Nuove critiche piovono sul Governo Renzi. Stavolta da parte dell’Ugl. Corrado Manucci ritiene infatti che l’esecutivo nella Legge di stabilità non si sia nemmeno preoccupato di tutelare i pensionati, attraverso una misura che eviti loro la restituzione tra l’indicizzazione programmata per il 2015 e quella reale. Per il Segretario nazionale dell’Ugl Pensionati, è questo l’ennesimo segnale del disinteresse delle istituzioni in materia di tutela dei redditi. Dati preoccupanti in tema di pensioni arrivano dal Censis. Nel suo Rapporto sullo stato sociale del Paese emerge infatti che il 39,6% degli italiani non ha un’idea precisa di quanto sarà la sua pensione. Addirittura il 18,1% non ne ha alcuna idea. In generale è comunque diffusa la convinzione che in futuro gli assegni saranno più bassi degli attuali. Il problema è che il 78% dei cittadini è contrario all’obbligatorietà della previdenza complementare. Dunque resta difficile capire come gli italiani intendano affrontare il futuro senza affidarsi al secondo pilastro previdenziale.
Per Carla Cantone, il Governo deve intervenire rapidamente su un importante tema pensionistico. L’anno prossimo, infatti, i pensionati dovrebbero restituire la differenza tra l’inflazione reale e quella programmata per il 2015 che è servita a determinare l’indicizzazione degli assegni quest’anno. Il Segretario generale dello Spi-Cgil chiede quindi che l’esecutivo eviti di penalizzare i redditi da pensione in questo modo con un provvedimento in Legge di stabilità.
Al centro del dibattito politico continua ad esserci la paventata riforma delle pensioni soprattutto dopo che l’Istat nel proprio rapporto, ha fotografato quella che è la situazione del Sistema Italia per quanto concerne le pensioni con incidenza sul Pil (quasi il 18%) e le varie fasce di importi. Di pensioni ha parlato anche l’ex Presidente del Consiglio Lamberto Dini, nell’ambito della presentazione del suo ultimi libro intitolato Una certa idea di Italia, sottolineando “Le riforme varate finora assicurano sostenibilità al sistema previdenziale nel medio – lungo periodo. Si dovrà se mai aprire il dossier della flessibilità in uscita”. Lo stesso Dini ha quindi commentato le parole di Boeri evidenziando come siano “assolutamente inaccettabili, e peraltro travalicano il suo ruolo di amministratore. La vera questione è la flessibilità in uscita, con l’età pensionabile che oggi è a 66-67 anni. Nel breve periodo l’operazione comporta dei costi, ma di certo gli annunci di tagli alle pensioni cosiddette più alte per compensare i cinquantacinquenni che lasciano il lavoro paiono a dir poco spericolati”.