E’ un pari tra Juventus e Genoa. Un pari che, però, ha un sapore tutt’altro che di pari, dato che per gli ospiti, i terzultimi del Genoa, profuma di vittoria, dato l’incredibile divario tecnico-tattico tra le due squadre, mentre per i padroni di casa, i campioni in carica e primi in classifica della Juve, puzza di sconfitta, visto che la Lazio aveva pareggiato in serata, e visto che questo punto arriva al netto di due rigori netti non assegnatigli. In realtà un rigore lo meritava anche il Genoa nel primo tempo, ma alla fine conta poco, visto che il tabellino recita 1-1. Dicevamo del grande divario tattico, dato che la Juve, lo sappiamo, è una squadra ben rodata, mentre il Genoa, in piena crisi di risultati, arriva dal fresco cambio di allenatore. Tuttavia la preparazione della partita sulla lavagna premia più i liguri, dato che Ballardini allestisce un’invalicabile linea Maginot che cade solo una volta, con lo zampino peraltro di un proprio difensore, mentre Conte fatica a trasmettere ai suoi le sue direttive per aggirare il muro rossoblu. Fatto sta che le occasioni da gol sono davvero poche, come dimostra anche il fatto che si parli solo ed esclusivamente degli errori arbitrali che, seppur pesanti, sono bipartisan e comunque senza una chiara e oggettiva soluzione. Diventa quindi quasi inutile analizzare i dati della partita, perchè non rispecchierebbero la storia di una partita troppo condizionata da quelli che, in economia, sono chiamati shock esogeni. Tuttavia, possono essere utili ad indicare lo stato di salute delle squadre, della Juve in particolare che, dati alla mano, sembra proprio essere tornata la belva inferocita che prova a sbranare chiunque le si pari innanzi. O almeno, questo fanno intuire i numeri, in particolare quelli del possesso palla, sbilanciato a favore dei bianconeri per il 64%, quello degli angoli, 8 a 1 per i padroni di casa, e quelli dei tiri, 8 in porta e 16 in totale quelli della Vecchia Signora a fronte di 2/8 del Grifone. Ma il dato forse più schiacciante è quello della supremazia territoriale, che vede 18’55” bianconeri e solo 4’30” gialloblu. Tuttavia, c’è forse un numero che potrebbe sintetizzare, se non la gara intera, forse lo spirito della Juve, nel senso che probabilmente svela dove ha sbagliato: quello dell’attacco alla porta, che recita 48%. Come dire, ogni due azioni, meno di una diretta verso Frey: forse è qui che la Juve ha sbagliato, nella fase di terminale offensiva, dato che gli attaccanti, soprattutto nel primo tempo, non hanno fatto gli attaccanti, ma si sono limitati alla costruzione del gioco senza dare sbocchi verticali. Chissà se l’arrivo di Anelka e, in prospettiva, soprattutto di Llorente potranno risolvere questo “problema”. Virgolettato, perchè di solito se non fanno gol le punte, alla Juve ci pensano gli altri a farlo. D’altronde, dovrà aver qualche merito se è straprima in classifica… Infine, per il solito elogio dei singoli, siamo costretti a citare Granqvist, migliore in campo dei genoani, con ben 28 palle recuperate e innumerevoli duelli corpo a corpo vinti (che senso ha comprare attaccanti per la salvezza se poi si vende uno dei migliori difensori del campionato?), mentre per la Juve Vidal, collante tra difesa e attacco con i suoi 79 passaggi riusciti.
