La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità non ha cambiato il meccanismo di adeguamento dei requisiti di accesso alla quiescenza alla speranza di vita, cosa che ha portato, e continuerà a portare, l’innalzamento dell’età pensionabile e dell’anzianità contributiva richiesta. Colpendo soprattutto i lavoratori precoci, che già oggi devono attendere di aver versato quasi 43 anni di contributi per poter accedere alla pensione. Forse anche per questo uno di loro, Moreno Barbuti, tra i coordinatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha invitato i suoi “colleghi” a firmareuna petizione on line per abolire questo meccanismo. Il 2017 sarà un anno importante da questo punto di vista, perché verranno stabiliti gli eventuali aumenti dei requisiti pensionistici che scatteranno a partire dal 2019. I promotori della petizione sottolineano come il loro intento sia anche quello di dare certezza alle persone su quando potranno andare in pensione.
Tra le novità della riforma pensioni c’è l’estensione a quelle di anzianità del cosiddetto “cumulo gratuito”, un istituto introdotto nel 2013 per quelle di vecchiaia. Si tratta di una misura chiesta dall’Inpgi dal 2008 per tutelare i giornalisti con contribuzioni presso l’Enpals, l’Inpdap o l’Inpgi 2 che non erano compresi nella legge Vigorelli, che assicura il cumulo gratuito solo per le contribuzioni Inpgi e Inps. «Il provvedimento non comporta oneri aggiuntivi per l’Inpgi né delibere di attuazione da parte del Consiglio di amministrazione» aveva dichiarato la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni dopo il via libera. Chi vuole usufruire di questa novità inserita nella riforma pensioni deve essere in possesso dei requisiti previsti dalla riforma Fornero, che richiede il possesso di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini, un anno in meno, invece, per le donne. Si potrà quindi richiedere la pensione di anzianità senza effettuare necessariamente la ricongiunzione onerosa, purché la somma dei diversi periodi contributivi porti a circa 43 anni di contributi. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, l’Inpgi ha pubblicato una nota tecnica con qualche esempio esplicativo. Clicca qui per leggerla.
La riforma delle pensioni verrà curata, tra i membri della squadra del Governo Gentiloni, da Marco Leonardi. Lo scrive BlastingNews, secondo cui sarà il Professore di Economia Politica dell’Università di Milano a completare il lavoro iniziato da Tommaso Nannicini, che, ricordiamolo, è stato protagonista della trattativa tra Governo e sindacati che ha portato alla stesura del verbale di accordo servito poi come base per gli interventi previdenziali dell’ultima Legge di stabilità. Toccherà quindi a lui definire con tutta probabilità gli ultimi dettagli dell’Anticipo pensionistico e avviare la “fase due” del verbale suddetto che dovrebbe aprire un nuovo tavolo tra esecutivo e organizzazioni sindacali. Non manca chi vorrebbe che si mettessero in atto dei cambiamenti rispetto agli ultimi provvedimenti adottati, in particolare un correttivo sull’Ape social e sulla possibilità di cumulare gratuitamente i contributi previdenziali. Questo richiederebbe però nuovi atti da parte del Governo e del Parlamento. Vedremo se Leonardi vorrà proporli.
Un’alleanza tra Cgil e Lega Nord? Magari non si arriva a tanto, ma Il Foglio fa notare la vicinanza delle posizioni tra Susanna Camusso e Matteo Salvini su alcuni temi, tra cui la riforma delle pensioni. L’ultimo caso di “sintonia” si sarebbe visto nel caso della sentenza della Corte Costituzionale sui referendum proposti dal sindacato di corso d’Italia. Salvini ha infatti parlato di “sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo”, difendendo quindi quelle che erano state le richieste della Cgil. I due erano poi dalla stessa parte, quella del No, quando c’è stato il referendum costituzionale del 4 dicembre. Inoltre, ricorda Luciano Capone autore dell’articolo, Susanna Camusso aveva detto che la Cgil sarebbe stata favorevole al referendum che la Lega Nord aveva proposto contro la riforma delle pensioni targata Fornero. Camusso e Salvini, aggiungiamo noi, hanno anche un posizione simile e critica sull’Anticipo pensionistico.
