Si sa che Cesare Damiano è uno dei convinti sostenitori della flessibilità pensionistica, tanto da aver presentato un disegno di legge in merito. Non può quindi essere soddisfatto delle misure approvate dal Governo con la Legge di stabilità in campo pensionistico. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha quindi spiegato che durante l’iter parlamentare della manovra intende proporre delle modifiche, con l’introduzione di “una forma sperimentale di flessibilità”. Non ha fornito alcun dettaglio in merito. Probabilmente nei prossimi giorni si capirà qualcosa in più. La settima salvaguardia degli esodati approvata dal Governo con la Legge di stabilità presenta delle differenze rispetto a quella elaborata dalla commissione Lavoro della Camera. Lo sottolinea leggioggi.it, spiegando che in particolare resterebbero senza tutele i Quota 96 e non ci sarebbero agevolazioni previdenziali per i macchinisti ferroviari o l’ampliamento della pensione a 64 anni al pubblico impiego. Dunque la commissione dovrebbe lavorare a emendamenti da porre alla Legge di stabilità stessa durante il suo iter parlamentare.
Il Comitato Opzione Donna è pronto a una nuova battaglia, nonostante la Legge di stabilità abbia previsto la proroga di questo regime sperimentale. Spulciando il testo, infatti, le promotrici si sono accorte che i requisiti vanno maturati entro il 31 dicembre di quest’anno e che l’età anagrafica richiesta è stata portata a 57 anni e 3 mesi (58 anni e 3 mesi per le lavoratrici autonome). Questo vuol dire che le donne nate nell’ultimo trimestre del 1958 (o del 1957 nel caso siano autonome) non possono maturare i requisiti anagrafici entro fine anno. Il Comitato si batterà quindi perché nell’iter parlamentare venga fatta una modifica al testo del provvedimento.
Il Capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro, Roberto Simonetti, ha commentato ancora i provvedimenti in materia di pensioni della Legge di stabilità. In particolare ha spiegato che la misura “part-time” non c’entra nulla con la flessibilità, ma si tratta di una trovata che scarica i costi del ricambio generazionale sulle imprese. A Blastingnews, il deputato ha anche ribadito che una soluzione per aiutare i lavoratori precoci sarebbe “quota 100”, con un minimo di 58 anni di età e 42 di contributi, senza alcuna penalizzazione sull’assegno. Una proposta già da tempo fatta dalla Lega Nord per superare la riforma Fornero.
Le norme riguardanti le pensioni contenute nella Legge di stabilità continuano a far discutere. Specialmente all’interno del Partito democratico non sono poche le voci contro la manovra varata dal Governo Renzi. La minoranza dem giudica gli interventi troppo “di destra”, con un calo delle tasse che favorisce chi ha di più. E poi il rinvio che c’è stato sulla flessibilità pensionistica non viene visto di buon occhio. Vedremo se ci saranno delle modifiche al testo uscito dal Consiglio dei ministri durante l’iter parlamentare. Probabile che l’esecutivo chieda quanto meno di mantenere invariati i saldi, ma sarà difficile veder annullati dei tagli fiscali a vantaggio di provvedimenti per i pensionati o i pensionandi.
Nel frattempo, comunque, una piccola “riforma delle pensioni” voluta dal ministro Madia sta ottenendo i suoi effetti. I lavoratori della Pubblica amministrazione, una volta raggiunti i requisiti pensionistici, non possono essere infatti trattenuti in servizio. Questo ha significato circa 5.000 pensionamenti, secondo quanto riferito dal Sottosgretario Angelo Rughetti. Tuttavia, in alcuni casi, si sono mandate in pensione donne con pochi anni di contributi: circostanza che ha portato ad assegni piuttosto bassi. Maria Luisa Gnecchi, deputata del Pd, ha chiesto che tutti vengano riammessi in servizio. Vedremo cosa accadrà.