Round rinviato tra governo e parti sociali. Oggi ci doveva un nuovo incontro per discutere della riforma del lavoro, ma il Premier Mario Monti e il ministro Elsa Fornero hanno deciso di prendere ancora qualche giorno per presentare una proposta più completa sul tema degli ammortizzatori sociali. Su questo punto, infatti, si rischiano nuovi dissidi tra esecutivo e sindacati, dopo quelli sull’articolo 18, con la differenza che il fronte Cgil-Cisl-Uil è qui unito e compatto nel difendere la cassa integrazione straordinaria che il governo vorrebbe cancellare entro la fine del 2013. Finora, infatti, la Cigs ha permesso di contenere il tremendo impatto della crisi: ai lavoratori lasciati a casa viene garantita una buona percentuale dello stipendio e rimane persino in essere il contratto di lavoro con l’azienda in stato di crisi. Questo vuol dire che non sono licenziati e nemmeno tecnicamente disoccupati. Se al posto della Cigs venisse istituito un sussidio, che comporta la cessazione del rapporto di lavoro con l’azienda, a quanto arriverebbe il tasso di disoccupazione che proprio oggi è stato aggiornato al 9,2%?
L’esecutivo sembra poi anche voler rivedere l’indennità di mobilità. Ma più che sugli strumenti da utilizzare, bisognerebbe riflettere su quale sia il momento opportuno in cui portare in porto una riforma degli ammortizzatori sociali. Farlo quando la crisi morde, quando si va incontro a una recessione, quando le imprese hanno già lanciato più di un allarme circa la mancanza di credito sembra una mossa avventata, anche se l’effettiva entrata in vigore delle modifiche fosse posticipata di diversi mesi.
Il problema per il governo sembra essere il costo che gli strumenti attuali hanno. Che questo sia il punto cruciale lo conferma anche la nota di via Fornovo che ha dato comunicazione del rinvio dell’incontro: “La riunione di quest’oggi a Palazzo Chigi ha portato alla decisione di prendere qualche giorno di tempo per individuare, pur nella comune consapevolezza della delicata situazione finanziaria del Paese, risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali. Il Governo infatti ritiene che il tema delle risorse da destinare a tal fine, sia componente essenziale per la definizione del complessivo riordino del mercato del lavoro”.
Negli anni precedenti il governo non aveva avuto dubbi o grossi tentennamenti nel rifinanziare gli ammortizzatori sociali esistenti, pur riconoscendo, insieme ai sindacati, la necessità di riformare il sistema una volta che la crisi fosse passata. Vero è che l’attesa potrebbe essere molto lunga, quasi “infinita”, ma cambiamenti così repentini dello stato sociale (come quelli già visti in tema di pensioni) potrebbero rivelarsi molto pericolosi. Certo, il sistema potrebbe essere finanziato maggiormente dalle imprese. Ma siamo sicuri che far pagare tutti, compresi artigiani e commercianti, sia la soluzione migliore proprio quando si viene a sapere che un rapporto preparato dal segretariato del Consiglio europeo punta il dito contro l’elevato costo del lavoro in Italia?