Quando si dice che questo campionato, se non lo vince la Juve, lo potrà solo perdere la Juve stessa, sembra di dire una banalità. Tuttavia, mai frase fu più azzeccata che questa, riferita a questo campionato. Ogni settimana, le inseguitrici dei bianconeri si sfidano a perdere punti, e la Vecchia Signora, lemme lemme, talvolta ne approfitta. Anche oggi la Lazio si è fatta fermare in casa dal Chievo, una partita che, per una pretendente al tricolore (almeno sulla carta) dovrebbe essere scontata. E i Conte boys, ospitando un Genoa terzultimo, peraltro con il fresco cambio di panchina, avrebbero dovuto approfittarne facendo un sol boccone degli avversari. Tuttavia hanno faticato, un po’ certamente per i meriti degli ospiti, quadrati, solidi, poco arrendevoli, un po’ anche per le loro pecche, dato che, soprattutto in attacco, hanno faticato a trovare la quadratura del cerchio. Certo, ci potrebbe stare l’alibi del rigore: netto, chiaramente, come netto era quello del primo tempo a favore del Genoa; come netto era, e lo dico tanto ormai l’inutile parapiglia è cominciato, il gol di Muntari. Ma la storia non si fa nè con i se nè con i ma. La storia si fa con le giocate dei giocatori e le scelte degli allenatori: stasera Conte dà una grande chance a Quagliarella che, in vista dell’arrivo di Anelka, sa di sparare le sue ultime cartucce con questa occasione da titolare. Tuttavia, “Eta Beta” nel primo tempo sembra molle, poco concreto, sicuramente per niente incisivo, visto che i suoi duetti con Vucinic (nel primo tempo nervoso e spesso inconcludente) sono frivoli e il più delle volte errati. La colpa dell’opacità della partita, sembra quindi essere degli attaccanti stessi, che in generale nella prima frazione faticano a scardinare con movimenti azzeccati una difesa certamente ben schierata, ma che sembra sul punto di boccheggiare ogniqualvolta il possente centrocampo bianconero si avvicina alla sua area: ma se i Pogba, Marchisio, Vidal ecc.., appunto, svolgono alla perfezione la fase di avvicinamento all’area, la palla poi si perde costantemente al limite dell’area, visto che l’azione offensiva bianconera non si vede regalare sbocchi nè in larghezza nè, soprattutto, in profondità, da due attaccanti statici e spesso fuori ruolo. Di conseguenza le occasioni se le devono creare gli stessi centrocampisti, e allora il brivido più intenso arriva da un inserimento del solito Marchisio, che in scivolata a tu per tu con Frey non riesche ad inquadrare la porta. Certo, l’altra azione clou è di Quagliarella, che però da due passi devia troppo frivolmente un ottimo cross teso dalla destra, mettendo fuori una buona occasione: più palla sprecata che creata. Si va quindi negli spogliatoi con la sensazione che il muro rossoblu sia impenetrabile. Invece, nel secondo tempo scatta qualcosa. Non sul tabellino, visto che le formazioni di partenza sono le stesse, quanto nello spirito, evidentemente più combattivo da parte dei bianconeri, che puntano di più sulle fasce, in particolare quella destra, per arrivare più pericolosamente dalle parti di Frey. Non è un caso infatti che dopo soli nove minuti arrivi il vantaggio dei bianconeri, con Quagliarella che scaraventa in rete con l’aiuto di Granqvist il cross di Lichtsteiner, splendidamente imbeccato da Vucinic. La Juve, appagata di aver scalfito l’acciaio inossidabile dei liguri, rifiata, cercando con più calma il raddoppio ammazzagara. Ma, nel frattempo, Ballardini butta nella mischia Borriello e l’ex, sai che novità, dopo tredici minuti butta in rete il clamoroso pareggio, scaraventando in rete la bella azione di Kucka. I bianconeri, beffati sul più bello, si scaraventano rabbiosamente in avanti, e cominciano un assedio senza fiato, che si intensifica negli ultimi dieci minuti. Un rigore su Vucinic all’80’, lo splendido palo di Giovinco, fino al fattaccio del 93′ che ha protagonista l’ottimo Granqvist. Ma oltre a questo, poco altro, rispetto alle proverbiali cascate di occasioni da gol create dalla Juventus. E così, è solo pareggio, al netto delle polemiche e degli errori arbitrali. Ma alla fine, a bocce ferme, la cosa interessante sarà capire un’altra cosa: ci sarà qualche avversaria in grado di non sciupare queste occasioni?
