Il 27 settembre scorso Assolavoro e i sindacati della somministrazione (Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e Uiltemp) hanno rinnovato per la terza volta il Ccnl di settore, dopo la stipula iniziale del 1998. Una prova di maturità importante per questo contratto di buona flessibilità. Le parti hanno innanzitutto confermato e rinforzato il ruolo centrale che ha il sistema di welfare di settore (tutto finanziato con risorse private), puntando altresì a costruire relazioni sindacali più articolate, anche su base territoriale. Tra i vari punti di cambiamento di questo rinnovo, ci preme qui mettere in evidenza gli aspetti maggiormente innovativi.
1) Superamento del meccanismo di “stabilizzazione” automatica a tempo indeterminato del lavoratore (dopo 36 mesi di somministrazione con la stessa azienda utilizzatrice o 42 mesi se con utilizzatori diversi) e passaggio a un sistema di stabilizzazione incentivata economicamente, mediante impiego di risorse prodotte dalla bilateralità di settore.
2) Contratto con monte orario garantito (mog): è un tentativo di sperimentazione di un nuovo istituto di flessibilità garantita, che prevede una contropartita retributiva a fronte della disponibilità del lavoratore per un periodo di tempo predefinito. L’obiettivo è diffondere ulteriormente la somministrazione in settori caratterizzati da forte stagionalità e discontinuità di lavoro (turismo, gdo, alimentare, agricoltura, tlc, logistica e servizi alla persona), garantendo un corrispettivo ad hoc per il lavoratore.
3) Buona formazione: oltre al già esistente meccanismo di orientamento al placement che regola l’erogazione dei fondi Formatemp (il fondo bilaterale di formazione del settore della somministrazione), ossia il rimborso dei soldi spesi in attività formative solo in presenza di avviamenti al lavoro in somministrazione per almeno il 35% dei partecipanti entro un periodo di 6 mesi dal termine dei corsi seguiti, si introduce ora una premialità aggiuntiva di massimo 1.000 euro per ogni lavoratore che viene avviato con un contratto di somministrazione di almeno un mese e con mansione coerente a quella oggetto dell’attività formativa.
4) Politiche attive: vengono previste attività di orientamento, bilancio delle competenze, accompagnamento al lavoro e placement, sempre finanziate dai fondi della bilateralità di settore. Queste azioni sono finalizzate a incrementare l’occupabilità di specifici target quali: giovani privi di lavoro con età compresa tra i 29 e 35 anni; giovani con età inferiore a 29 anni privi di agevolazioni all’assunzione; lavoratori “ex somministrati” con almeno 4 mesi di missione negli ultimi 24 mesi; lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale, territoriale o settoriale.
Come si nota, c’è una attenzione ai soggetti non coperti da misure pubbliche di incentivazione all’assunzione.
Questa ricchezza di contenuti dovrebbe convincere definitivamente che la strada da percorrere in Italia per sostituire la flessibilità precarizzante, quella che si scarica tutta e solo sul lavoratore (cooperative farlocche, finte partite Iva, cocopro, associazione in partecipazione, contratto a termine, ecc.) è solo quella di favorire maggiormente la diffusione della somministrazione di lavoro tramite agenzia, per il suo alto tasso di flexicurity. Come dal 2008 chiede l’Europa, con la direttiva 104. In vista di Expo, vogliamo provarci?