GOVERNO DIVISO SU AUMENTO ETÀ PENSIONABILE
Come noto, il Governo ha deciso di non fermare l’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare dal 2019 in virtù dell’aspettativa di vita. Secondo quanto scrive La Stampa, tuttavia, nell’esecutivo non c’è stata unanimità su questa decisione, ma Pier Carlo Padoan avrebbe detto ai colleghi che lui si era personalmente esposto per garantire a Bruxelles che non ci sarebbero state “sorprese” rispetto all’utilizzo del meccanismo che fa aumentare i requisiti pensionistici in base alla speranza di vita. Secondo il quotidiano torinese, però, ora potrebbe nascere un’iniziativa parlamentare bipartisan per far cambiare linea all’esecutivo, mentre i sindacati potrebbero anche ottenere un incontro con Paolo Gentiloni. Molto dipenderà, in ogni caso, dalla posizione che prenderà il Partito democratico, e quindi Matteo Renzi, rispetto a questo tema.
ELSA FORNERO: FIERA CHE LA RIFORMA DELLE PENSIONI ABBIA IL MIO NOME
Elsa Fornero è stata intervistata da Io Donna ed è tornata a spiegare come la riforma delle pensioni che porta il suo nome abbia dovuto essere scritta in fretta per l’urgenza di quei momenti di fine 2011. Tuttavia non nasconde che “a invocarla erano gli stessi giornali che oggi la demoliscono”. L’ex ministra del Lavoro ha anche evidenziato che “una riforma non è qualcosa di automatico. Una riforma ha bisogno di tempo per essere condivisa, capita, assorbita. I benefici si apprezzano nel tempo”. Solo che, ha aggiunto, “la politica si sbrigò subito a prenderne le distanze”. Fornero non ha risparmiato delle frecciate ai politici, spiegando che “da soli, poverini, non sono in grado di fare alcuna grande riforma. Così poi chiamano noi tecnici”. Inoltre, ha anche detto di essere fiera del fatto che la riforma delle pensioni del 2011 porti il suo nome.
RIFORMA PENSIONI, SINDACATI PRONTI A FARE IL PUNTO
“Stiamo valutando in queste ore come procedere ma non vedo altre strade se non quella del rafforzare ed estendere la mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati”. Queste le parole che Roberto Ghiselli ha scritto dopo il confronto di ieri tra Governo e sindacati. Il Segretario confederale della Cgil sottolinea in particolare il fatto che l’esecutivo non ha dato “alcuna apprezzabile risposta ai temi posti”. Per la Cgil resta importa riuscire a bloccare l’aumento dell’età pensionabile che potrebbe scattare dal 2019, di modo che si possa avviare un confronto su un altro meccanismo che tenga anche conto delle differenze esistenti tra le varie professioni e attività. Domani i rappresentati di Cgil, Cisl e Uil dovrebbero incontrarsi per fare un punto della situazione e decidere se scendere ancora in piazza dopo le manifestazioni di sabato scorso.
ANCHE LA LEGA NORD CONTRO IL GOVERNO
Anche la Lega Nord prende posizione contro il Governo sull’assenza di interventi riguardanti le pensioni nella Legge di bilancio. “Ci vuol coraggio a dire che la previdenza non è nelle priorità della legge di bilancio, con tutte le questioni ancora irrisolte che riguardano migliaia di pensionandi”, ha dichiarato Roberto Simonetti commentando le parole di Giuliano Poletti, che ha spiegato come nella manovra la previdenza non sia stata ritenuta una priorità. Il deputato della Lega Nord ha evidenziato quanto sia “inconcepibile che il Governo non voglia assumersi le proprie responsabilità di aver beffato finora migliaia di lavoratori e di pensionandi con una illusoria flessibilità in uscita”. Simonetti fa riferimento in particolare al fatto che “l’Ape volontaria non è ancora decollata, mentre quella social è impantanata nelle interpretazioni dell’Inps che hanno portato alla bocciatura di oltre il 50% delle domande. A ciò si aggiunge la problematica dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita”.
