Mentre non è ancora chiaro il destino della flessibilità nel sistema previdenziale, monta ancora il caso degli esodati riguardo la riforma delle pensioni. “Non siamo disponibili a rimetterci neanche un centesimo. Se il governo intende tagliare le coperture per gli esodati dovrà passare sul nostro cadavere”. Sono battaglieri i toni di Marialuisa Gnecchi, membro della commissione Lavoro alla Camera ed eletta nel Partito Democratico, secondo cui “non è accettabile che si taglino le risorse per gli esodati per abolire Imu e Tasi”. Nella riunione sulla riforma pensioni dello scorso 9 settembre alla commissione Lavoro della Camera, cui hanno preso parte ministero dell’Economia e del Lavoro, Inps e Ragioneria di Stato, il Mef aveva fatto sapere che i 500 milioni di euro per la settima salvaguardia degli esodati erano già stati incamerati e quindi non erano più disponibili.
Che cosa farete dopo che il Mef vi ha detto che i soldi non ci sono?
L’ufficio di presidenza delle commissioni Lavoro e Bilancio ha chiesto un’audizione ai ministri Padoan e Poletti. Appena riceveremo la loro disponibilità, si terranno le audizioni. Nel frattempo ieri c’è stato un presidio davanti al ministero dell’Economia, organizzato da tutti i comitati degli esodati.
Lei che cosa ne pensa di quanto è avvenuto sulla settima salvaguardia?
Dovranno passare sul nostro cadavere se intendono non ottemperare al comma 235 della legge 238 del 2012. È una norma che era stata fortemente voluta anche dal governo, quando era ancora in carica il ministro Fornero, dopo che si era resa conto del fatto che i dati erano “ballerini”. Il 29 e 30 giugno 2012, intervenendo in aula, la Fornero aveva consegnato le due tabelle dell’Inps che riportavano come dato 492mila persone da salvaguardare. Eppure solo sei mesi prima gli enti previdenziali, come sta scritto nell’atto della Camera numero 4.829, avevano riportato un dato pari a 50mila persone.
Perché il numero è decuplicato?
Siccome avevamo già fatto la prima salvaguardia dei 65mila, il ministro Fornero ha capito che la situazione sarebbe stata veramente drammatica e quindi è stato scritto il comma 235. A redigerlo, insieme al ministero del Lavoro, è stato lo stesso Mef e quindi ora il ministero dell’Economia non ci può venire a dire che il comma 235 è stato fatto male e che i soldi del 2013 e 2014 sono andati in economia.
L’interpretazione della norma è cambiata nel frattempo?
Noi non accetteremo questa variazione di interpretazione del Mef. Noi vogliamo che gli 11 miliardi e 600 milioni di euro destinati alle salvaguardie fino all’ultimo centesimo siano utilizzati per le salvaguardie stesse. Noi non siamo disponibili a rimetterci neanche un centesimo.
E se Padoan e Poletti vi dicessero che i soldi per gli esodati non ci sono, che cosa farete?
Il ministero del Lavoro, anche nella riunione congiunta del 9 settembre, era con noi. Il governo deve quindi risolvere il problema al suo interno. Ma non è pensabile che si taglino le risorse per gli esodati per abolire Imu e Tasi.
C’è un conflitto all’interno del governo?
È ovvio. Il comma 235 è stato scritto dal governo, e adesso il Mef si tira indietro. È chiaro che il ministero del Lavoro non torna indietro rispetto a un provvedimento che ha scritto di suo pugno, anche se all’epoca il ministro non era Poletti bensì la Fornero.
Intanto si parla di flessibilità “a costo zero”. Lei che cosa ne pensa?
L’altro un pensionato ci ha mandato una e-mail con una sua proposta che sarebbe a costo zero. Io ovviamente non sono d’accordo sul fatto che la flessibilità sia a costo zero, ma comunque prendo atto di questa proposta. In pratica secondo questa idea, che va bene soprattutto per i quota 41 e per i quota 40, basterebbe una piccola penalizzazione tra il 4 e il 5,5% per andare in pensione con un anno di anticipo senza gravare di un centesimo sulle casse dell’Inps.
Ma la sua posizione invece qual è?
Prima ci occupiamo della settima salvaguardia e poi vedremo la questione della flessibilità. L’aspetto più importante è che quest’ultima deve essere fatta in modo serio, e il tema dei costi è una conseguenza. Resta il fatto che i pensionati hanno già pagato troppo.
(Pietro Vernizzi)