«Estendere eccessivamente la platea di esodati, lavori usuranti e lavoratori precoci è molto costoso e non risolve il problema alla radice. Anziché inseguire faticosamente una soluzione caso per caso è meglio formulare una flessibilità in uscita che sia valida per tutti». Lo rimarca Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro, ex commissario straordinario dell’Inps e attualmente componente del Cnel. La legge di stabilità è stata l’occasione per presentare numerosi emendamenti che riguardano anche le pensioni e la previdenza, toccando temi che vanno da Opzione Donna agli esodati, dai lavoratori precoci ai lavori usuranti.
Lei è favorevole alla proroga di Opzione Donna contenuta nella legge di stabilità? La proroga di Opzione Donna era una soluzione prevista da tempo e che potrebbe andare a regime. Per ora è un prolungamento del tutto condivisibile. Poi se nei prossimi mesi si farà qualcosa di più strutturale come promesso dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, allora Opzione Donna andrà inserito in un provvedimento di più ampio respiro che renda l’uscita flessibile non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Anche se va sottolineato che questo strumento comporta la perdita di una percentuale anche del 30% sull’assegno di pensione.
La settima salvaguardia degli esodati lascia fuori alcune migliaia di casi. Com’è possibile trovare una soluzione definitiva? Sono sempre stato dell’idea che questa vicenda andasse chiusa al più presto legandola a una soluzione strutturale che renda l’uscita flessibile. In questo modo i casi più difficili non sarebbero trattati con la formula dell’assistenza agli esodati, ma o con l’uscita flessibile oppure con una forma di ammortizzatore di ultima istanza che tra l’altro esiste già sotto forma di Aspi.
Perché il numero di esodati previsto inizialmente nel tempo si è allargato? La platea degli esodati si è andata via via allargando e io sono sempre stato critico nei confronti del modo in cui è stato affrontato il problema. Purtroppo le salvaguardie sono soluzioni contingenti che non vanno alla radice del problema. Per questo ritengo che si debba quanto prima chiudere la vicenda, mettendo in opera soluzioni a regime. Serve la flessibilità in uscita laddove ciò è possibile, e gli ammortizzatori sociali negli altri casi. Oltre naturalmente a un impegno per ricollocare con politiche attive le persone che si possono ricollocare.
Lei come valuta le proposte di Damiano e M5S relative ai lavoratori precoci? I lavoratori precoci sono sempre meno numerosi, perché giustamente il futuro richiede che ci sia un’istruzione più prolungata: i lavoratori precoci provengono da un altro periodo storico. Se vogliamo in qualche modo salvaguardarli, è possibile mantenere questa formula della pensione anticipata. Tornare però a 40 anni di contributi, come propone M5S, significa appesantire ancora una volta il costo del sistema pensionistico a discapito dei giovani.
È d’accordo sull’anticipo dell’estensione della no tax area per i pensionati?
Quella di ridurre le tasse è una strada sulla quale bisogna continuare. La priorità è quella di favorire i redditi bassi, e quindi occorrerebbe valutare bene l’ipotesi della No tax area. Ci sono le pensioni d’oro, ma ci sono anche molte pensioni basse. Gli 80 euro sono stati erogati inizialmente ai bassi redditi, ora bisognerà fare in modo di erogarli anche ai pensionati. Occorre però fare dei conti realistici, perché gli equilibri di bilancio non sono un’invenzione astratta ma una necessità reale.
M5S ha proposto anche di considerare quello degli edili come lavori usuranti. Lei è a favore?
Sono 20 anni che cerchiamo di dare una definizione dei lavori usuranti e non ci siamo ancora riusciti. Finora si è individuato un gruppo molto ristretto di lavoratori estremamente usuranti. Adesso se ci mettiamo a estenderli, mi domando dove andremo a finire. Anche nell’edilizia ci sono dei lavori usuranti, ma definire come tale l’intero settore oltre a essere costoso non mi sembra giustificato.
(Pietro Vernizzi)