvierebbe una decisione che prima o poi andrà presa. Pensiamo solo ai prossimi impegni: il Milan mercoledì ha il Cagliari, poi il Parma, poi Zenit San Pietroburgo e il derby. Ognuno faccia i suoi scongiuri, ma se il Milan dovesse perdere in Russia? E’ chiaro che la società si augura che questo non accada. Ma a domanda secca: “Va mandato via Allegri?”, io dico di sì.
E’ lui il principale responsabile della crisi del Milan? No, questo deve essere chiarissimo a tutti: la squadra è stata fortemente indebolita, non so come si potesse parlare di Milan da scudetto o da terzo posto, anche se certamente non è da zona retrocessione. Diciamo che alle colpe della società Allegri somma le sue, che sono quelle di non riuscire a far rendere questo organico in modo da battere la Sampdoria o questa Udinese, che non aveva ancora vinto. I giocatori poi sono nervosi, patiscono il momento, capiscono di non essere competitivi.
Dovesse andare via Allegri, soluzione interna? Beh, Tassotti è lì ma non credo che il Milan abbia mai veramente pensato a una soluzione Tassotti-Inzaghi: è il prodotto di fantasie, pensare di affidare il Milan a Inzaghi che ha smesso di giocare ieri e sarebbe andato avanti è da pazzi. Magari Filippo diventerà un bravissimo allenatore, ma oggi non lo è.
Chi altri allora?
Il grande allenatore non arriva: Guardiola o Benitez non vengono a Milano in questa situazione. Quindi, si può puntare su uno degli allenatori di esperienza che ci sono in Italia, ma è una soluzione che il Milan non ha mai adottato.
Delio Rossi potrebbe essere un candidato? Sì, un allenatore con quel profilo, però Delio Rossi con il carattere che ha rischierebbe di durare due mesi, e poi saremmo punto e a capo. Penso comunque che alla fine si opterà per una soluzione interna.
Chi sarebbero i papabili? Allenatori in organico ce ne sono. Dicevamo di Tassotti, ma nessuno parla di Filippo Galli,che oggi è dietro una scrivania, ma ha maturato esperienza su campo, prima con i giovani e poi nello staff di Ancelotti. Si dice di Costacurta, ma lui non ha rapporti ottimali con Galliani, a differenza che con Berlusconi. In ogni caso ripeto, credo che la scelta sarà per un uomo che conosce bene il Milan, un “milanista”.
E se fosse Dolcetti? Una soluzione stile Inter… Non lo so, perché mi sembrerebbe strano che il Milan copi l’Inter facendo la stessa mossa; non l’avesse fatto Moratti con Stramaccioni, forse il Milan ci avrebbe potuto pensare. Dolcetti però ha poca esperienza, al vertice ha allenato solo all’estero; poi sta portando avanti un progetto con i giovani e credo che il Milan voglia continuare così.
Tornando ad Allegri, che al momento è ancora l’allenatore: quanto durerà? Ragioniamo: ipotizziamo che batta il Cagliari, respirerebbe. Poi magari vince contro il Parma, e riuscirebbe a superare il primo scoglio. Ma le partite terribili sono lo Zenit e il derby: qui, uno dei due ci lascia le penne…
Si riferisce ad Allegri e Stramaccioni? Certo, perché nel frattempo l’Inter avrà avuto anche l’Europa League… se ci fosse un risultato rotondo come l’anno scorso, e non uno 0-0 amorfo, qualcosa accadrà. In più c’è la sosta di mezzo: uno dei due purtroppo dovrà farsi da parte.
(Claudio Franceschini)