Fincantieri occupata. Stamattina La Spezia si è svegliata davanti alla protesta dei lavoratori, la protesta annunciata contro la riforma del lavoro e i cambiamenti sull’articolo 18. Parole dure, ieri, da parte del segretario di Fiom e della segretaria della Cgil, dopo la decisione del governo di procedere nonostante il mancato accordo sindacale sulla riforma del lavoro. Parole dure che avevano annunciato battaglia, con mobilitazioni e scioperi anche di sedici ore. Susanna Camusso ieri aveva parlato dell’apertura di una stagione di tensione sociale. Questa stagione si è aperta improvvisamente stamattina, senza preavviso, con l’occupazione dello stabilimento Fincantieri del Muggiano, a La Spezia: circa trecento lavoratori che si affidano alle sigle sindacali Fiom Cgil, Fim e Uilm hanno dato il via alle proteste. Ma proteste si registrano anche a Riva Trigoso dove anche qui i lavoratori hanno dato il via allo sciopero improvviso. Altri lavoratori invece si sono piazzati sul raccordo Lerici-La Spezia bloccando il traffico per circa un’ora fra le 9 e 30 e le 10 e 30 di stamane. Ma la protesta non si ferma alla Liguria, anche in Piemonte i lavoratori sono scesi sul piede di guerra. A Torino circa 800 lavoratori dell’Alessia Aeronautica e dell’ex Alenia Spazio stanno bloccando il traffico in corso Francia dopo essere usciti dagli stabilimenti, Anche questa manifestazione improvvisa è stata decisa dalle single sindacali di Fim, Fiom e Uilm in difesa dell’articolo 18. E’ stata diffusa una nota della Cgil a commento delle manifestazioni improvvise. A La Spezia è presente il segretario della Camera del lavoro locale, Lorenzo Cimino che ha commentato in questo modo quanto sta avvenendo: “E’ solo l’inizio lotteremo contro questa riforma di Monti-Fornero che mira soltanto alla libertà di licenziamento, nell’esclusivo interesse dei mercati e della finanza. L’articolo 18 non si tocca, il suo effetto deterrente e la sua valenza culturale sono fondamentali. Ancora una volta si vuole fare pagare la crisi ai lavoratori”. E’ dal nord Italia dunque, nelle regioni a forte tradizione operaia di sinistra come il Piemonte e la Liguria, che parte la protesta, la stagione di tensioni sociali annunciata nelle cui intenzioni si vuole costringere il governo a rivedere la riforma del lavoro, ma soprattutto a lasciare stare ogni idea di toccare l’articolo 18. La riforma è attesa in Parlamento prossimamente per il voto decisivo di approvazione, voto che no si sa se che risultato potrà raggiungere.
Il Pd infatti al momento presenta una forte spaccatura al suo interno, con esponenti che consigliano di approvare quanto il governo ha deciso, e il segretario Bersani che guida gli scontenti. Davvero difficile capire che futuro avrà questa riforma del lavoro.