Più di 1600 i ragazzi che sabato scorso hanno visitato le 58 sedi italiane di Gi Group (l’agenzia internazionale di servizi per il lavoro guidata da Stefano Colli-Lanzi) eccezionalmente aperte per “Destinazione lavoro”, un’iniziativa di corporate social responsibility per l’orientamento professionale ai “Neet” (No employement, education, training): i giovani bloccati sui vari binari della dispersione scolastica.
“L’idea di base è quella, una volta raccolte le esigenze dei candidati o aspiranti tali, che per noi sono gli stakeholder principali da tenere in considerazione, di rispondere con una iniziativa che possa venire incontro sia alle loro esigenze che a quelle della comunità in cui siamo inseriti, ossia non fare un progetto solo su una parte di Italia ma proporlo a tutte le nostre filiali perchè, a seconda del loro territorio di riferimento, possano rispondere mettendo a disposizione gratuitamente qualche ora del loro tempo libero per fare qualcosa che durante la settimana diventa difficile mettere in pratica: dedicare l’attenzione che meriterebbero alle persone che non sono particolarmente forti nel modo di presentarsi al lavoro, indipendentemente dall’età che hanno ma in particolare per i giovani e per i “Neet” che sono quelli con meno esperienza in assoluto”. Così spiega il progetto Sara Osti, organizzatrice dell’evento.
È evidente, sottolinea, che l’obiettivo finale non è solamente la mera spiegazione tecnica di come produrre un curriculum vitae impeccabile o una lettera di presentazione d’impatto – tutti concetti ampliamente trattati nel materiale illustrativo fornito nelle aule -, ma la valorizzazione della singola persona, che per inserirsi nel mercato deve prima di tutto avere ben chiaro come proporsi, in quale settore puntare e quali obiettivi voglia raggiungere.
Tutto questo è possibile solo a partire da un rapporto personale che crea una dinamica di fiducia nei propri talenti, essenziale per intraprendere un progetto professionale di qualsiasi tipo. Gi Group con questa iniziativa ha voluto trasformare il proprio lavoro e la propria esperienza in una grande opera di volontariato: i dipendenti hanno infatti lavorato per tutta la mattinata a titolo strettamente gratuito così da permettere all’azienda di utilizzare il capitale del costo del proprio impiego professionale a sostegno di associazioni umanitarie – come “Associazione Cometa” di Milano, “Associazione Rimettere Le Ali Onlus” di Roma e la “Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus” a Napoli – che si fanno carico di ragazzi con condizioni e situazioni socio-familiari tali da impedire loro la formazione essenziale per l’inserimento nel mercato del lavoro.
Le adesioni sono state numerosissime. Come detto, 1600 in tutta Italia (più 1200 ragazzi raggiunti negli istituti scolastici che ne hanno fatto richiesta), 200 solo presso la sede di Milano, poco lontano dalla Stazione Centrale. Alle 10 del mattino la reception d’ingresso ha visto la registrazione degli iscritti, alcuni non così giovani come si era immaginato. I ragazzi, divisi per età e percorsi affini, sono stati portati nelle aule dedicate.
Gli old, tra i 30 e i 50 anni, in gruppi più piccoli, hanno lavorato su come ricollocarsi sul mercato sfruttando anche nuove tecnologie, come i social media, dalle quali oggi non si può prescindere. Un lavoro di metodo per sfruttare competenze consolidate e preziose. I più giovani invece hanno seguito un percorso di personal branding per capire come porsi le domande più corrette per arrivare a scoprire il proprio desiderio e il settore di mercato in cui collocarsi. Un ampio percorso anche su come valorizzare le esperienze acquisite, soprattutto se poche e su come affrontare un vero e proprio colloquio di lavoro.
Abbiamo deciso di seguire una classe. Seduti attorno a un tavolo i ragazzi si sono presentati. Un paio di loro aveva finito un master e desiderava farsi conoscere da una agenzia tanto in vista per il mercato del lavoro, ad alcuni stava per scadere il contratto e volevano aiuto su come affrontare il momento di passaggio evitando, se possibile, di rimanere senza impiego per lunghi periodi e altri, disoccupati da tempo, cercavano risposte sul perchè del loro apparente fallimento.
Raccolte le esperienze di gruppo le coach hanno cominciato con lo svelare i trucchetti per un CV efficace: sintetico e chiaro e per una utile lettera di motivazione, che riporti tutte le competenze che fanno “di me” una risorsa utile per l’azienda. Il lavoro è però partito interamente dalle domande del gruppo.
“Lavoro lontano e voglio tornare a Milano, come mi comporto?”. “Non ho finito le scuole superiori ma ho fatto solo dei corsi. Sarebbe meglio completare questa lacuna?”. “Sono una grafica. Sul mio CV riporto tutti i progetti che ho seguito o solo quelli più rilevanti?”. “Come posso farmi esperienza se tutti gli annunci riportano “con esperienza”?”.
È risultato evidente come ciò di cui più i ragazzi avevano bisogno era quella compagnia alla fiducia capace di risvegliare in loro un preciso progetto su se stessi privo dell’ormai troppo frequente “va bene tutto” che, in definitiva, poi non porta a nulla.
A racchiudere il pensiero di tutti la testimonianza di Marco, un ragazzo di 28 anni ormai senza lavoro da tempo. “Queste due ore sono state senza dubbio molto interessanti. Sicuramente oggi c’è poco lavoro, ma ho scoperto che spesso siamo noi stessi a ricercarlo in modo scorretto, incappando in errori che da oggi posso evitare di fare. Ci hanno spiegato come valorizzare il nostro CV e le nostre esperienze. È stato molto bello anche sentir raccontare il modo che hanno per selezionare i candidati e gli elementi che li colpiscono… piccoli accorgimenti per aggiustare il mio approccio di risposta agli annunci”.
(Vicky Bonarelli)