Se n’è parlato e non poco in questi mesi di avvicinamento alla riforma Madia sulla PA, con i contratti statali e il Testo Unico che hanno rappresentato il giusto “riempitivo” di un maxi decreto sul tutta la Pubblica Amministrazione: nelle assunzioni, potrebbe filamenti essere sbloccato il tanto atteso turnover, garantito questa volta con convinzione dalla stessa ministro Madia. Per la precisione, la ministra intende aprire un varco alle basi per lo sblocco del turnover, «con una misura sperimentale che riguarderà Regioni e città metropolitane, per mettere a punto vincoli differenziati alle assunzioni, fino al graduale superamento degli attuali paletti, seppure senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Come ha spiegato la stessa Madia nell’intervista a Sky Tg24 ieri sera, «se il meccanismo funzionerà con un decreto ad hoc, si legge nell’ultima bozza in circolazione della riforma, potrà essere disposta l’applicazione in via permanente, nonché l’eventuale estensione ad altre amministrazioni pubbliche».
Rinnovo dei contratti statali più vicino? Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, in un’intervista ieri a Il Messaggero, ha sottolineato che il governo “sta chiudendo il riparto delle risorse del fondo finanziato nella manovra”: per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici saranno stanziati “900 milioni per il 2017” e “1,2 miliardi nel 2018”. Il ministro Madia ha specificato che si tratta di “circa la metà delle risorse necessarie” e che la restante parte sarà stanziata “nella prossima Legge di stabilità”. Dunque la trattativa per il rinnovo dei contratti statali, dopo la firma dell’accordo quadro con i sindacati lo scorso 30 novembre, dovrebbe essere ora in dirittura d’arrivo. La prossima settimana è poi prevista, dopo il via libera venerdì scorso in Consiglio dei ministri a due decreti legislativi, l’approvazione del Testo Univo del pubblico impiego. La riforma della Pubblica amministrazione prevede, tra le altre cose, anche la stabilizzazione dei precari. Il ministro Madia ha spiegato che “secondo le nostre stime sono circa 50 mila. Abbiamo considerato coloro che hanno contratti temporanei da oltre tre anni. Il piano sarà in vigore dal 2018 al 2020”.
Ci siamo, è la volta buona: giovedì sul fronte contratti statali, licenziamenti, assunzioni nella Pubblica Amministrazione e premi ai dipendenti pubblici verrà presentata la Riforma Madia della PA al Consiglio dei Ministri con gli ultimi decreti approntati in queste ultime ore. Lo ha annunciato ieri sera il ministro PA nell’intervista con Maria Latella su Sky Tg24: «Quella della Pubblica Amministrazione è una grande riforma e gli ultimi decreti attuativi arriveranno giovedì in Consiglio dei ministri. non c’è alcun decreto della riforma della P.a che non sia pienamente efficace dopo la sentenza della Consulta», ha sottolineato Marianna Madia dopo gli ultimi mesi assai complicati per via della semi-bocciatura della riforma sui contratti statali e sul rinnovo degli stipendi PA. «Ci sono le condizioni per assumere i precari storici nella Pubblica amministrazione. Sono persone che già venivano pagate, lavoravano, offrivano servizi ma non avevano diritti. Stiamo parlando di Istat, materne, medici, infermieri».
Sul fronte dei “furbetti” il decreto Madia tenta non solo di aumentare e rinnovare i contratti degli statali, ma anche di approvare in tempi rapidi i licenziamenti “sprint” per i cosiddetti furbetti del cartellino. Lo scontro però, per l’ennesima volta, è politico: nell’intervista a Il Messaggero, il ministro Madia ha sottolineato e reagito alle critiche pervenute dalla Lega Nord. «Salvini sostiene che è la quarta volta che approviamo la legge contro i furbetti? La norma è in vigore e funziona da luglio. Il governatore Zaia, collega di Salvini, aveva provato a bloccarla, come altre norme tra cui il taglio delle partecipate. Ma noi sulle cose giuste non ci fermiamo, andiamo avanti». Secondo il governo la lotta ai furbetti e fannulloni deve avvenire in questi termini: «ciò che fa arrabbiare è che davanti all’evidenza di un comportamento scorretto, viene percepito un lassismo nel sanzionarlo. Premesso che i licenziamenti non sono il cuore della riforma, il nostro primo intervento in questo contesto, è stato di equilibrio e buon senso. Abbiamo detto: se io vedo, con una prova evidente in un video che stai truffando sulla presenza, non è che apro un procedimento disciplinare che dura quattro mesi, magari inficiato da vizi formali, e che dunque non arriva mai alla sanzione. Ti sospendo subito dallo stipendio ed entro 30 giorni decido se vai licenziato».
Gli ultimi dati Cgia sui dipendenti statali, mentre si sta ancora discutendo sul rinnovo dei contratti e l’aumento degli stipendi, mettono in imbarazzo l’intera categoria. Secondo quanto riporta la Cgia con i dati Inps, «Le assenze per motivi di salute nel pubblico impiego registrate nel 2015 hanno interessato il 57% di tutti gli occupati (poco più di 1 dipendente su 2). Nel settore privato, invece, la quota si è fermata al 38% (più di 1 dipendente su 3)». La durata media dunque dell’assenza per malattia dei dipendenti statali è leggermente superiore al privato, circa 18,4 giorni contro i 17,6 degli autonomi; sempre stando ai dati Cgia, si scopre anche come gli eventi di malattia per classe di durata presentano uno scostamento “sospetto” nel primo giorno di assenza. «Se nel pubblico costituiscono il 25,7% delle assenze totali, nel privato sono il 12,1%. Quelle da 2 a 3 giorni, invece, si avvicinano (32,1% del totale nel privato e 36,5% nel pubblico), mentre tra i 4 e i 5 giorni di assenza avviene il “sorpasso”: 23,4% nel privato contro il 18,2% del pubblico», si legge sul report di TgCom 24.