Il Governo Renzi come ultimo atto del proprio mandato ha approvato la Legge di Stabilità al cui interno sono presenti una serie di novità riguardanti la riforma delle pensioni. Novità che ora il Governo Gentiloni dovrà rendere operative tramite il relativo decreto attuativo che dovrebbe essere pronto entro il prossimo mese e che dovrebbero prevedere una sostanziale modifica del sistema che secondo l’osservatorio dell’Inps nell’ultimo periodo ha liquidato assegni pensionistici più poveri. Una tendenza che stando al report riguarderebbe anche gli importi dei trattamenti. Nel 2016 gli assegni fino a 500 euro sono scesi circa 39 mila unità contro gli oltre 50 mila dell’anno precedente. In calo anche il numero dei pensionati con meno di mille euro che sono passati da 125 mila a 101 mila ed i pensionati con oltre 3 mila euro che scendono a 15 mila dai 19 mila dell’anno 2015.
I lavoratori che vogliono usufruire dell’ottava salvaguardia possono presentare un’istanza di accesso alle direzioni territoriali del Ministero del Lavoro o all’Inps per verificare che i requisiti richiesti siano rispettati entro il 2 marzo, a pena di decadenza. Cosa è cambiato con la riforma delle pensioni? Sono stati allungati i tempi utili per maturare la decorrenza o il diritto alla pensione: è stato posticipato di 12-24 mesi rispetto alla Legge di Stabilità 2016, quindi fino al 6 gennaio 2018-2019. Chi è in mobilità o riceve un trattamento speciale edile deve raggiungere i requisiti entro tre anni dal termine dei strumenti di sostegno al reddito predetti. Come precisa Pensioni Oggi, l’ottava salvaguardia sarà l’ultimo provvedimento di questa natura, perché il legislatore ha approvato l’abolizione del fondo destinato alla tutela di queste categorie di lavoratori, quindi è fondamentale verificare che le condizioni richieste vengano rispettate e non perdere la chance rappresentata dall’APE sociale, il sussidio di accompagnamento alla pensione che coinvolgerà i lavoratori con almeno 63 anni di età.
L’Inps, specie dopo la riforma delle pensioni, avrà un ruolo ancor più importante nella vita degli aspiranti pensionandi. È noto infatti che da maggio partirà la pensione anticipata tramite Ape. Ed è altresì noto che nel prestito bancario e nella relativa assicurazione sulla vita del futuro pensionato l’Istituto nazionale di previdenza sociale avrà un ruolo importante di “collettore”. Anche perché dovrà operare direttamente la penalizzazione sulla futura pensione di coloro che usufruiranno dell’Ape volontaria. Del resto lo stesso Tito Boeri aveva nei mesi scorsi evidenziato il ruolo importante che l’Inps avrebbe ricoperto con l’arrivo dell’Ape e delle necessità di accelerare il processo di riforma dell’Inps medesimo. E un passo in avanti sembra essere stato compiuto, perché il ministro del Lavoro ha firmato il decreto di nomina del Direttore generale dell’Inps, confermando la scelta indicata da Boeri di affidare l’incarico a Gabriella Di Michele, che si è occupata delle Entrate dell’istituto. Andrà quindi a prendere il posto del dimissionario Massimo Cioffi che in queste settimane è stato sostituito dal direttore generale facente funzioni Vincenzo Damato.
