Revisione della riforma delle pensioni? No: “La riforma non si tocca”, parola di Enrico Giovannini, ministro del Lavoro del Governo Letta. “I conti non lo permettono” la motivazione. Non ci saranno quindi le modifiche – annunciate da mesi – alla riforma Fornero. Si tratta di una vera e propria retromarcia del governo, quando sembrava, grazie anche alla proposta presentata in Parlamento da Cesare Damiano, che si potesse introdurre il criterio di flessibilità per l’età pensionabile. “L’esecutivo – ha proseguito Giovannini – sta valutando altre ipotesi”. Nel frattempo è stato confermato anche il blocco dell’adeguamento al tasso d’inflazione per le pensioni sopra i 3mila euro. Per fare il punto su quanto fatto (o non fatto) dal Governo, abbiamo contattato Maurizio Del Conte, professore di Diritto del lavoro alla Bocconi di Milano.
Il governo Letta fa dietrofront e dice no alla flessibilità che avrebbe dovuto cercare di sanare le iniquità della Legge Fornero: scelta giusta o sbagliata?
È una scelta che è in realtà una non-scelta: ancora una volta mi sembra che questo governo preferisca non prender alcun tipo di iniziativa che abbia un impatto significativo. Il problema delle pensioni purtroppo è difficile in partenza.
In che senso?
Nel senso che nella situazione prodottasi dalla riforma Fornero, la differenza fra chi gode di determinati trattamenti in virtù di vicende del passato e chi invece è destinatario delle ultime disposizioni, è palese. Questi ultimi vengono trattati con il metodo contributivo, con tutti i limiti e i vincoli anche in tema di uscita dal lavoro attuale. È chiaro: c’è una sperequazione. La retromarcia è la dimostrazione che non hanno le idee chiare.
Con il no alla flessibilità, è arrivata anche la conferma del blocco degli adeguamenti all’ inflazione per le pensioni sopra i 3mila euro.
Considerare 3 mila euro come una soglia di opulenza significa avere in mente un mondo un po’ diverso da quello reale. Pensiamo soprattutto alle sempre più frequenti situazioni in cui i genitori pensionati si fanno carico anche di figli non più giovanissimi, che vivono in casa sulle loro spalle.
Si parlava tanto di contro-riforma e invece niente. La riforma Fornero, di fatto, è rimasta tale e quale.
Vero: i problemi della riforma non sono stati toccati. Ma un conto è un problema nuovo che si può tentare di affrontare subito, tutt’altro conto è invece un problema che si trascina ormai quasi da due anni, essendo stato il primo atto del governo Monti…
Si riferisce all’inattività in merito del governo?
Beh sì, si sono accumulati dei ritardi per cui mettere mano e correre ai ripari su una situazione che nel frattempo si è incancrenita può essere solo più difficile. Più tempo si aspetta e peggio è. E di tempo ne è già stato perso a abbastanza.
Il presente è già grigio: quali prospettive ci attendono?
Le prospettive sono abbastanza difficili. La ripresa, quand’anche ci fosse in termini di Pil, non avverrà in termini di occupazione aggiuntiva, né in termini di crescita salariale. Quindi tutti gli indicatori che pesano sulle famiglie resteranno negativi.
Una situazione alquanto preoccupante.
Esatto, soprattutto se gli altri paesi europei innesteranno una marcia in più rispetto alla nostra: se questi Stati iniziano a partire non soltanto in termini di Pil, ma soprattutto in termini di ridistribuzione della ricchezza e noi restiamo indietro, il divario può solo allargarsi; la marginalizzazione dell’Italia nello scenario dell’economia continentale rischia di peggiorare.
(Fabio Franchini)