Il gol del vantaggio della Juventus arriva al 54′, ed è un gol che ha diversi padroni. Il genio di Vucinic infatti inventa un corridoio per Lichtsteiner, che approfitta di un varco per scaraventarsi in verticale in area di rigore. Dopo aver raccolto il filtrante del montenegrino, lo svizzero scarica in mezzo un passaggio teso per l’accorrente Quagliarella, che ad un passo dalla porta devia nello specchio il pallone che, dopo aver impattato la gamba di Granqvist, rotola finalmente nel sacco. Passano solo tredici minuti, e arriva l’inaspettato pareggio del Genoa. Kucka, caparbiamente, vince un contrasto al limite dell’area, e si allarga a destra fronteggiando De Ceglie. Dopo aver eluso il valdostano con una finta, crossa morbido di sinistro sul secondo palo, dove Borriello, in tuffo, scarica in rete di testa il più classico e doloroso gol dell’ex, che pesa come un macigno sulla Juve e, soprattutto, sul Napoli, che vincendo domani a Parma si riporterebbe a -3.
E’ ovviamente polemico Antonio Conte, allenatore della Juventus, che al termine della gara ai microfoni di SkySport attacca l’arbitro Guida senza parlare più di tanto della prestazione dei suoi giocatori: “Io penso che ci sia poco da spiegare, tutti hanno visto la gara e gli episodi. E’ da un po’ che usiamo il bon ton e il fair play, dicendoci che gli errori si compenseranno, ma oggi ho visto troppi episodi a nostro sfavore. Oggi assistente e quarto uomo hanno detto che era rigore, l’arbitro ha detto che non se l’è sentita di fischiarlo. Questo non è calcio, quando mi ha detto quella cosa il minimo che potessi dirgli era ‘Vergogna’. Avrei preferito se avesse detto di non averlo visto, così mi sento davvero preso in giro. Già l’anno scorso ci siamo permessi di dire qualcosa a Parma e ci hanno detto che tutti potevano lamentarsi tranne la Juve, oggi gli episodi sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna prendersi le proprie responsabilità. Anche un cieco avrebbe visto quell’episodio, c’è poco da discutere. C’è un regolamento, le braccia sono scomposte e quello è per forza rigore. Da allenatore e da uomo di calcio non accetto che uno mi dica che non se l’è sentita di fischiare rigore. Domani analizzerò la partita con la squadra senza pensare agli episodi, ma non si possono sottovalutare. Magari sbagliavamo il rigore, ma intanto dovevano farcelo tirare”. Polemico anche l’a.d. bianconero Marotta, che prova a fare un’analisi di più ampio respiro, contestando la designazione arbitrale: “Mi sembra eloquente quello che ha detto il mister, io vorrei fare un’analisi più approfondita del nostro calcio. A che serve avere sei arbitri se poi c’è una disparità così grande tra le decisioni prese? Quarto uomo e arbitro di porta avevano visto il rigore, l’arbitro non se l’è sentita di darlo. Il giocatore arriva in maniera scomposta sulla palla, questo è un suo errore e non può non essere calcio di rigore. Se vedete il rigore fischiato su Isla contro il Milan capite che è molto meno netto di questo non dato oggi. Il giocatore ha sbagliato e non può essere giustificato in nessun modo, sbaglia il tempo dell’intervento e non dando il rigore la Juve ne esce doppiamente svantaggiata. I giocatori della Juventus si rivolgono all’arbitro per chiedere il rigore, poi però l’arbitro non se la sente di fischiarlo. Si tratta di un errore, questo è fuor di dubbio. Mi auguro che non sia in mala fede, sicuramente non lo sarà, ma l’arbitro era della provincia di Napoli e non poteva essere tranquillo ad arbitrare la Juve. Designazione secondo me non brillantissima, così si mette in difficoltà un arbitro giovane. E’ come se mandassero un arbitro di Torino a dirigere il Napoli”. L’unica voce genoana è quella del capitano Moretti, che chiaramente glissa sull’accaduto elogiando il direttore di gara: “Io non ero vicino a Romeo, ero vicino a Guida e lui ha subito detto che era involontario e non era rigore. Secondo me l’arbitro è stato molto bravo in questo caso”. (Giovanni Gazzoli)