In un articolo pubblicato sul sito de L’Opinione si può trovare un “attacco” ai sindacati che passa anche dalla riforma delle pensioni. Le organizzazioni dei lavoratori sono sostanzialmente accusate da Elide Rossi e Alfredo Mosca di essere obsolete, “apparati che sanno solo di ‘vecchi merletti’”. “Qui non si tratta di mettere in discussione la fondamentale importanza del sindacato né i successi che nella storia ha conseguito, si tratta di chiedersi a cosa serva oggi un sindacato così”, scrivono i due. Che poi passano agli esempi concreti di questa “inadeguatezza” dei sindacati. “Per questo negli ultimi anni poco o niente hanno inciso su tanti provvedimenti, a partire dalla Legge Fornero, che ben altra partecipazione e attenzione avrebbero meritato in tema di diritto. Spostare in avanti l’età pensionabile per fare cassa, senza toccare pensioni d’oro, privilegi di casta e vitalizi, è stato un flop e un autogol che nessun sindacato può permettersi”, si legge nell’articolo, che si chiude con la richiesta di un rinnovamento nei sindacati, in modo che possano essere in grado “con linguaggi nuovi e metodi moderni di migliorare il mondo del lavoro e aiutare il Paese a crescere davvero”.
L’Inps, sul suo sito istituzionale, ha pubblicato delle schede di approfondimento relative alle novità introdotte con la riforma delle pensioni, facente parte della Legge di stabilità. Novità che non hanno accontentato tutti, ma che, tramite l’Anticipo pensionistico, hanno cominciato a introdurre una minimo di flessibilità nel sistema pensionistico italiano. Per qualcuno comunque troppo scarsa, anche per via delle aspettative che erano state creato lo scorso anno con le dichiarazioni di Matteo Renzi sulle pensioni. Tornando alle schede predisposte dall’Istituto nazionale di previdenza sociale sul suo sito, in una di esse (quella relativa all’articolo 1, comma 194 della Legge di bilancio 2017) si parla specificatamente dell’abolizione delle penalizzazioni previste dalla Legge Fornero, consistenti di fatto nella “riduzione percentuale della sola quota retributiva di pensione, proporzionata al numero di anni mancanti al raggiungimento del requisito anagrafico di 62 anni”. L’Inps spiega che il provvedimento si rivolge a coloro che raggiungono il diritto alla pensione dopo il 31 dicembre 2017, in quanto “per gli altri pensionati le penalizzazioni erano state tolte da provvedimenti specifici”. Di fatto, quindi, non si avrà più una riduzione permanente pari al 2% per ciascun anno mancante ai 62, che scendeva all’1% nel caso si avessero almeno 60 anni. Le penalizzazioni, ricorda l’Inps, “non si applicavano ai trattamenti calcolati con il solo sistema contributivo e ai lavoratori salvaguardati e, in generale, ai lavoratori non riguardati dalla riforma Fornero”. Una buona notizia dunque per coloro che hanno la possibilità di accedere a questa forma di pensionamento anticipato.
La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017 ha introdotto, oltre all’Ape cosiddetta volontaria, anche l’Ape social, che potrà aiutare il pensionamento anticipato di alcune categorie di italiani senza far pesare sulle loro pensioni alcuna penalizzazione. Tra di loro anche i disoccupati, a seguito di licenziamento (anche collettivo), dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, “che hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni”. Parole che fanno pensare che si possa accedere all’Ape social nel caso in cui sia stati lavoratori dipendenti e non quindi se si è lavoratori autonomi. E la conferma di questa interpretazione è arrivata da pmi.it, secondo cui per gli autonomi esiste solo la possibilità di accedere all’Ape volontario, che richiede tuttavia 63 anni di età, 20 di contributi e un assegno pensionistico previsto pari ad almeno 1,4 volte il minimo. Ovviamente, però ,il “normale” Anticipo pensionistico comporta una penalizzazione sull’assegno che si andrà a incassare per rimborsare il prestito bancario ricevuto. A meno di non utilizzare la Rita (la Rendita integrativa temporanea anticipata), che prevede la possibilità di diminuire o persino annullare tale penalizzazione, a scapito però della propria pensione complementare.