Il disegno di legge “bilancio 2018”, attualmente in discussione al Senato, pur con le limitate risorse a disposizione (data la “stretta via”, evocata dal ministro dell’Economia, che il nostro paese deve percorrere) ribadisce l’intendimento del Governo di dare priorità al sostegno della occupazione giovanile.
Nel merito, la novità principale del disegno di legge è quella di aver previsto che gli incentivi alle assunzioni con contratto a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni, per il 2018, e fino a 30 anni, dal 2019 in avanti, abbiano carattere strutturale e non provvisorio come in precedenza. E, inoltre, sono finalmente “portabili”, cioè restano in capo al giovane anche in caso di cambiamento di lavoro.
La misura, che consiste nello sgravio al 50% dei contributi previdenziali, con un tetto annuo massimo di 3mila euro rispetto al passato è positiva, perché vuole rimediare agli effetti distorsivi dei precedenti incentivi, che erano a termine e di misura decrescente nel tempo, così da favorire picchi di assunzioni nel periodo di massima incentivazione (il 2015), con successiva riduzione e cessazione degli effetti incentivanti.
E’ anche significativa la scelta di aver incrementato al 100% la misura dell’incentivo per far fronte a situazioni occupazionali di particolare gravità (le otto regioni del sud) e per altro verso per favorire le assunzioni di studenti che hanno svolto presso il datore di lavoro attività in alternanza scuola – lavoro o periodi di apprendistato di I e III livello.
Incentivare questi strumenti di raccordo tra la scuola ed il lavoro si è dimostrato utile in molti paesi a sostenere i giovani nella fase critica di transizione dal periodo di studio al mondo del lavoro ed ha avuto effetti molto positivi sulla occupazione giovanile, sia in termini di quantità, sia di qualità. L’importanza di strumenti simili è accresciuta in Italia dal fatto che questa fase di transizione dalla scuola al lavoro è sempre stata difficile per vari motivi radicati nella nostra storia, per la carenza di sistemi efficaci di orientamento professionale, per il mismatch fra percorsi di studio ed esigenze del mondo del lavoro oltre che per ragioni generali di carattere culturale e familiare.