Il contributo di solidarietà a carico delle pensioni più alte alla fine non ci sarà. Fino al 2016 è invece previsto un prelievo del 3% sulla quota che supera i 300mila euro lordi l’anno, non solo delle pensioni, ma anche degli stipendi, per evitare nuovi stop dalla Corte Costituzionale. Messo definitivamente in soffitta anche il “pensionamento flessibile” che almeno nelle intenzioni doveva favorire la staffetta generazionale tra lavoratori giovani e anzianiInfine, la legge di stabilità ha introdotto un blocco alla rivalutazione automatica delle pensioni che superano i 3mila euro lordi mensili. Giuliano Cazzola, responsabile Welfare di Scelta Civica, non è particolarmente deluso: è convinto che la manovra del governo poteva essere peggiore se fossero state accolte proposte come quella su «pensionamento flessibile, misure più pesanti per gli esodati oppure interventi più punitivi sulle cosiddette pensioni d’oro» avanzate da esponenti della stessa maggioranza. Giudica invece positivamente l’introduzione dell’aliquota del 50% per le pensioni delle fasce più alte. Intanto si augura che la controriforma delle pensioni, annunciata da Letta al momento dell’insediamento e mai attuata, rimanga nel cassetto: «D’altro canto questo è un governo che applica il pilota automatico dell’Unione europea». E difende i meriti della riforma Fornero che, «al di là del problema degli esodati, ha tagliato le gambe al pensionamento d’anzianità». Che qualcuno oggi vorrebbe ripristinare introducendo il pensionamento flessibile.
Con la legge di stabilità è stato fatto ben poco sulle pensioni, non le sembra?
Sì, certo. Ma è sempre meglio poco che male.
Sta dicendo che poteva andare addirittura peggio?
Certamente sì, se fossero passate certe proposte di alcuni esponenti dei due maggiori partiti che sono al governo.
A cosa si riferisce?
Ad esempio, al pensionamento flessibile, piuttosto che a misure più pesanti per gli esodati oppure a interventi più punitivi sulle cosiddette “pensioni d’oro”. In quei casi probabilmente avremmo avuto una legge di stabilità peggiore. Sostanzialmente sarebbe venuta meno l’impostazione riformatrice della legge Fornero; in particolare, con il pensionamento flessibile, che in realtà era un modo per ripristinare le pensioni di anzianità.
Come giudica le novità che sono state introdotte?
Trovo interessante che sia stato modificato, in modo strutturale, il meccanismo della rivalutazione inserendo l’aliquota del 50% per le fasce più elevate. Era anche una mia proposta di cui avevo parlato proprio su ilsussidiario.net. Invece.
Invece?
La rivalutazione automatica per il 2014 riguarda solamente la quota eccedente i 3mila euro e non l’intero importo. È sicuramente una misura più leggera rispetto a quella prevista dalla riforma Fornero. Mentre sulle pensioni d’oro stavano imboccando una strada che li avrebbe portati a sbattere di nuovo contro la Corte Costituzionale.
Le pensioni d’oro sono intoccabili?
Finché c’è una giurisprudenza costante come quella che abbiamo avuto finora, le pensioni d’oro possono essere solamente sottoposte a un contributo di solidarietà periodico. Oppure, come avevo proposto, possono essere soggette a una cura di carattere permanente e strutturale che riguarda tutti i trattamenti, sia quelli in essere che quelli futuri, rimodulando il calcolo della rivalutazione automatica.
In che modo?
Fino a oggi c’erano tre fasce: il 100% fino a tre volte il minimo; il 90% fino a cinque volte il minimo, sopra cinque volte il minimo il 75% dell’inflazione. Adesso il governo ha introdotto l’aliquota del 50%: può benissimo introdurre un 30% per le pensioni al di sopra di otto volte il minimo. Sostanzialmente si tratta di rimodulare al ribasso la rivalutazione automatica, che è una cosa assolutamente legittima da fare. Sulle pensioni d’oro c’era anche un ddl dell’on Zanetti (Scelta civica) che conteneva una proposta brillante.
Cosa prevedeva il ddl?
Prendere le pensioni più elevate, fare un ricalcolo con il sistema contributivo e vedere lo scostamento, che evidentemente rappresenta il premio, diciamo la rendita di posizione. E sullo scostamento tra la pensione calcolata con il retributivo e quella ricalcolata sul contributivo applicare un contributo di solidarietà.
La Corte Costituzionale non avrebbe avuto nulla da obiettare?
Le difficoltà, secondo me, sarebbero state minori. Mettere in evidenza che solo sulla base di un conteggio c’era una rendita di posizione assolutamente ingiustificata rispetto ai contributi versati poteva indurre la Corte a rivedere la sua posizione.
Per le nuove pensioni cosa si dovrebbe fare?
Avevo suggerito l’ipotesi di modificare le scale dei rendimenti. Oggi per quei pezzi su cui ancora si applica il sistema retributivo c’è un rendimento del 2% fino a 50mila euro che poi decresce fino a 0,90% per le fasce più alte. Per le nuove pensioni questa cosa può essere corretta senza che la Corte abbia nulla da dire: non è detto che il rendimento debba essere il 2% e non è detto che debba fermarsi allo 0,90%.
La controriforma delle pensioni annunciata da Letta al momento dell’insediamento non si farà mai. E così?
Spero bene. D’altro canto questo è un governo che applica il pilota automatico dell’Unione europea. È chiaro che non si azzardano a mettere mano alla riforma Fornero. Poi, scusi, se la riforma Fornero ha un merito, al di là del problema degli esodati, è aver tagliato le gambe al pensionamento d’anzianità. Non si capisce perché ora si dovrebbero trovare marchingegni per ripristinarlo. Come volevano Damiano o la Polverini introducendo il pensionamento flessibile.