Non si tratta di pensioni d’oro, ma la Corte Costituzionale potrebbe presto pronunciarsi su un contributo di solidarietà introdotto alla fine del 2011 per alcune categorie di pensionati. Un articolo del decreto salva-Italia, infatti, prevede che da primo gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2017, venga applicato un “contributo di solidarietà per i fondi speciali che hanno beneficiato di regole più favorevoli rispetto al sistema generale”. Riguarda quindi gli iscritti ai fondi dei settori: elettrici, telefonici, fondo volo, ex fondo Inpdai, ex fondo trasporti. La particolarità di questo contributo è che colpisce anche chi è ancora in attività e non solo i pensionati, ma solo se si sono maturati almeno cinque anni di versamenti prima del 31 dicembre 1995, quando la riforma Dini ha cominciato a introdurre il sistema contributivo. Il contributo è pari allo 0,5% della retribuzione imponibile. In pratica, vengono colpiti i lavoratori più anziani. E anche tra i pensionati vale questo principio, visto che il contributo varia dallo 0,3% fino all’1% dell’assegno in base agli anni di versamenti al fondo. Va detto che la logica del contributo è quella di finanziare il buco creato in questi fondi da prestazioni pensionistiche troppo generoso in passato e dal fatto che il rapporto lavoratori-pensionati è andato sempre più calando.
Come si diceva, la Consulta potrebbe presto essere chiamata a pronunciarsi su questo contributo di solidarietà, dato che alcune associazioni di categoria hanno già promosso cause davanti alla magistratura ordinario contro il prelievo e può darsi che qualche tribunale richieda il parere della Corte Costituzionale, magari assimilandolo a un prelievo tributario, che quindi non può essere limitato a una platea ridotta di contribuenti.