L’ex governatrice del Lazio e deputata di Forza Italia Renata Polverini mette nel mirino il governo Renzi, reo di non aver dato risposte agl italiani in merito a questioni scottanti “dagli esodati ai quota 96 per i quali non é ancora arrivata una risposta definitiva da parte del governo, ai contratti del pubblico impiego, per i quali c’è stata anche una sentenza che non viene ancora onorata dal governo fermi al 2009, a quasi tutti i contratti privati e anche quei pochi rinnovati, come quello dei bancari, lo sono stati per soli 80 euro in 4 anni“. La berlusconiana ribadisce l’abitudine dell’esecutivo renziano a enfatizzare i dati Istat, ma spiega che “le difficoltà degli italiani sono sotto gli occhi di tutti“. Secondo la Polverini il Governo Renzi è intervenuto nuovamente a favore della fascia di persone già avvantaggiate da quello che la forzista definisce “bonus elettorale“, riferendosi agli “oramai familiari 80 euro, sebbene“- prosegue-” negli ultimi anni, le famiglie che vivono al confine o al di sotto della soglia di povertà siano aumentate considerevolmente ed oggi sono circa 4 milioni“. Infine una stoccata a Bruxelles:”In tutto ciò, l’Europa, che può e deve obbligarci ai vincoli di bilancio, vorrebbe anche decidere sulle nostre scelte fiscali. Quella stessa Europa che ormai ci esclude da tutti i vertici nei quali si decide il futuro degli italiani“.
Non si placano le polemiche attorno al cosiddetto bonus Poletti, strumento utilizzato dal Governo per rimborsare solo parzialmente i pensionati colpiti dal blocco delle indicizzazioni, introdotto dal Governo Monti nel 2011: come preannunciato, il Codacons ha presentato un ricorso collettivo al Tar del Lazio, a cui hanno aderito 4.000 pensionati. L’associazione contesta le modalità di rimborso scelte dal Governo, chiedendo il rimborso integrale della mancata indicizzazione, bocciata alcuni mesi fa da una sentenza della Consulta, che aveva bocciato la norma contenuta nel decreto Salva Italia, emanata dal governo tecnico. Il bonus Poletti ha garantito un rimborso parziale e progressivo, escludendo totalmente dal beneficio i percettori di assegni più elevati, che hanno presentato ricorsi assistiti dalla Cida, l’organizzazione sindacale dei dirigenti.
E si continua ad arroventare il dibattito legato alla riforma delle pensioni 2015. L’Inps ha comunicato che dopo aver analizzato le pensioni dei prefetti queste risultano del 40% più alte di quanto dovrebbero essere se calcolate in base ai contributi versati. “Anche se i prefetti non appartengono a una gestione previdenziale a sé stante ma sono iscritti alla cassa per i trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato godono di un trattamento di favore: hanno diritto a sei aumenti periodici che si aggiungono alla pensione già determinata ed equivalgono mediamente ad un importo di circa il 15% della retribuzione rapportata all’anzianità contributiva posseduta” spiega l’Inps in un comunicato che fa parte del progetto Porte aperte per rendere noto il quantitativo di tasse pagate dai vari settori lavorativi e che già in passato ha rivelato qualche numero a sorpresa. Questi dati lanceranno probabilmente più di una polemica per il trattamento di favore riservato ai prefetti e si pensa che questo trattamento sarà cambiato nella prossima riforma delle pensioni 2015 su cui sta lavorando da tempo il governo di Matteo Renzi.