SALVINI: IN PENSIONE A 67 ANNI È UNA FOLLIA
Silvio Berlusconi nel fine settimana ha parlato di programma in vista delle elezioni politiche e ha ribadito la volontà di intervenire sulle pensioni minime, portandole a mille euro. Matteo Salvini, con cui l’ex Premier potrebbe dar vita a un’alleanza, ha fatto sapere quali sono le sue priorità sul tema previdenziale. Intervistato da Il Corriere della Sera, il leader della Lega Nord ha infatti detto: “Io non mi alzerò dal tavolo fino a quando non avremo messo a punto una riforma delle pensioni, subito dopo aver abrogato la riforma Fornero. Andare in pensione a 67 anni è follia”. Dunque Salvini sembra invitare Berlusconi a mettere a punto una vera e propria contro-riforma delle pensioni, di modo da poter realizzare quel che promette da anni: la cancellazione della Legge Fornero. Non resta che vedere se il leader di Forza Italia sarà disposto ad accogliere la richiesta.
LEGGE DI BILANCIO, SINDACATI PRONTI A MANIFESTARE
Il confronto tra Governo e sindacati riguardo gli interventi sulle pensioni da inserire nella Legge di bilancio non ha portato agli esiti sperati. L’esecutivo sembra aver confermato quello che era nell’area: pochi interventi sulle pensioni, considerati non prioritari in questo momento. Da quanto ha spiegato Paolo Gentiloni nella conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri, sono stati approvati degli aggiustamenti all’Ape social, che aiuteranno anche le donne a raggiungere i requisiti di accesso richiesti, ma rispetto alle richieste di Cgil, Cisl e Uil non c’è dubbio che si tratti di “poca cosa”. Orietta Armiliato ha riportato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social le considerazioni di Domenico Proietti, secondo cui “l’incontro con il governo è stato deludente. Abbiamo ribadito le nostre richieste sulla previdenza che tanto consenso hanno nel paese. Se il governo non ci ascolta si assumerà una grave responsabilità”.
Parole ancora più nette sono quelle pubblicate sul proprio profilo Facebook da Ivan Pedretti: “Non ci siamo. Non ci siamo proprio. Con arroganza il governo non risponde ai problemi di milioni di persone e disattende gli impegni che si era preso per la seconda fase di confronto con i Sindacati sulle pensioni. Arrivati a questo punto credo davvero non sia più rinviabile una grande mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati per far sentire la propria voce”. Dunque potrebbe esserci una manifestazione dei sindacati proprio quando la manovra sarà al vaglio del Parlamento.
APE SOCIAL TRA CAVILLI E SCARICABARILE
“La storia dell’Ape è la storia del cavillo”. Lo scrive sul Quotidiano Nazionale Raffaele Marmo, spiegando che in Italia sembrano esserci giuristi molto bravi nei palazzi ministeriali e negli enti pubblici italiani, come l’Inps, abili in “un’arte che frutta a costoro lauti e pingui stipendi, prebende e benefit di tutto rispetto. Ma che si traduce per milioni di lavoratori e disoccupati, di cittadini inermi e scoraggiati, di famiglie sconsolate e di imprenditori sconfortati in estenuanti attese, dinieghi immotivati, formalismi esasperati”. Dunque dietro i ritardi e i problemi dell’Ape “c’è il cavillo”. E dopo, secondo Marmo, è possibile anche vedere un’altra arte in cui i politici e gli esperti sembrano molto abili: lo scaricabarile. A suo modo di vedere c’è comunque di fondo “la volontà implicita di rendere inapplicabili taluni strumenti o talune misure. Come se la funzione del governo della società si dovesse fermare all’annuncio: l’attuazione è un dettaglio”.
I CONTRIBUTI VERSATI IN LOMBARDIA
Domenica prossima, il 22 ottobre, si terrà il referendum consultivo sull’autonomia di Lombardia e Veneto. La regione guidata da Roberto Maroni, per l’occasione, ha voluto citare un dato relativo alle pensioni tratto dal “Bilancio del sistema previdenziale italiano” redatto da Itinerari previdenziali. Risulta infatti che la Lombardia da sola contribuisce per oltre un quarto ai contributi che coprono la spesa previdenziale dell’Italia intera. Aggiungendo Veneto ed Emilia Romagna, si arriva quasi al 50% dei contributi. Un altro dato interessante è quello relativo alla sostenibilità a livello regionale del sistema pensionistico. Di fatto il tasso di copertura delle prestazioni è pari al 97,1%, contro una media del 76,2%. Solo il Trentino-Alto Adige fa meglio della Lombardia. Di fatto, quindi, ogni 100 euro di prestazioni erogate in Lombardia vi sono più di 97 euro che arrivano dai contributi dei cittadini lombardi.