Sono tanti i nodi ancora da affrontare nel delicato tema legato ai contratti statali ed al tanto atteso aumento degli stipendi da parte dei dipendenti del settore pubblico. Come fa notare il portale Tecnica della Scuola, infatti, oltre la metà degli 85 euro pattuiti a fine novembre 2016 sarebbero solo teorici. A tal proposito scrive l’agenzia di stampa Ansa: “Quel che è già disponibile non arriverebbe, infatti, ad assicurare la metà del target. All’appello mancherebbero ancora 48 euro”. Ciò che manca, esattamente, è una cifra pari a circa 1,6 miliardi di euro ovvero notevolmente maggiore rispetto a quanto era stato inizialmente ipotizzato. Oltre alle risorse da trovare, vero nodo dei contratti statali, occorre anche capire come si metterà la questione legata al bonus di 80 euro, poiché questo dovrebbe sopravvivere indipendentemente dagli eventuali scatti stipendiali. Ma sarà realmente possibile? L’aumento di 85 euro lordi, infatti, potrebbe seriamente mettere a rischio il bonus di 80 euro di Renzi. Una vera e propria beffa, dunque, alla quale si potrebbe far fronte attraverso una serie di possibili strade percorribili, come aggiunge l’Ansa: “dalla defiscalizzazione alla creazione di una voce specifica, da collocare al di fuori della retribuzione base”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SI CERCANO FONDI PER LA MANOVRA
La manovra economica che Gentiloni e Padoan dovranno mettere a punto nei prossimi mesi di autunno, dove il rinnovo dei contratti statali sarà uno dei punti cardine, sarà anche l’ultima della Legislatura e ovviamente la più importante perché delineerà tutti punti (e le promesse) fatte da Renzi prima e Gentiloni dopo riguarda l’immenso calderone di pensioni, rinnovo contratti, immigrazione, scuola e riduzione del debito. Ma sul fronte del contratto degli statali in particolare sono in corso frenetici calcoli e studi su come ricavare la famosa terza tranche da 1,5-1,6 miliardi di euro che necessitano per mettere in pratica l’aumento medio di 85euro mensili degli stipendi Pa. L’ennesima tranche sarebbe in aggiunta a quella già prevista con le precedenti leggi di Bilancio attuate dal Governo Pd-Ap: la partita è molto complessa visto che ad oggi i fondi disponibili sono in copertura solo fino a circa 37 euro. Inoltre c’è da risolvere il nodo del salvataggio del bonus 80 euro messo a punto dal governo Renzi, da assicurare a tutti i dipendenti pubblici che rientrano nei parametri, nonostante gli scatti determinati dai futuri rinnovi della Pubblica Amministrazione.
DISCUSSIONE APERTA SULLA CLAUSOLA ANTI-RICORSI
Sul tavolo delle discussioni al governo, i temi sono numerosi. A restare al centro del dibattito troviamo la normativa disciplinare in riferimento al rinnovo dei contratti statali. Non solo la regolamentazione sull’uso dei permessi, per far fronte ai “furbetti del cartellino”, ma anche una possibile clausola anti-ricorsi, come riferisce nanopress.it. Secondo quanto previsto dal governo, sarà possibile gestire i casi soggetti a sanzionamento attraverso una serie di procedure di conciliazione. E’ questa una delle proposte avanzate ai sindacati da parte dell’Aran, sebbene sia ancora in una fase prettamente embrionale. La discussione, dunque, proseguirà prossimamente e verterà su una “determinazione concordata della sanzione”. Le misure andrebbero dal semplice rimprovero alla sospensione del servizio senza stipendio. Il licenziamento sarebbe da considerarsi un argomento a parte. In generale, il responsabile del procedimento disciplinare potrà proporre al dipendente di decidere di comune accordo quale punizione applicare nonostante il vincolo della non impugnabilità. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
NUOVA TRANCE DI 1,6 MILIARDI
Il dibattito sul tema dei contratti statali e sul rinnovo in favore dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, resta ancora molto acceso. Le ultime novità che permetterebbero di garantire un aumento contrattuale di 85 euro, stando a quanto riporta Lettera43.it, avrebbero a che fare con una possibile terza trance di circa 1,5-1,6 miliardi da stanziare in manovra. Si tratterebbe di denaro che andrebbe ad aggiungersi a quello già previsto dalle passate leggi di Bilancio. Finora si era parlato di una cifra decisamente più bassa ma al momento si tratterebbe, secondo le ultime indiscrezioni, solo di stime prive di certezze. Stando allo stanziamento, si parla attualmente di una cifra che si aggira attorno ai 2,7-2,8 miliardi di euro totali, incluse le cifre dedicate ai rinnovi dei contratti statali nelle due passate leggi di Bilancio. Tuttavia, questi fondi sarebbero sufficienti solo a coprire circa 36-37 euro mensili e non 85 come invece auspicato. Era quest’ultima la cifra alla quale si era giunti dopo le discussioni con i sindacati dello scorso novembre, intesa come incremento medio lordo al mese relativamente al triennio 2016-2018. A rendere ancora più accesa la partita sarebbe il destino del bonus di 80 euro che potrebbe sparire in concomitanza con gli scatti derivanti dai rinnovi dei contratti statali. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SINDACATI, “MADIA MANTENGA GLI IMPEGNI”
Con una lettera firmata e pubblicata sul quotidiano online della Cisl, i sindacati chiedono al ministro della Pubblica Amministrazione di mantenere i patti e gli impegni sui contratti statali, sul rinnovo e sull’aumento di tutti gli stipendi pubblici. «Chiediamo un nuovo incontro urgente al Ministro Madia per verificare la reale volontà del governo circa i contenuti dell’accordo sottoscritto lo scorso 30 novembre». La richiesta arriva dopo che l’incontro dello scorso 28 agosto sul rinnovo del contratto pubblico aveva sollevato alcuni nodi ancora tutti da risolvere, prima dell’appuntamento cruciale della Manovra Economica. In particolare, i sindacati Cisl, Uil e Cgil chiedono «rassicurazioni in merito alle risorse da destinare al contratto, facendo salvo il bonus degli 80 euro e inserendo anche nella Pa il welfare aziendale», si legge ancora nella lettera inviata al ministro Madia, in attesa che il fatidico rinnovo a 85 euro di media arrivi per tutti i dipendenti Pa sul triennio 2016-2018.
ARAN, “SERVONO 125 MILIONI PER SALVARE IL BONUS-RENZI
La scorsa settimana ha visto svolgersi tutti i preparativi di rito per Aran e sindacati in vista dei nuovo vertici previsti dove il tema dei contratti statali sarà di nuovo al centro della Pubblica Amministrazione. I nodi che rimangono sono i consueti: le coperture economiche dell’intera operazione di rinnovo e aumento stipendiale e la contemporanea difficoltà di soddisfare la platea degli 80 euro, il bonus che viene messo a rischio dall’aumento stipendiale di circa 350mila dipendenti Pa. Secondo quanto stimato dalla stessa agenzia che rappresenta il governo nelle trattative, l’Aran, sarebbero necessari «125,3 milioni per garantire il salvataggio del bonus 80 da euro ai circa 363 mila dipendenti pubblici che potrebbero vederselo intaccato a causa degli incrementi contrattuali da 85 euro». Nella giornata di oggi e per tutto il mese di settembre si punterà dunque sul nodo che il ministero dell’Economia al più presto dovrà cercare di sciogliere per evitare l’insorgere dei sindacati e delle associazioni di categoria nel mondo Pa.